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Crocifissione di Gesù - Wikipedia

Crocifissione di Gesù

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Gesù crocifisso, Cimabue
Gesù crocifisso, Cimabue

La crocefissione di Gesù è un evento narrato nei Vangeli, in cui è descritta come il modo della morte di Gesù sul Golgota. Insieme alla resurrezione, è considerata l'evento più importante della religione cristiana.

Va doverosamente premesso che sulla storicità dell'evento della crocefissione di Gesù si registrano punti di vista discordanti. Da un lato vi sono le certezze di teologi di matrice cristiana e di alcuni storici che le condividono, giusto in tempi recenti la Chiesa cattolica ha ribadito che "il realismo dell'accadimento" sia "esigenza costitutiva" della fede (così il papa Benedetto XVI, allora cardinale Joseph Ratzinger). Dall'altro vi sono storici differenti i quali, riflettendo sulle pochissime fonti di natura non puramente narrativa (quali le fonti evangeliche) e sulla possibilità di manipolazioni che tali fonti possono aver subito, ritengono non sufficientemente provato l'evento, come neppure la stessa esistenza di Gesù.

Al di là delle dispute sulla storicità della crocifissione, certo è che l'evento assume comunque un'importanza fondamentale poiché ad un tempo simbolico ed emblematico della nascita della religione cristiana, di fatto un agente culturale di impareggiata influenza nella storia del mondo occidentale. In questa religione la crocefissione, tipo di pena capitale invero vastamente comminata dai Romani e da altre popolazioni del tempo, connota la figura di Gesù corredando il suo sacrificio di un valore identificativo sintetizzabile da un verso nella crudeltà del supplizio e da un altro nel segno formale della croce, tuttora in uso (con ampiezza di variazioni) presso tutte le culture di derivazione cristiana.

Indice

[modifica] Testimonianza delle Sacre Scritture

La ricostruzione della crocefissione di Gesù ricavabile dai Vangeli, cui d'altronde tutte le chiese cristiane, e in testa la Chiesa cattolica, attribuiscono fede di storicità ("quorum historicitatem incunctanter affirmat"), appare invero (anche se ciò non può essere assunto come prova storica decisiva) alquanto aderente a quanto emerso dagli studi storici condotti (principalmente nella prima metà del Novecento) sulla pratica della crocefissione presso i Romani; i dettagli riportati a proposito delle torture, della flagellazione, del dissanguamento (cui si dovrebbe il colpo di lancia del soldato), costituiscono un circostanziato e abbastanza fedele racconto che però, rispetto a quanto accertato in sede storica, non menziona gli aspetti più scabrosi e oltraggiosi degli effetti associati al trattamento (ad esempio, aggressione da parte di insetti e animali) che, per parità di crudezza con quanto invece incluso e per l'eventuale maggior sottolineatura del sacrificio, ci si sarebbe potuti attendere, forse per una istintiva associata censura mentale dei redattori.

Anche la resa del cadavere ai familiari, argomento che costituì diuturno spunto di discussione secoli fa, è verosimile, in quanto consentita da Augusto, mentre in precedenza vi era il divieto di rimuovere i cadaveri sino alla loro completa corruzione.

[modifica] Studi

Nel tempo, in mancanza di elementi scientificamente certi, innumerevoli discussioni sono tuttavia ugualmente scaturite intorno al supplizio, ad esempio sulla sua appropriata qualificabilità come martirio in senso teologico.

E, sul versante del dubbio, davvero non mancano le posizioni negatorie, che si sviluppano in un'ampia gamma di eccezioni. Una di queste riguarda la presenza del simbolo della croce (nelle sue varietà formali) in diversi culti precedenti al Cristianesimo; in sostanza, da taluni si sostiene che il Cristianesimo avrebbe utilizzato una simbologia non nuova per identificarsi e avrebbe fatto un uso strumentale di un evento del quale non si ha alcuna prova storica.

Sul versante di chi invece, per fede, accetta di assumere che l'evento si sia svolto, vi sono divergenze sull'interpretazione delle fonti, primariamente bibliche, e sul valore da attribuire all'evento.

[modifica] Fonti non evangeliche

Per approfondire, vedi la voce Testi non cristiani su Gesù.

Poche sono le fonti non cristiane che parlano della vita di Gesù e del suo martirio. Come per tutte le fonti documentali antiche, il dibattito sulla loro fondatezza resta aperto tra gli specialisti.

