Monongah
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Monongah è una cittadina negli Stati Uniti d'America, nella Virginia Occidentale, nella Contea di Marion. Nel censimento del 2000 contava 939 abitanti.
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[modifica] Il disastro minerario di Monongah
Il 6 dicembre 1907, alle ore 10,30 del mattino, nelle gallerie 6 e 8 della miniera di carbone situata a Monongah, cittadina che allora contava 3 mila abitanti, si verificò il più grave disastro minerario che la storia degli Stati Uniti d’America ricordi. L'incidente rappresenta anche la più grave sciagura mineraria italiana.
[modifica] I soccorsi
L'esplosione fu tanto violenta da essere avvertita a diversi chilometri di distanza, come pure le vibrazioni del terreno. Frammenti del tetto del locale motori, pesanti più di 50 kg, furono scagliati a oltre 150 metri. Una dozzina di medici accorse all'entrata della miniera, ma - tranne poche eccezioni - il loro intervento sfortunatamente non fu necessario, data l'assenza di sopravvissuti.
I componenti delle squadre di soccorso non poterono resistere all'interno della miniera per più di 15 minuti consecutivi a causa della mancanza di adeguati respiratori. Alcuni di essi perirono durante il loro intervento.
Per diversi giorni madri, mogli, fidanzate e sorelle sostarono in angosciosa attesa dinanzi all'ingresso dell'impianto, osservando, strillando e piangendo. Alcune pregavano, altre cantavano e altre ancora - nella disperazione - ridevano istericamente[1].
[modifica] Le condizioni di lavoro
All'epoca della tragedia di Monongah la legislazione sulla sicurezza e igiene del lavoro nelle miniere degli Stati Uniti d'America era assai carente, e tale rimase per lungo tempo. Per i minatori era assai difficile migliorare le tremende condizioni in cui erano costretti a lavorare: tre italiani che nel 1879, a Eureka, in Nevada, avevano promosso uno sciopero per cambiarle, furono barbaramente linciati[2].
È sufficiente pensare che sino a pochi anni prima della strage del 1907 i minatori - come misura di sicurezza - erano soliti portare con sè delle gabbiette contenenti uccellini. Questi infatti, a causa della loro fragilità, in caso di presenza di gas sarebbero velocemente morti, segnalando in tal modo ai lavoratori l'esistenza di un imminente pericolo.
Nel 1910, sulla spinta del dramma di Monongah, il Congresso, allo scopo di condurre ricerche per ridurre il numero degli incidenti, istituì l'Ufficio delle Miniere (Bureau of Mines), un ente del Ministero dell'Ambiente (Department of the Interior). Infatti il rapporto della commissione presieduta dal medico legale Amos sottolineava la persistenza di problemi irrisolti riguardanti le esplosioni nelle minieri di carbone e raccomandava al Congresso appunto l'istituzione di un ufficio di indagini ("bureau of investigation and information").
Al Bureau of Mines furono però attribuiti poteri assai limitati e si dovette attendere il 1941 affinché gli fossero riconosciute autorità ispettive.
[modifica] Le cause della sciagura
La commissione d'inchiesta della contea di Marion che fu istituita per indagare sulla sciagura rese pubbliche le proprie conclusioni nel pomeriggio del 16 gennaio 1908[1].
Nella loro relazione il coroner E. S. Amos e i suoi collaboratori confermarono le ipotesi già espresse sia nel rapporto degli ispettori minerari dello Stato dell'Ohio sia dal Capo Ispettore minerario James W. Paul: il disastro era da attribuire ad un'esplosione, la cui origine rimaneva ignota e controversa, verificatasi nella galleria 8.
Alcune ipotesi addossarono la responsabilità dell'esplosione ad uno dei numerosi "raccoglitori d'ardesia" o "ragazzi dell'interruttore", i giovanissimi aiutanti di dieci, dodici, quattordici anni che, non registrati in alcun elenco della proprietà del giacimento, scendevano nei pozzi assieme ai minatori: la catastrofe sarebbe stata originata da una loro imprudenza.
In altre ricerche si ritiene che deflagrazione sarebbe stata innescata dalle scintille provenienti da un cavo elettrico tranciato da un carrello andato fuori controllo[3].
