Iconografia della Crocifissione
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Lo sviluppo del Cristianesimo ha prodotto, com’è noto, un vastissimo sistema iconografico nel quale confluiscono tanto le innumerevoli produzioni artistiche destinate (spesso anche con finalità didattiche ai luoghi di culto), quanto gli artefatti nei quali si esprimono le esigenze devozionali polari nelle diverse epoche storiche e nei diversi luoghi in cui avvenne l'inculturazione cristiana.
Il simbolo della Croce e la rappresentazione del racconto evangelico della Crocifissione – stante il carattere fondante che la morte di Dio fatto uomo e mandato al patibolo dagli uomini, ha nel definire la specificità della religione cristiana – hanno un rilievo assolutamente preponderante nella iconografia del Cristianesimo.
Anzi la Crocifissione rappresenta il simbolo per antonomasia della religione cristiana.
Il materiale iconografico da prendere in considerazione va dalle prime incerte incisioni del segno della Croce che troviamo nelle catacombe, alle espressioni più alte della raffigurazioni della Crocifissione di Gesù che troviamo nell'arte sacra di tutti i secoli; spazia dalle opere di alto pregio destinate a ricchi e raffinati committenti, alle manifestazioni ingenue di espressività popolare che troviamo nelle cappelle votive, nelle feste religiose che celebrano la Passione di Cristo, ed altro ancora.
Ci limitiamo qui ad alcuni cenni su un tema così vasto e complesso.
Indice |
[modifica] Il segno della Croce
Nel primo periodo della cristianità – a giudicare dallo studio delle catacombe – il simbolo della croce, graffiato nel tufo o tracciato con il colore,- si trova abbastanza di rado; esso è certamente meno frequente degli altri simboli della Cristianità (come il pesce, i pani o l'ancora). Più diffuso si ritiene esser stato l'uso della "crux dissimulata", ottenuta, ad esempio, interponendo la lettera "tau" maiuscola (T) al centro del nome del defunto. Dopo il decreto di Costantino la diffusione del simbolo della croce si espande ed assume l'aspetto della "crux commissa" (T), o della "croce latina (†) o della croce greca ().
La croce diventa allora simbolo di culto che si inizia a trovare nelle chiese primitive: uno degli esempi più significativi è la croce gemmata realizzata a mosaico (fine del IV secolo), posta sopra il Calvario, nella chiesa di Santa Prudenziana in Roma. Altri esempi, poco più tardi, sono quelli che troviamo nei mosaici che ornano l'arco trionfale di Santa Maria Maggiore a Roma ed in quelli del Mausoleo di Galla Placidia a Ravenna.
[modifica] Il Crocifisso
Nel V secolo è possibile vedere non solo il simbolo della croce, ma anche i primi esempi di rappresentazione della Crocifissione, con la figura del Redentore mostrata alla pietà dei fedeli. Esempio famoso di Crocifissione risalente a tale periodo è quella intagliata, assieme ad altre scene bibliche, nel legno dell'antica porta della basilica di Santa Sabina sull'Aventino, che mostra Gesù tra i due ladroni, con occhi aperti e senza nimbo.
Il Crocifisso si afferma dunque sempre più come icona per antonomasia della fede in Cristo, sia che tale affermazione avvenga nei maestosi crocifissi lignei (che in antico erano dipinti) oppure nei grandi crocifissi in lamina di argento posti nelle cattedrali (citiamo qui, per tutti, quello del Duomo di Vercelli fabbricato attorno all'anno 1000), sia che essa passi attraverso i più modesti artefatti destinati alle chiese di campagna o alla popolare devozionalità dei fedeli, come "memento alla preghiera", posto lungo i sentieri da essi percorsi (si pensi, per fare un esempio, ai tanti crocifissi in legno che troviamo ancor oggi nelle montagne tirolesi).
Nell'Italia centrale del XII secolo nacque la tradizione delle croci dipinte, destinate ad essere appese nell'arco trionfale delle chiese o al di sopra dell'iconostasi, ovvero la zona che separava la navata adibita ai laici al presbitero adibito al clero; le tavole venivano dipinte direttamente su legno, oppure su fogli di pergamena o cuoio, successivamente incollati sul supporto ligneo sagomato a forma di croce. In esse il Cristo crocefisso, in posizione frontale con la testa eretta e gli occhi aperti, vivo sulla croce e ritratto come trionfatore sulla morte (Christus triumphans), spesso attorniato da scene tratte dalla Passione, presentava agli estremi dei bracci della croce le figura a mezzo-busto della Vergine e san Giovanni evangelista, i simboli degli evangelisti e talvolta, nel braccio superiore, un Cristo in maestà.
Agli inizi del XIII secolo compare una nuova tipologia, quella del Cristo morto, l'iconografia deriva dal Christus patiens d’ispirazione bizantina, ma anche dalla coeva predicazione francescana, dove il Cristo sofferente ha la testa reclinata sulla spalla e gli occhi chiusi, il corpo che incurvato in uno spasimo di dolore. Forse uno dei primi ad introdurre questa novità novità iconografica fu Giunta Pisano, conosciamo un perduto esemplare del 1236, ma da una Croce astile che gli viene attribuita, possiamo confrontare i due tipi: sul recto il Cristo è trionfante, mentre sul verso è in agonia con la testa e gli occhi chiusi. Nel braccio più alto si diffondono nuove immagini tra cui quella del Padre Eterno, altre volte il simbolo del pellicano che si sacrifica per nutrire i suoi figli, o altre immagini cristologiche; una analoga varietà di icone può essere posta ai piedi di Cristo (la Maddalena, il teschio di Adamo, un santo protettore, o il commitente).
