Margherita Cagol
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Margherita Cagol detta Mara (Sardagna di Trento, 8 maggio 1945 - Acqui Terme, 5 giugno 1975) fu una delle fondatrici delle Brigate Rosse.
Nacque in una famiglia di ceto medio: la madre era una farmacista, il padre gestiva una profumeria. Nel piccolo sobborgo cittadino in cui viveva, ebbe un'educazione cattolica, si appassionò alla musica, imparando a suonare molto bene la chitarra e completò con buoni voti l'istituto tecnico, acquisendo il titolo di ragioniera.
Nel 1964 si iscrisse alla Facoltà di Scienze Sociali di Trento.
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[modifica] Gli anni dell'Università e il primo impegno politico
Presto entrò a far parte del Movimento Studentesco, in cui conobbe Renato Curcio, ideologo e futuro fondatore delle Brigate Rosse.
Nel 1966, durante la prima occupazione della facoltà, tenne un concerto di chitarra. Il suo rapporto con Curcio diventò profondo. Negli anni successivi la contestazione proseguì. Dal 1967 Curcio e il suo gruppo collaborarono con la rivista “Lavoro Politico”, che pubblicò nove numeri e diventò un punto di riferimento per la sinistra radicale, d'ispirazione marxista-leninista. La redazione entrerà poi nel Partito Comunista d'Italia. Anche lei collaborava alla rivista: “Il nostro giornale in questo momento in Italia è il periodico di sinistra più letto e maggiormente influente (tiriamo 5000 copie!). Ogni decisione è quindi della massima importanza”, scrisse in una lettera. Faceva ricerche minuziose, come quella sulle condizioni dei contadini del trentino, che servivano all'elaborazione teorica del gruppo.
Nel 1969 si laureò con una tesi sulla “Qualificazione della forza lavoro nelle fasi dello sviluppo capitalistico”, in cui discuteva i “Grundrisse” di Karl Marx. Il relatore fu Francesco Alberoni. Le cronache narrano che lei, conclusa la discussione, alzò il braccio sinistro con il pugno chiuso. La votazione fu di 110 e lode e le offrirono di svolgere un corso biennale di sociologia all'Umanitaria di Milano, dietro compenso di una borsa di studio. Dopo pochi giorni si sposò con Renato Curcio, e con lui si trasferì a Milano. L'8 settembre 1969 Margherita Cagol, Curcio ed altri fondano il Collettivo Politico Metropolitano (CPM). È questo il periodo in cui vengono introdotti nelle fabbriche e in cui conoscono i giovani che faranno parte delle future Brigate Rosse.
[modifica] La fondazione delle Brigate Rosse e la lotta armata
Nel 1970 fondò insieme a Curcio e Alberto Franceschini, dopo i convegni di Chiavari e Pecorile quelle che furono poi le Brigate Rosse. Ricorda Curcio: “Che lei (Margherita Cagol, N.d.A.) abbia voluto l'organizzazione armata quanto me, se non più di me, è un fatto”.
Nel 1971 durante un' occupazione di case a Quarto Oggiaro viene coinvolta negli scontri con la Polizia perdendo il figlio che aveva in grembo. Il fermo da parte della polizia venne seguito da una prima perquisizione nel loro appartamento: i poliziotti non trovarono nulla ma il fatto rimbalzò alla Mondadori, dove lavorava Curcio, che perse il lavoro. Margherita Cagol e Curcio decisero di cambiar casa e lei non comunicò il nuovo indirizzo ai genitori: era il primo passo verso la clandestinità. Se si eccettua un breve fermo nel marzo ’72 dopo la morte di Feltrinelli (fu rilasciata dopo un interrogatorio di rito), di lei si persero le tracce. La storia di Margherita Cagol, ormai la “compagna Mara”, diventò la storia delle Br: era una “capocolonna”, organizzò e partecipò a tutte le più importanti azioni delle Br.
Nell'estate del ’72 Mara e Curcio, in clandestinità, si trasferirono a Torino: le Br arrivarono così alla Fiat. Nel 1974 fu emanato un mandato di cattura per lei, per Curcio era pronto già da prima.
