L'Italia futurista (rivista)
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La rivista "L'Italia futurista" pubblica il suo primo numero il primo giugno 1916 sotto la direzione di Emilio Settimelli e Bruno Corra.
Il filone futurista fiorentino, che si era sviluppato all'interno delle pagine lacerbiane, si rafforza e si proclama sui fascicoli de "l'Italia futurista", in polemica con "Lacerba", che a partire dal 1915 si erano allontanati dal movimento cappeggiato da Filippo Tommaso Marinetti.
L'ITALIA FUTURISTA non continua assolutamente "Lacerba" di Papini e Soffici. "Lacerba", poco interessante e poco diffusa prima della conversione dei suoi fondatori al futurismo, acquistò grande valore e popolarità quando gli uomini come Marinetti, Boccioni, Russolo, Balla, Pratella, Buzzi, Cangiullo, ecc., le regalarono le loro stupende energie. Ma poi, essendosi ritirati questi vivificatori, Lacerba riprese la sua meschina vita fino alla morte che fu di tisi. L'iniezione futurista nel suo corpo fradicio di passatismo dette risultati per un certo tempo, poi il morbo congenito finì per trionfare".
I giovani italiani futuristi che scrivono su "L'Italia futurista" divergono da "Lacerba" sul piano artistico-letterario ma concordano con il foglio papiniano sul piano politico.
La politica e la guerra rimangono quindi gli argomenti principali di ogni numero de "L'Italia futurista" e il contributo maggiore lo darà proprio Marinetti esprimendo - sotto il titolo "Contro Vienna e contro Berlino" - il suo bellicismo nazionalista sul n. 4, 25 luglio 1916:
- "La GUERRA è una grande e sacra legge della vita. Vita = aggressione. Pace universale = decrepitezza e agonia delle razze. Guerra = collaudo sanguinoso e necessario della forza di un popolo".
Viene ripubblicato su "L'Italia futurista" nel n. 6, 25 marzo 1917 il Programma politico futurista che era già apparso su "Lacerba" del 1913 dove appaiono evidenti i punti di contatto tra l'ideologia marinettiana e il fascismo del primo dopoguerra.
Dove però risalta maggiormente la diversità del gruppo degli italiani futuristi di Firenze al confronto con il gruppo milanese e marinettiano è nei racconti e nelle prose dove dinamismo, velocità, paroliberismo sono assenti, e sostituiti da forme letterarie più vicine al prossimo surrealismo.
Di particolare importanza le sequenze di teatro sintetico futurista che appaiono su "L'Italia futurista" dai primi all'ultimo numero del 27 gennaio 1918.
Anche gli italiani futuristi usano il teatro politico per sensibilizzare il pubblico, ma ai generi tradizionali come la farsa, la pochade, la commedia, tutti di carattere pacifista e neutralista, sostituiscono un teatro "sintetico, atecnico, dinamico, simultaneo, alogico, irreale", come mezzo per incitare la nazione contro gli austriaci.
Nel 1917, dopo Caporetto, Filippo Tommaso Marinetti, Mario Carli ed Emilio Settimelli fondano un foglio politico che dirigono dal fronte, dal titolo "Roma futurista".
Nel frattempo si vanno formando i fasci politici futuristi sui quali si appoggeranno i fasci di combattimento delle camicie nere di Benito Mussolini. Nel 1918 nasce il Partito Politico Futurista.
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