Secondo un'altra ipotesi, il giorno precedente il disastro le miniere rimasero chiuse e per risparmiare energia la Fairmont Coal Company, proprietaria dell'impianto, tenne spenti gli aeratori. Ciò avrebbe determinato l'accumulo di gas alla base dell'esplosione. Questa teoria spiegherebbe anche il rapido oblìo che seguì l'incidente. La Fairmont Coal Company, potente e influente compagnia mineraria, avrebbe avuto ogni interesse ad "insabbiare" velocemente una catastrofe di cui era stata responsabile.
Le cause del disastro rimangono tuttora sconosciute. L'estrema violenza della deflagrazione fa propendere per l'ipotesi secondo cui la sciagura sarebbe stata provocata da un'esplosione di grisou, il pericoloso gas delle miniere (Firedamp in inglese). Lo scoppio di tale gas è infatti caratterizzato dalla liberazione di notevoli quantità di energia ed ha spesso conseguenze
Come previsto dalla Commissione del coroner Amos nel 1908, l'assenza di sopravvissuti ha reso estremamente difficile - se non pressoché impossibile - la ricostruzione della dinamica della catastrofe.
[modifica] Il bilancio umano
La camera ardente fu allestita nell'edificio della First National Bank della città. Successivamente, per mancanza di spazio, centinaia di bare furono allineate di fronte all'edificio, nel corso principale della città. Nacquero discussioni sull'identificazione delle vittime e, più di una volta, una salma fu reclmata da due famiglie. Un cimitero speciale, presto riempito, fu ricavato sul fianco della brulla collina. File di bare aperte furono sepolte nel freddo suolo della West Virginia. Le rovine delle miniere furono murate e molte delle nuove abitazioni dei minatori furono costruite sul versante della collina sopra la miniera.
La sciagura ebbe un'enorme eco nell'opinione pubblica del Paese. Infatti le sue proporzioni erano di gran lunga superiori a quelle di ogni precedente incidente minerario accaduto[4].
Le vittime - secondo il rapporto della citata Commissione - furono "circa 350". Già nei giorni immediatamente successivi alcuni resoconti giornalistici parlarono però di 425 morti[5]. Tale cifra divenne successivamente quella "ufficiale", confermata dai rapporti redatti dalla Monongah Mines Relief Committee, la commissione che provvide al risarcimento dei parenti dei minatori scomparsi.
Alla raccolta contribuì generosamente il magnate statunitense Andrew Carnegie e 17.500 dollari furono elargiti dalla Fairmont Coal Company, che successivamente erogò un'ulteriore somma ai minatori sopravvissuti. Non risulta che il Governo italiano abbia erogato fondi per i parenti delle vittime[6]. Il 27 dicembre 1907 più di duemila quotidiani promossero una raccolta di fondi per aiutare le 250 vedove e i mille orfani lasciati dalle vittime. Essa fruttò circa centocinquantamila dollari che furono poi devoluti come sussidio agli sfortunati familiari dei minatori scomparsi.
Le 171 vittime "ufficiali" italiane erano emigrati da località molisane (un centinaio), calabresi (una quarantina) e abruzzesi (una trentina). E' bene ricordare che gli Italiani e, in particolare i meridionali, non erano considerati bianchi ma molto vicino ai Neri. Tra i paesi più colpiti i molisani Frosolone (14 vittime), Duronia, Roccamandolfi, Bagnoli del Trigno, Torella del Sannio, i calabresi San Giovanni in Fiore (una trentina di vittime), San Nicola dell’Alto, Falerna, Strongoli, Gizzeria, Castrovillari e gli abruzzesi Atri, Civitella Roveto, Civita d’Antino, Canistro e la lucana Noepoli. Fra gli altri persero la vita anche il ponzano Luigi Feola, un bellunese di Vallesella e un piemontese di Premia. Il fratello di quest'ultimo, Giuseppe D'Andrea, sacerdote dell'Ordine degli Scalabriniani, aiutò il Reale Agente Consolare, Giuseppe Caldera, che era a Fairmont, a redarre centinaia di atti di morte.