L'8 settembre 1974 Curcio e Franceschini furono arrestati. Margherita Cagol scrisse:
Mara ed alcuni militanti delle Brigate Rosse cominciarono ad organizzare un piano per far evadere Curcio, chiuso nel piccolo carcere di Casale Monferrato. Il 18 febbraio 1975 guidò l'irruzione nel carcere: fingendo di dover consegnare un pacco ad un detenuto durante il giorno di visita, si fece aprire la porta del carcere, estrasse la pistola e, minacciando una strage, fece fuggire Curcio.
Nell'aprile del ’75 lei, Curcio e Moretti decisero di fare un sequestro di persona per autofinanziarsi. Il 4 giugno l'industriale Vittorio Vallarino Gancia fu rapito e trasportato alla cascina Spiotta, sulle colline di Acqui Terme. Lei rimase a sorvegliare Gancia, insieme ad un altro brigatista, mai identificato.
[modifica] La morte
La mattina del 5 giugno un nucleo di carabinieri arrivò alla cascina Spiotta. Uno dei terroristi, scambiato per il padrone di casa, prese tempo ed appena tutti i carabinieri furono a portata lanciò una bomba a mano che uccise un carabiniere, l'appuntato D'Alfonso, e ferì gravemente il tenente Rocca. Nello scontro a fuoco, Mara morì, mentre l'altro brigatista, rimasto sconosciuto, riuscì a fuggire verso il bosco.
Secondo fonti brigatiste, il fuggitivo avrebbe poi raccontato di aver sentito un ulteriore sparo dopo lo scontro a fuoco, ed in seguito a questo racconto le BR hanno insinuato il dubbio di un'uccisione a freddo, ma non esistono conferme di tutto ciò.
I risultati dell'autopsia dicono che era seduta a braccia alzate e che le è stato sparato un solo colpo di pistola sotto braccio sinistro: ciò farebbe pensare ad un colpo per uccidere. [citazione necessaria]
Nel volantino delle Br di commemorazione (scritto da Curcio) si legge:
«Ai compagni dell'organizzazione, alle forze sinceramente rivoluzionarie, a tutti i proletari. È caduta combattendo Margherita Cagol, “Mara”, dirigente comunista e membro del Comitato esecutivo delle Brigate Rosse. La sua vita e la sua morte sono un esempio che nessun combattente per la libertà potrà dimenticare. Fondatrice della nostra organizzazione, “Mara” ha dato un inestimabile contributo di intelligenza, di abnegazione, di umanità, alla nascita dell'autonomia operaia e della lotta armata per il comunismo. Comandante politico-militare di colonna, “Mara” ha saputo guidare vittoriosamente alcune fra le più importanti operazioni dell'organizzazione. Valga per tutte la liberazione di un nostro compagno dal carcere di Casale Monferrato. Non possiamo permetterci di versare lacrime sui nostri caduti, ma dobbiamo impararne la lezione di lealtà, coerenza, coraggio ed eroismo! È la guerra che decide in ultima analisi della questione del potere: la guerra di classe rivoluzionaria. E questa guerra ha un prezzo: un prezzo alto certamente, ma non così alto da farci preferire la schiavitù del lavoro salariato, la dittatura della borghesia nelle sue varianti fasciste o socialdemocratiche. Non è il voto che decide la conquista del potere; non è con una scheda che si conquista la libertà. Che tutti i sinceri rivoluzionari onorino la memoria di “Mara” meditando l'insegnamento politico che ha saputo dare con la sua scelta, con il suo lavoro, con la sua vita. Che mille braccia si protendano per raccogliere il suo fucile! Noi, come ultimo saluto, le diciamo: “Mara”, un fiore è sbocciato, e questo fiore di libertà le Brigate Rosse continueranno a coltivarlo fino alla vittoria! Lotta armata per il comunismo. »
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(Volantino delle Brigate Rosse, scritto da Renato Curcio)
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