Tra i grandi storici del I secolo solo Tacito dedica un brano degli Annali alla passione di Cristo, dispiacendosi, in quanto pagano, che essa non abbia stroncato la diffusione della nuova religione:

Il fondatore di questa setta, il Cristo, aveva avuto il supplizio sotto il regno di Tiberio, per ordine del procuratore Ponzio Pilato. Momentaneamente repressa, la funesta superstizione si scatenò di nuovo non soltanto nella Giudea, culla del male, ma in Roma stessa (Annali, XV, 44).

Un posto particolare tra le fonti non evangeliche merita lo storico giudeo-romano Giuseppe Flavio (ca. 37-103). Un passo della sua Antichità giudaiche che compare nei vari manoscritti in greco pervenutici, parla non solo della crocifissione ma dà per certa anche la resurrezione:

... quando Pilato, per denunzia degli uomini notabili fra noi, lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. (Ant. XVIII, 63-64)

Il passo in questione (noto come Testimonium flavianum) è stato considerato con grande sospetto dagli storici, vista la descrizione decisamente a favore della divinità del Cristo, poco credibile in un autore giudeo e si è parlato pertanto di indebite interpolazioni.

La recente (1971) scoperta di una Storia universale in lingua araba scritta in Siria nel X secolo dal vescovo e storico cristiano Agapio di Ierapoli riporta letteralmente il passo di Giuseppe Flavio su Cristo in una versione che pare da ritenersi più fedele all'originale. Afferma dunque Agapio che:

Similmente dice Giuseppe [Flavio] l'ebreo, poiché egli racconta nei trattati che ha scritto sul governo dei Giudei: "Ci fu verso quel tempo un uomo saggio che era chiamato Gesù, che dimostrava una buona condotta di vita ed era considerato virtuoso (o dotto), e aveva come allievi molta gente dei Giudei e degli altri popoli. Pilato lo condannò alla crocifissione e alla morte, ma coloro che erano stati suoi discepoli non rinunciarono al suo discepolato (o dottrina) e raccontarono che egli era loro apparso tre giorni dopo la crocifissione ed era vivo, ed era probabilmente il Cristo del quale i profeti hanno detto meraviglie"

Esiste inoltre anche un'altra fonte extra biblica interessante poiché deriva dalla tradizione ebraica: il Talmud di Babilonia (II - V secolo); qui si legge che alla vigilia della Pasqua fu crocifisso Gesù Nazareno e anche che costui aveva portato alla rivolta Israele. La nota forse più interessante è comunque quella riguardante il processo che si descrive annotando non si trovò nessuno che lo difendesse.

[modifica] Problemi interpretativi dei testi evangelici

Presso alcune organizzazioni religiose nate principalmente in ambito protestante (Testimoni di Geova,[1] Chiese Cristiane di Dio,[2] ecc..), la crocefissione dà luogo ad attenti studi circa lo strumento utilizzato per l'esecuzione della condanna. A questo fine, l'esegesi biblica da essi compiuta indaga sulla fedeltà delle traduzioni dei Vangeli, sollevando il dubbio che eventuali errori o semplificazioni in queste possano aver condotto ad imprecise interpretazioni dell'accaduto.

Base di studio paiono essere le versioni in greco dei Vangeli (e della Bibbia nel suo complesso), che furono sì le prime ad avere una certa diffusione, ma che probabilmente furono anche le prime traduzioni degli originali, almeno secondo la parte oggi prevalente degli studiosi che per una nutrita serie di coerenti argomentazioni deduce che fossero (ciò che già parrebbe ovvio) in aramaico. Una scientifica comparazione filologica, infatti, condotta traducendo in aramaico taluni brani controversi, consente di spiegare non solo le numerose divergenze nei testi dei quattro evangelisti (talvolta fra loro contrastanti), ma anche le apparenti incoerenze nei singoli Vangeli.

Le eccezioni proposte da taluni esponenti delle sopra citate religioni avverso la concezione tradizionalmente più diffusa, analizzando la traduzione dal greco, sostengono che Gesù possa anche essere stato ucciso mediante affissione ad un palo (staurós; si veda anche Modalità della crocefissione di Gesù secondo i Testimoni di Geova). Queste argomentazioni si fondano come detto sulla versione greca e sulla presenza, nelle parti del Nuovo Testamento relative alla crocefissione, di termini potenzialmente traducibili in altro modo.