Il numero dei caduti italiani fa della tragedia mineraria di Monongah una delle più gravi - se non la più grave - mai abbattutesi sulla comunità italiana: nel pur tristemente assai più noto disastro di Marcinelle perirono 262 vittime, 136 delle quali italiane. Monongah con i suoi morti rappresenta oggi l'icona del sacrificio dei nostri lavoratori costretti ad emigrare per poter sopravvivere.
Al reverendo Everett Francis Briggs (Fitchburg, 1908 - Monongah, 2006) si deve la conservazione della memoria della sciagura e la definizione delle sue reali dimensioni, per lungo tempo assai sottostimate[7]; a partire dal 1956 assistette i parenti delle vittime e creò una commissione per la costruzione di un monumento dedicato - per la prima volta nel Paese - alle vedove e agli orfani di tutti i minatori; la statua, All'Eroina di Monongah, in marmo di Carrara sarà collocata presso il municipio della cittadina. Si prodigò, inoltre, per dare un nome alle vittime, in gran parte italiane, molte delle quali restano tuttavia tuttora ignote.
A Monongah, una statua[8] intitolata a Santa Barbara, patrona dei minatori commemora sia le vittime identificate (di cui viene riportato l'elenco) sia quelle rimaste senza nome[9].
Un impressionante monumento "naturale" è rappresentato dalla cosiddetta collina di carbone, un cumulo creato da Caterina Davia, madre di quattro figli e vedova di un minatore rimasto seppellito nella miniera. La donna, sconvolta dalla scomparsa del marito, ogni giorno, per ventinove anni, si sarebbe recata alla miniera, distante tre chilometri, per prelevare un sacco di carbone che avrebbe poi svuotato accanto alla propria casa. Riteneva che in tal modo avrebbe alleviato il peso del terreno che gravava sul marito lì sepolto[10].
Nessuno fra quanti erano presenti nella miniera si salvò.[11]. Il numero e l'identità della maggior parte degli scomparsi sono rimasti ignoti a causa della presenza di moltissimi minatori che all'ingresso in miniera non venivano registrati negli elenchi della Fairmont Coal Company, proprietaria dell'impianto e sussidiaria della Consolidated Coal Company. All'epoca, infatti, era in uso il buddy system: i minatori erano soliti avvalersi, e di ciò non erano obbligati a dare comunicazione al datore di lavoro, dell'aiuto di parenti - anche bambini - e amici con i quali poi dividevano la paga. La retribuzione infatti non era legata alle ore effettivamente lavorate ma alla quantitá di carbone portato in superficie.
Le attuali ricostruzioni indicano che nell'incidente perirono 956 lavoratori.
Da qualche anno alcune testate giornalistiche destinate agli Italiani all'estero - fra cui il quotidiano La Gente d'Italia e il settimanale Oggi7 - hanno meritoriamente contribuito a riportare alla luce questa triste pagina di storia italiana e a diffondere i risultati delle ricerche sulla catastrofe di Monongah. Nel 2006 i sindaci di numerosi i paesi italiani dai quali provenivano i minatori hanno commemorato per la prima volta gli Italiani morti, guidati nella visita dal reverendo Briggs. La delegazione di sindaci è stata ricevuta dal Presidente della Repubblica Ciampi. Il Presidente Ciampi ha conferito un'onorificenza a padre Briggs per l'opera svolta, in oltre cinquant'anni, al servizio dei parenti degli Italiani deceduti nel disastro del 1907.
Recentemente è stato realizzato il film-documentario "Monongah, Marcinelle americana" che ha attinto immagini storiche fornite dal Museo dell'Immigrazione di Ellis Island di New York, e da materiale fornito dal Museo dell'Emigrazione di Gualdo Tadino, dall'Istituto storico Ferruccio Parri di Bologna e dal Museo etnografico di Bomba.
A Frosolone (Isernia), in piazza Municipio, c'è un'epigrafe che ricorda il sacrificio dei quattordici frosolonesi.
La tragedia ebbe un tale effetto sulla comunità calabrese che ancor oggi, in quelle zone, quando si vuole indicare la drammaticità di un avvenimento, si usa dire che è una minonga e tuttora, nella zona di San Giovanni in Fiore, si utilizza l'espressione non vado mica a minonga quando si vuole intendere che non si ha intenzione di scomparire senza lasciare traccia.
