Leônidas da Silva
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Dati biografici | ||
Nome | Leônidas da Silva | |
Soprannomi | Diamante Nero | |
Nato | 6 settembre 1913 Rio de Janeiro |
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Nazionalità | ![]() |
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Dati agonistici | ||
Disciplina | Calcio | |
Ruolo | attaccante | |
Squadra | nessuna | |
Carriera | ||
Giovanili | ||
1931-1933 | São Cristovão | |
Squadre professionistiche ![]() |
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1933-1934 | Peñarol | |
1934 | Flamengo | |
1935 | Botafogo | |
1936-1942 | Vasco da Gama | |
1942-1950 | São Paulo | |
Nazionale ![]() |
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1933-1950 | ![]() |
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«I goal di Leônidas erano talmente belli che persino il portiere avversario si rialzava per congratularsi»
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(Eduardo Galeano, scrittore e giornalista brasiliano)
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Leônidas da Silva (Rio de Janeiro, 6 settembre 1913 - Cotia, 24 gennaio 2004) è stato un calciatore brasiliano.
Soprannominato diamante nero, quasi a voler accostare il colore della pelle alla purezza della tecnica, ma anche l'uomo di gomma, per la grande agilità e la morbidezza dei gesti, Leônidas era un grande funambolo del dribbling, dalle eccelse capacità acrobatiche sotto porta: celebre la sua rovesciata, nota come bycicleta, con cui divenne uno dei più prolifici attaccanti degli anni '30.
Dopo una trafila nelle squadre della natìa Rio (Sírio e Libanês, Bonsucesso e São Cristovão), nel 1933 si guadagnò la convocazione nella nazionale brasiliana con cui esordì realizzando una doppietta, che gli valse la chiamata dal primo grande club, gli uruguayani del Peñarol.
L'anno dopo tornò in patria, al Flamengo, con cui vinse il campionato. Nello stesso anno partecipò ai Mondiali d'Italia: l'esperienza fu però da dimenticare, in quanto la Seleçao uscì già al primo turno, sconfitta a Genova 3-1 dalla Spagna (il gol carioca fu segnato proprio da Leônidas).
Nel 1935 Leônidas passò al Botafogo, con cui vinse nuovamente il campionato. Nel 1936 si accasò al Vasco da Gama, club con cui avrebbe giocato fino al 1942.
Nel frattempo aveva preso parte ai Mondiali di Francia nel 1938. L'obiettivo era la vittoria finale, ma il cammino del Brasile fu arduo. Negli ottavi la Seleçao era attesa dalla Polonia e il terreno del "Meinau" di Strasburgo, trasformato in "risaia" dalla pioggia incessante, era pesantissimo: nonostante ciò andò in scena una partita superba, con i due campioni, Leônidas da una parte e Ernst Willimowski dall'altra, che realizzarono rispettivamente 3 e 4 goal. La spuntarono, solo ai supplementari, i brasiliani con un roboante 6-5. Nei quarti al Brasile occorsero addirittura due incontri (1-1 e 2-1, un goal di Leônidas in ambedue i match) per eliminare un'altra grande del tempo, la Cecoslovacchia. In semifinale il Brasile raggiunse l'Italia campione del mondo in carica, ma clamorosamente la Seleçao scese in campo senza Leônidas: il ct brasiliano Pimente, convinto della vittoria (al punto che i brasiliani avevano già prenotato l'aereo per Parigi, teatro della finale), concesse infatti un turno di riposo al campione, per averlo più fresco in finale. Ma gli azzurri, che di lì a poco avrebbero bissato il successo di quattro anni prima, batterono il Brasile 2-1. Per Leônidas la delusione fu cocente e né il terzo posto conquistato a spese della Svezia (4-2, doppietta di Leônidas) né il titolo di capocannoniere del torneo con 8 goal furono sufficienti a colmare l'amarezza.
In patria Leônidas avrebbe giocato ancora nel Vasco, poi nel 1942 passò al San Paolo, con cui abbandonò la carriera nel 1950. Tre anni dopo divenne allenatore del team paulista, ma l'esperienza non fu delle migliori e Leônidas passò a lavorare come commentatore radiofonico, prima di aprire un negozio di arredamento a San Paolo.
È morto a Cotia, nello Stato di San Paolo, il 24 gennaio 2004, affetto dal morbo di Alzheimer.