Va detto che, così come questa interpretazione contesta quella tradizionale, altrettanto l'alternativa suggerita è contestata, sia dai cattolici (i quali, basandosi sul detto valore di storicità che attribuiscono ai Vangeli, confermano non esservi altra possibilità interpretativa che quella consolidatasi nel tempo), sia da coloro che pragmaticamente suggeriscono di verificare prima quali potessero essere i significati della lingua aramaica eventualmente tradotti (magari ambiguamente) in greco, e di voler successivamente rivolgere a tali risultanze un impegno analitico di tale portata.

[modifica] Significato della crocifissione nella storia del Cristianesimo

Statua lignea del Cristo crocifisso, Santuario di Oropa.
Statua lignea del Cristo crocifisso, Santuario di Oropa.

La crocefissione cominciò ad essere pubblicamente rappresentata dai Cristiani solo intorno al IV secolo, quando l'imperatore romano Costantino I, nella sua opera di passaggio dal paganesimo ne vietò l'uso come pena capitale. Risale anche a questo periodo il presunto ritrovamento, da parte di Elena, madre dell'imperatore, della stessa croce. Pian piano divenne segno palese della professione della fede cristiana, sempre più apertamente esibita quanto più tempo passava dal 314, anno del divieto costantiniano, e di fatto, per i cristiani e per gli altri, divenne inscindibile il simbolo (la croce) dal significato (la crocefissione). Va segnalato che inizialmente essa era la sola croce, mentre l'uso del crocefisso fu introdotto solo molto più tardi.

Fu nel 692 che il Concilio Trullano impose di rappresentare direttamente la crocefissione con valore di emblema del culto, e fu scelto di ricordarla figurativamente nella forma del crocifisso della Bibbia di Rabbula (586), con un Cristo calmo, sereno, vincente; fra i simboli accessori della rappresentazione, figuravano il teschio di Adamo (significando che ivi moriva l'uomo, ma non la divinità), gli angeli (forse solo gli arcangeli), l'agnello sacrificale, Satana, la Chiesa, la Sinagoga e, inaspettatamente, il pellicano. Quest'ultimo esprimeva un richiamo simbolico al sacrificio, poiché al tempo si riteneva leggendariamente, ma erroneamente, che questo uccello usasse trafiggersi il petto col becco per nutrire i figli col proprio sangue (in realtà era mal compreso l'atto del volatile, che reclina il becco per rigurgitare il cibo che vi stiva).

Le forme della rappresentazione figurativa (nell'arte, la copiosa raffigurazione della Passione di Cristo potrebbe costituire un genere a sé in molte discipline) naturalmente risentirono in seguito del variare sia dei canoni artistici che dei climi culturali. Ciò può anche spiegare le sensibili differenze iconografiche fra i culti cristiali occidentali e quelli delle Chiese d'Oriente.

[modifica] Antropologia delle religioni

Per approfondire, vedi la voce La morte di Cristo negli studi antropologici.

La crocifissione entra nel campo di interesse dell'antropologia delle religioni quando essa rivolga la sua attenzione ai sistemi di rappresentazione ed ai sistemi simbolici.

Un ruolo di particolare rilievo, nell'ambito di tali studi è quello avuto dallo storico ed antropologo italiano Ernesto De Martino che ha individuato proprio nel sacrificio di Cristo l'argomento di fede che maggiormente differenzia il Cristianesimo dalle altre religioni. Lo stesso De Martino ha anche affrontato il senso della morte di Cristo in rapporto al momento traumatico della esperienza della morte dei propri cari ed al bisogno di "elaborare il lutto".

[modifica] Espressioni culturali

[modifica] Arti figurative

La crocefissione è un tema ed un soggetto molto importante nella storia dell'arte, tale quasi da meritare studi specifici non meramente da inquadrarsi nella categoria dell'arte sacra. Molte sono state le motivazioni che hanno persuaso artisti della pittura, della scultura, della musica e di tutte le discipline minori a queste riferibili, ad applicarvisi e davvero cospicuo e prezioso è il patrimonio artistico costituitone.