[modifica] Vittime
Elenco delle vittime del disastro secondo l' Annual Report of the Department of Mines, West Virginia, 1908.
Galleria n. 6
- Americani : Henry Burke | Fay Cooper | Fred Cooper | G. L. Davis | Thos. Donlin | Thos. Duffy | Harry Evans | Wm. Evans | John Fluharty | Floyd Ford | Jno. Herman | Lonnie Hinerman | L. D. Lane | Sam R. Kelly | Timothy Lydon | Henry Martin | Albert Miller | J. W. Miller | Frank Moon | James Moon | A. H. Morris | Cecil Morris | Homer Pyles | Fred Rogers | Frank Shroyer | Scott Sloan | Will Staley | Harold Trader | Wm. R. Walls | A. J. Watkins | Milroy Watkins | Geo. Wiley;
- Polacchi: Geo. Boshoff | Frank Davis | Felix Gasco | Ignat Goff | Frank Krall | Ignots Lapinsky | Jno. Regulski | Petro Rossia | Frank Sawyer | Frank Shantah | Thos. Susnofsky | Mike Wassale;
- Greci: Gass Levant | Nick Scotta | Nick Susta | Andy Tereza | Nick Tereza;
- Slavi: Joe Bagola | Andy Berrough | Geo. Berrough | Mike Belo | Mike Bonotsky | Martin Bosner | Jno. Cresko | Mike Donko | Jno. Dunko | Mike Durkuta | Jno. Dursc | Thos. Duvall | Mike Egar | Steve Feet | Lobe Feretts | Joe Foltin | Paul Frank | Albert George | Jno. Gomerchec | Wogtech Hamock | Mike Hanish | Jno. Hiner | Martin Honick | Paul Honick | Jno. Hornock | Steve Ignatchic | Mike Kerest | Joe Kovatch | Jno. Kristofitz | Jno. Martin | Mike Oshwie | Geo. Polonchec | Paul Provitsky | Jno. Sari | Geo. Sari | Mike Sari | Steve Sari | Mike Sebic | Thos. Seyche | Andy Stie, Sr. | Andy Stie, Jr. | Geo. Strafera | Mike Wattah | Geo. Yourchec | Geo. Yourchec, Jr. | Mike Zucco;
- Italiani: Carl Abatta | Frank Abatta | Joe Abatta | Frank Abruzino | Joe Alexander | Angello Bagunoli | Frank Basile | John Basile | Sam Basile | Salvare Basilla | Joe Belcaster | Sam Belcaster | Pasq Beton | Tony Beton | John Bonasa | Adolph Brand | Don Cemino | Frank Connie | John Connie | Rolph Couch | Joe Covelli | Victor Davia | Nick Deplacito | Lunard Dewett | Loui Faluke | Joe Ferara | Tony Frank | John Fusari | Tony Gall | Franc Garrasco | Carmen Larossia | Frank Larossia | Loui Lelle | James Lerant | Salvatore Lobbs | Mike Meffe | Salvastore Motts | Steve Noga | John Olivaria | Tony Olivette | Janaway Orse | Nick Perochchi | Dom Perri | Fred Prelotts | Peter Privingano | Tony Prosper | Domnick Richwood | John Richwood | Patsy Richwood | Tony Richwood | Mike Ritz | Louis Scholese | Tony Selet | Frank Tallorai | Patsy Toots | Tony Touch | Patsy Virgelet | Tony Virgelet | Dom Ware;
- Ebrei[12]: Frank Dutca | John Matakonis | Mike Matakonis | Thomas Matakonis | Thos. Zinnis;
- Irlandesi: Patrick McDonough
Galleria n. 8
- Americani: Carl Bice | W. H. Bice | Robert Charlton | Wm. R. Cox | James Fletcher | Thos. Gannon | J. W. Halm | E. V. Herndon | Patrick Highland | C. A. Honaker, Jr. | Jno. N. Jones | Pat. J. Kearns | Thos. Killeen | Adam Lane | Scott Martin | Jno. J. McGraw | Chas. McKane | L. L. Moore | C. E. Morris | Marion Morris | Wm. Morris | C. D. Mort | Jno. H. Mort | Sam Noland | Hugh Reese | Jno. Ringer | T. O. Ringler | D. V. Santee | Harry Seese | Beth Severe | Jessie Severe | Dennis Sloan | F. E. Snodgrass | Geo. Snodgrass | Michael Soles | Leslie Spragg | Sam Thompson;
