Il commissario Pepe
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Paese: | Italia |
Anno: | 1969 |
Durata: | 107 min. |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | commedia |
Regia: | Ettore Scola |
Soggetto: | Ruggero Maccari, Ettore Scola, dal romanzo di Ugo Facco De La Garda |
Produzione: | Pio Angeletti e Adriano De Micheli |
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Fotografia: | Claudio Cirillo |
Montaggio: | Tatiana Casini Morigi |
Musiche: | Armando Trovajoli |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
Il comissario Pepe è un film di Ettore Scola del 1969. Girato a Vicenza, ma la città non è mai nominata, è una rappresentazione amara e ironica del finto perbenismo e dell'ipocrisia di una città del nordest, dove in settimana si pecca, specialmente in fatto di sesso, la domenica si va in chiesa per lavarsi la coscienza e poi si ricomincia a peccare appena usciti. Antonio Pepe è un commissario di polizia fuori dagli stereotipi dell'epoca: non è violento, non è arrogante, non ha la pistola facile, non è rozzo e non usa metodi contrari alla legge. Al contrario, è democratico, tollerante, ha interessi intellettuali e cerca di risolvere i problemi con il buonsenso, senza abusare dell'autorità conferitagli. Il suo commissariato è uno di quelli dove non succede mai niente, dove la vita scorre tranquilla e il cui motto sembra essere "vivi e lascia vivere". Improvvisamente riceve l'incarico di indagare su reati a sfondo sessuale nel territorio di sua competenza. È un incarico ingrato, che Pepe affronta a modo suo. Scopre che la religiosissima città non è affatto perbene; sotto un velo di ipocrisia vengono commessi reati che vanno dal favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione alla pedofilia alla pederastia. Scopre anche che non sono commessi da un solo ceto sociale, ma sono trasversali, coinvolgono popolani e ricchi, nobili e religiosi, notabili di provincia e anche persone vicine ai poliziotti. Integerrimo e deciso ad andare sino in fondo, subisce prima un tentativo di intimidazione e poi viene invitato dal questore a lasciar perdere i pesci grossi, tirando nella rete solo quelli piccoli per motivi elettorali. Scopre, inoltre, che anche la sua amante ha una doppia vita come modella di foto erotiche. Profondamente amareggiato, decide di non decidere e chiede il trasferimento. Sarà il suo successore a scegliere, commenta amaro nel finale: se sarà peggiore di lui subirà quello che lui non ha voluto subire e incriminerà i poveracci salvando i potenti; se sarà migliore di lui farà quello che lui non ha avuto il coraggio di fare, cioè incriminare tutti senza favoritismi. Rivolto al pubblico che immagina indignato per l'inaspettato comportamento di un funzionario di polizia rivolge la domanda ".....siete tutti leoni?" dando così l'ultima pennellata di umanità e di verità al personaggio. Ugo Tognazzi interpreta il commissario, con ironia e disincanto, consegnandoci un personaggio che tra umane tentazioni e compromessi mantiene la propria integrità e i propri principi anche a costo di compromettere la carriera. Giuseppe Maffioli interpreta un rancoroso invalido di guerra, Nicola Parigi, emarginato e disprezzato perché anch'egli indagatore, a modo suo, dei vizi e dei misfatti dellà comunità. Memorabile il monologo con cui risponde al disprezzo del commissario: «Per me non c'è niente di peggio che la stima della gente. Se non fossi quello che sono, cosa mi resterebbe? La compassione, la pietà, quel povero infelice, quel povero mutilato... No! La compassione, no! L'odio, sì! Quel farabutto, quel fiol de na troia! Benissimo! Io vivo del disprezzo degli altri, è in questo disprezzo che trovo la forza di vivere. È come se mi sentissi vivo, tutto intero, valido!». Un rabbioso manifesto esistenziale.