La rappresentazione della Passione di Cristo offriva infatti il destro per rendere una gamma di emozioni e senzazioni, e comunque di sommovimenti spirituali, che non trovano un apprezzabile paragone in altre istanze di comune immediatezza e ricevibilità. In più, come per tutta l'arte sacra, epoche vi furono (come certo il Rinascimento) in cui il mecenatismo delle varie Signorie, una delle quali era, a questi fini, il Papato, condizionava la munificenza all'imposizione della tematica; talvolta a fini poveramente politico-diplomatici, finalizzati a preservare buoni rapporti con gli Stati della Chiesa, si commissionavano in grande quantità soggetti religiosi che oggi ci restano in buona parte come capolavori irripetuti.

E, nonostante le si conosca ovviamente per il loro valore artistico, queste opere contengono anche un importantissimo registro documentario, poiché descrivono, specialmente nella comparazione fra le varie epoche, la variazione della concezione culturale e sociale delle materie sacre (o spirituali in genere), lasciando trasparire la maggiore o minore importanza che taluni dettagli, talune presenze (o assenze), taluni contesti potevano andare assumendo o perdendo nell'evolvere delle mentalità. Dalla rappresentazione della Bibbia di Rabbula, alla surreale sintesi di Dalì, passando per le mille sempre diverse sfaccettature del Cinquecento italiano e fiammingo, cattolico e protestante, la crocefissione marca con la sua costante immutabilità, una smisurata fioritura interpretativa.

Il tema del resto, non era riservato ai cristiani, né tantomeno ai soli cattolici: molte opere sono di cristiani protestanti, di ebrei, di agnostici ed atei, mentre anche lo "sporadicamente osservante" Caravaggio fu capace di una Flagellazione che tuttora è una delle più profonde visioni in argomento. La Crocifissione bianca di Chagall, ebreo chassidico, insieme al trittico "Resistenza, Resurrezione, Liberazione" segnala che il sacrificio di Cristo è divenuto patrimonio comune delle culture (almeno quelle occidentali) come simbolo della persecuzione e lo usa quindi per dipingere un Cristo, nato ebreo, che incarna l'eterno destino degli Ebrei.

Anche di queste soggettive differenze, nella contemporaneità, è perciò possibile trarre spunto per sempre interessanti osservazioni accessorie.

[modifica] Iconografia

Per approfondire, vedi la voce Iconografia della Crocifissione.

Lo sviluppo del Cristianesimo ha prodotto, com'è noto, un vastissimo sistema iconografico nel quale confluiscono tanto le innumerevoli produzioni artistiche destinate (spesso anche con finalità didattiche ai luoghi di culto), quanto gli artefatti nei quali si esprimono le esigenze devozionali polari nelle diverse epoche storiche e nei diversi luoghi in cui avvenne l'inculturazione cristiana.

Il simbolo della Croce e la rappresentazione del racconto evangelico della Crocifissione - stante il carattere fondante che la morte di Dio fatto uomo e mandato al patibolo dagli uomini, ha nel definire la specificità della religione cristiana - hanno un rilievo assolutamente preponderante nella iconografia del Cristianesimo. Anzi la Crocifissione rappresenta il simbolo per antonomasia della religione cristiana.

Il materiale iconografico da prendere in considerazione va dalle prime incerte incisioni del segno della Croce che troviamo nelle catacombe, alle espressioni più alte della raffigurazioni della Crocifissione di Gesù che troviamo nell'arte sacra di tutti i secoli; spazia dalle opere di alto pregio destinate a ricchi e raffinati committenti, alle manifestazioni ingenue di espressività popolare che troviamo nelle cappelle votive, nelle feste religiose che celebrano la Passione di Cristo, ed altro ancora.

[modifica] Pittura

Quanto alla definizione delle tematiche, una primaria distinzione si può fare per pittura e scultura, seppure alquanto speciosa e forse accademica, fra la depizione del Crocefisso (scena statica, monoscopica, di Gesù sulla croce) e quella della Crocefissione (che più dinamicamente racchiudesse in sé il prima ed il durante, ovvero l'evento e il contesto); il distinguo si rende peraltro doveroso in quanto nella rappresentazione del Crocefisso (che pure ha avuto opere di capitale importanza, come quella di Giotto) non è stato sempre possibile separare una produzione strumentale (come ad esempio per l'arredamento delle chiese o per la vendita ai fedeli) talvolta eseguita senza intenti artistici bensì solo di (ancorché valido) artigianato. Per questi "prodotti" si noti che il Crocifisso è anche (absit iniuria referendi) oggetto d'arredo, complemento del Rosario, spilla, ciondolo, ma talvolta le realizzazioni sono pregevolissime ed effettivamente ricche di valore espressivo.