Pur restando fisse, dal medioevo in poi, le connotazioni figurative essenziali del Crocifisso (le braccia stirate a forza sulla croce, le gambe che si incrociano sui due piedi trafitti da un solo chiodo, il capo, reclinato e sofferente, coronato da spine), le interpretazioni stilistiche che ne vengono date differiscono a seconda della tecnica di esecuzione adottata , delle invenzioni artistiche e delle espressioni di devozione legate a specifici territori.
Va anche aggiunto che la iconografia del Crocifisso può assumere connotazioni specifiche in rapporto alla cultura che accoglie, in tempi storici differenti, la fede in Gesù.
Nei paesi in cui la diffusione della cristianesimo è avvenuta a seguito di guerre di conquista o di azione missionaria troviamo, sul piano iconografico, elementi di originalità che possono affondare le loro radici nella precedente cultura. A questo ultimo riguardo colpisce, per fare un esempio, la crudezza delle statue di Gesù crocefisso o del suo corpo morto calato dalla croce, che si trovano in tutte le chiese messicane. A tale proposito Octavio Paz afferma che: "Il messicano venera il Cristo sanguinante e umiliato, colpito dai soldati, condannato dai giudici, perché vede in lui l'immagine trasfigurata del proprio destino. La stessa cosa lo spinge a riconoscersi in Cuauhtémoc, il giovane imperatore azteco detronizzato, torturato e assassinato da Cortès" (da "II labirinto della solitudine")
[modifica] Iconografia del Calvario

Il discorso sulla iconografia della Crocifissione di Gesù si fa ancora più ampio e diversificato quando essa riguardi la rappresentazione figurativa del racconto evangelico. La straordinaria diversificazione delle raffigurazioni del Calvario che troviamo nella storia dell'arte deve essere spiegata in rapporto alla diversa attribuzione di significato religioso data all'evento a cui possono giungere differenti sensibilità e differenti letture dei testi evangelici. Ma va spiegata anche (e forse soprattutto) in rapporto alla creatività degli artisti ed alla destinazione d'uso delle opere pensata dai committenti.
Senza star qui ad esaminare le decine di diverse rappresentazioni alle quali fa riferimento la classificazione iconografica del Warburg Institute, basti considerare come la scena del Calvario possa essere raffigurata attraverso linguaggio essenziale suggerito dal Vangelo secondo Giovanni nel patetico dialogo tra Cristo morente, la Madonna sua madre e "l'apostolo prediletto", mettendo in scena queste tre sole figure dolenti (come avviene ad esempio nella drammatica Crocifissione di Matthias Grünewald, nella Kunsthalle di Karlsruhe); oppure come si possa far uso di un linguaggio quasi altrettanto essenziale in cui si inserisce nella scena una Maddalena che abbraccia disperata la croce, in un cordoglio nel quale è evidente il retaggio del rito mediterraneo del pianto funebre (citiamo emblematicamente la Crocefissione di Masaccio al Museo Capodimonte di Napoli).
Sul versante opposto troviamo invece i grandiosi affreschi nei quali è possibile riconoscere tutta la teatralità dell'evento: Gesù crocifisso tra i due ladroni, gli angeli che piangono l'orrore del crimine o che raccolgono, pietosi, il sangue sgorgato dalle piaghe di Cristo, i soldati a cavallo con le loro terribili lance, la Madonna che vien meno, la pie donne che la soccorrono, la Maddalena che abbraccia la croce, i soldati che si giocano ai dadi la veste di Gesù.
Altrettanto, se non ancor più teatrali e dense di pathos, sono le rappresentazioni della Crocifissione che, nei Sacro Monti tra Piemonte e Lombardia, troviamo nella cappella dedicata alla Passione di Cristo, con la scena, popolata da un formidabile complesso di statue in terracotta, che si dilata negli affreschi delle pareti (si pensi in particolare al Sacro Monte di Varallo).
Sempre sul piano iconografico va osservato almeno ancora un dettaglio: compare assai spesso sotto la croce (o ai suoi piedi) un teschio con due tibie incrociate. Il simbolismo così richiamato è quello della interpretazione di Cristo come Adamo novello, che porta l'umanità a nuova vita, ma si collega anche alla credenza, diffusa a partire dal medioevo, che la Croce fosse stata piantata proprio sopra la tomba del capostipite del genere umano, a significare il riscatto del peccato originale.
[modifica] Galleria di immagine sulla Crocifissione
Simone Martini ,1333, Antwerpen, Koninklijk Museum voor Schone Kunsten |
Bernardo Daddi,1340-1345, Washington, National Gallery of Art |
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Fratelli Limbourg, Les Très Riches Heures du duc de Berry, 1416,Chantilly, Musée Condé |
Masaccio, 1426, Napoli, Museo Capodimonte |
Robert Campin, c. 1420-1440, Frankfurt am Main, Städelsches Kunstinstitut |
Fra Angelico c. 1437-1446, Firenze, Museo di San Marco |
Hans Memling, c.1470, Vicenza, Museo Civico |
Antonello da Messina, 1475, Antwerpen, Museum voor Schone Kunsten |
Albrecht Altdorfer, 1515-1516, Kassel, Gemäldegalerie |
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El Greco, c. 1590 , Madrid, Museo del Prado |
Francisco de Zurbarán, 1627, Chicago, Art Institute |
Diego Velázquez , c. 1632, Madrid, Museo del Prado |
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Paul Gauguin ,1889, Buffalo (N Y.), Albright-Knox Art Gallery |
[modifica] Voci correlate
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