Giuseppe Bianchi (ingegnere)
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Giuseppe Bianchi è stato un ingegnere delle Ferrovie dello Stato italiane tra il 1913 e il 1946.
[modifica] Biografia
Nato a Imola il 26 agosto 1888, si laureò in ingegneria meccanica elettrotecnica a Torino nel 1912. Assunto dalle Ferrovie dello Stato, venne dapprima assegnato all'Unità speciale di elettrificazione di Roma. Nel 1920 venne trasferito all'Ufficio studi locomotive del Servizio materiale e trazione, che aveva ed ha (sotto altra denominazione) sede a Firenze.
Benché Bianchi si sia distinto per progetti di locomotive a vapore di grandi prestazioni (come le tre varianti del progettato Gruppo 695 delle Ferrovie dello Stato, poi non realizzato a vantaggio del Gruppo 691), la sua opera è centrale per il passaggio dalla trazione a vapore a quella elettrica.
Già durante la prima parte della sua carriera aveva contribuito a migliorare locomtive elettriche del sistema a corrente alternata trifase (3,6 kV, 16,7 Hz), e successivamente diresse la progettazione di nuovi tipi di locomotive: i gruppi Gruppo E432 FS) ed E554.
Successivamente, evidenziatisi i limiti di quel sistema di trazione, e dopo avere esaminato le possibilità offerte dal sistema a corrente continua 3 kV, che aveva avuto ottimi risultati negli Stati Uniti d'America, si concentrò su di esso.
La storiografia più accreditata ritiene che il cambiamento dei vertici delle Ferrovie dello Stato, successivo alla presa del potere da parte del fascismo, possa avere contribuito a vincere le resistenze interne alle Ferrovie dello Stato relativamente all'introduzione del sistema a corrente continua. Tuttavia Bianchi rifiutò d'iscriversi al partito fascista, e venne sempre visto come un elemento di disturbo anche se non si ha notizia di una sua opposizione esplicita al regime.
Dal 1922 Bianchi, in servizio nell'Ufficio del Servizio Materiale e Trazione di Firenze, contribuì in maniera significativa alla progettazione delle prime locomotive e automotrici alimentate in corrente continua introdotte in Italia. In particolare l'ufficio da lui diretto lavorò sui gruppi E326, E626, E428 ed E424. Quest'ultimo non fu costruito, ma a partire dal 1943 venne introdotto un gruppe omonimo progettato dal suo successore.
Diresse anche lo studio di una locomotiva elettrica da manovra mai costruita, la E422.
Il fallimento iniziale dei suoi tentativi di raggiungere le alte velocità con le sue locomotive e con gli elettrotreni ETR200 permise ai suoi oppositori politici e industriali di farlo rimuovere dall'incarico nel 1937. Si trasferì alle Ferrovie Nord Milano, dove seguì il progetto dell'elettrificazione integrale della rete, rimanendovi fino al pensionamento ad eccezione di un breve ritorno nelle FS tra il 1945 e il 1946.
Giuseppe Bianchi morì a Milano il 20 luglio 1969.
[modifica] L'opera
Bianchi propose la creazione di quattro "ruoli" per le locomotive, in modo da specializzarle migliorandone le prestazioni mantenendole nel contempo più simili possibile.
Questa strategia di specializzazione non era una novità assoluta, ma allora esisteva un parco mezzi molto eterogeneo, ereditato dalle diverse amministrazioni ferroviarie a partire dal 1905 con la nascita della rete ferroviaria nazionale, composto da diverse motrici destinate allo stesso compito, cosa che rendeva la gestione e la manuntenzione assai onerosa.
I ruoli da coprire erano quattro:
- Locomotiva per treni veloci. Un compito per cui venne pensata la E326, che però si dimostrò inadeguata.
- Locomotiva per treni pesanti, per cui venne concepita la E428.
- Locomotiva multiruolo, "interpretata" dalle 626.
- Locomotiva per treni leggeri, meno potente e costosa delle altre. Vide la luce solo nel 1943 come E424
Bianchi ebbe il grande merito di aver capito appieno le necessità di manutenzione e standard di servizio delle macchine a lui affidate, che allora erano ancora facilmente soggette a guasti meccanici proprio per la novità delle tecnologie impiegate. Per rispondere a questa esigenza, Bianchi nel 1928 introdusse la teoria dell'Interoperabilità: tutte le componenti tecniche delle locomotive avrebbero dovuto essere semplificate nella loro progettazione (in favore dell'affidabilità) e unificate tra le diverse famiglie di mezzi per ridurre i tempi di reperimento dei ricambi.
Queste linee guida rappresentano una filosofia concettualmente molto prossima a quelle che dagli anni cinquanta si diffusero nell'industria di massa con il nome di "Design for maintenance" e "Reliable system design".
Queste scelte di design portarono alla caratteristica "Linea Bianchi" per i mezzi di quegli anni, ispirata a mezzi già in circolazione in Svizzera. I veicoli sarebbero stati composti da un pesante telaio rigido, una cassa centrale e due avancorpi ridotti, uno per lato. Con l'evoluzione tecnica gli avancorpi si ridussero sempre più, ma continuarono a caratterizzare le nuove motrici italiane fino al dopoguerra con le E424, e a comparire sulle linee fino agli anni novanta.
L'attività di Bianchi gettò le basi per il lavoro futuro dell'ingegner Alfredo d'Arbela e collaboratori sulle E636.
[modifica] Bibliografia
Per la biografia:
- Mario Loria, Storia della trazione elettrica ferroviaria in Italia Firenze, Giunti-Barbèra, 1971
- Erminio Mascherpa, Locomotive da battaglia: storia del Gruppo E.626 Salò, Editrice Trasporti su Rotaie, 1989, ISBN 88-85068-03-0
- Erminio Mascherpa, Locomotive da corsa: storia del Gruppo E.326 Salò : Editrice Trasporti su Rotaie, 1993, ISBN 88-85068-06-5
- Erminio Mascherpa, E.471: locomotive di sogno Rovereto : Nicolodi editore, 2005, ISBN 88-8447-199-0
I principali articoli di Bianchi sui problemi di trazione elettrica da lui risolti sono citati nei libri di Mario Loria ed Erminio Mascherpa.
Bianchi ha pubblicato anche [1]:
- Ferrovie Nord Milano, 1879-1954 (Novara : Istituto Geografico De Agostini, 1954)
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