Va poi menzionato che, secondo alcune visioni, le rappresentazioni della Via crucis (la cui forma più diffusa è il bassorilievo), proprio poiché la narrazione di questa si conclude con la crocefissione, non sarebbero da escludere da questa disamina, apportandovi peraltro opere di ingente valore. Ed analoga valutazione potrebbe darsi per la tematica della Flagellazione. Concettualmente, inoltre, le rappresentazioni della Crocefissione sono anche contigue a quelle della Deposizione e della Pietà (il dolore di Maria che raccoglie il corpo di Cristo fra le sue braccia - Mater dolorosa), ma da questa distinte, notando che la reazione delle Marie faccia innanzitutto parte della Crocefissione.

Le opere raffiguranti la Crocifissione costituiscono una produzione artistica estremamente vasta che attravesa i secoli. Per quanto sia difficile (ed arbitrario) esprimere giudizi sul valore sulle singole opere, ricordiamo qui di seguito alcune tra le produzioni artistiche più significative:

Fra le tante interpretazioni anticonvenzionali, una menzione a sé va riservata al celebre e discusso "Uomo dei dolori" di Albrecht Dürer, nel quale Cristo è descritto in una posa assai singolare, mentre straziato dal supplizio (che si suppone in corso dai tanti dettagli come il sangue grondante) guarda negli occhi lo spettatore, quasi sconsolato o sgomento, in una cornice che ha abbandonato la figurazione della scena classica per rendersi, con grande anticipazione, simbolistica caverna buia in cui poter leggere il male degli uomini.

La Crocefissione ha nel tempo assunto su di sé significati accessori. Se l'ora richiamato Durer h a poi eseguito un autoritratto chinato dallo stesso titolo del detto olio, volendo identificare il suo personale sacrificio con il supplizio di Gesù, molti altri autori hanno all'istesso modo svolto i loro drammi personali con questo riferimento; al di là di una soggettiva valutazione sull'eventuale buon gusto, si tratta comunque nella maggioranza dei casi di uno svolgimento del sacrificio di Cristo reso in modo tale da sottolinearne l'importanza oggettiva per ciascun individuo.

Anche oggigiorno la crocifissione è un tema ancora vivo nell'arte, in un'arte che ormai si esprime attraverso un linguaggio moderno; un tentativo di conciliare tale linguaggio con simboli religiosi fortemente legati alla tradizione è stato auspicato da Papa Giovanni Paolo II, nella sua lettera agli artisti, e messo in pratica da alcuni musei fra i quali vale la pena di segnalare il museo d'arte sacra stauros.

[modifica] Musica

Nella musica, ed ovviamente con riguardo alla musica sacra, non meno presente è il tema della passione e della crocefissione di Gesù nella composizione di un numero elevatissimo di opere le cui prime si suppongono medievali per relati letterari.

Il canto gregoriano è certamente uno dei modi più ricchi di temi attinenti alla Passione di Cristo, ed attraverso questo penetra nel "bon ton" della composizione sacra l'uso del riferimento ai Vangeli in latino, conformemente alla liturgia cattolica che di queste opere avrebbe garantito la tradizione ed in sostanza la perpetuazione.

Sono spesso, infatti, i versetti latini dei Vangeli a corredare le musiche, ed alcuni di essi, vuoi per la metrica dei periodi, vuoi per la drammaticità del passaggio liturgico cui dovevano affiancarsi nella messa (Tenebrae factae sunt, Quid me dereliquisti, Et inclinato capite), a poco a poco finirono per creare sottogeneri della messa (e della messa cantata), con una particolare intensità produttiva nel Settecento; lo "Stabat mater", ad esempio, fu affrontato da molti autori fra i quali il "prete rosso" Antonio Vivaldi e Bach e, sopra di questi, il Pergolesi. Stante il diverso approccio narrativo della musica, rispetto ad altre arti, non è dato attendersi una focalizzazione su uno solo dei temi del sacrificio di Cristo, ma più aderentemente alla sua dinamica espressiva la musica poteva rendere intere sezioni delle Scritture, fluide serie di eventi e non già monologie.

Johann Sebastian Bach, come noto, ha dedicato ben cinque opere principali alla Passione, delle quali due andarono perdute.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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