- Polacchi: Andy Garlock | Geo. Herlick | Anton Hiawatin | Vadis Kawalsky | Joe Keatsky | Geo. Kingerous | Mike Kingerous | Jacob Kores | John Kowalish | John Luba | John Majeska | Jno. Majeska, Jr. | Martin McHortar | Chas. Miller | Mike Motsic | Victor Novinsky | Joe Stahnlski | Tom Stampian | Stanley Urban;
- Slavi: Alex. Bustine | John Cheesit | Paul Cheeswock | John Goff | Paul Goff | John Ignot | Geo. Konkechec | Mike Kosis | Frank Krager | Geo. Krall | Frank Loma | John Rehich | Geo. Tomko | John Tomko | Anton Unovich | John Wolincish;
- Negri[12]: Chas. Farmer | Richard Farmer | Geo. Harris | Gilbert Joiner | Calvin Jonakin | Rippen McQueen | W. M. Perkins | Jno. H. Preston | K. D. Ryals | Jessie Watkins | Harry Young;
- Italiani: Beat Anchillo | Dominick Anchillo | Paul Anchillo | Tony Angello | Patsy Alexander | Tony Alexander | Patsy Augustine | Colistino Avicello | Angello Barrard | Felix Barrard | Jose Barrard | Ross Beton | Chas. Bolze | Jersti Bonordi | Felix Calanero | Dom Colasena | Joseph Colcherci | Nick Colcherci | Nick Colleat | Dom Colross | Joe Colross | Victor D'Andrea | Vintura Darso | Clem Debartonia | Dominick Debartonia | Mike Deffelus | Tony Deffelus | Pasqual Deleal | Louis Demarco | Angelo Demaria | Jos. Demaria | Mike Demaria | Sebastian Demaria | Sebastian Demaria, No. 2 | Albert Demark | Jose Demark | Felix Depetris | Angelo Desalvo | Chas. Desalvo | Dominick Desalvo | Felix Desalvo | Tony Desalvo | Jos. Dewey | Mike Dewey | Jno. Dills | Donatto Domico, Jr. | Mike Domico | Pete Donord | Tony Dorse | Jas. Fassanella | Armanda Fellen | Carman Ferrare | Joe Ferrare | Matta Ferrare | Tony Folio | Peter Frabiacolo | Petro Frediavo | Prospera Inveor | Jim Jacobin | Jim Jeremont | Antonio Joy | Frank Joy | Jno. Lombardo | Frank Lore | Dan Manse | Mike Manse | Tony Manse | Pete Marcell | Jas. Maronette | D. C. Masch | Carl Meff | Frank Meff | Cosmo Meo | Bobrato Metill | Jno. Metill | Nick Metill | Dom Morsee | Mike Mostro | Dom Mysell | Felix Mysell | Basile Palela | Jim Palela | Tony Pasqual | Louie Patch | Nick Pett | Saverio Pignalli | Bossilo Pillela | Frank Porzilo | Frank Preletto | Jno. Preletto | Pete Prigulatta | Flora Salva | Joe Salva | Vint Salva | Vint Salva No. 2 | Joe Sarfino | Frank Simpson | Dominick Smith | Jake Sullivan | Angelo Toots | Frank Vendetta | John Vendetta | John Yanero | Nick Yanero | Carman Zello | Jno. Zello;
- Ungheresi: John Palinkis | Joseph Toth;
- Irlandesi: Patrick Laughney;
- Lituani: Mike Bolinski;
- Scozzesi: David Riggins
[modifica] Note
- ↑ 1,0 1,1 The Monongah Catastrophe, The Illustrated Monthly West Virginian, Jan. 1908
- ↑ Gian Antonio Stella, L'orda, Milano, 2003, pag.22
- ↑ Alessandro Scanavini, Morire a Monongah, Oggi7, in America Oggi, 5 maggio 2005
- ↑ Il più grave disastro minerario accaduto sino ad allora negli Stati Uniti era quello avvenuto a Fayetteville, ancora nella Virginia Occidentale, il 29 gennaio precedente, provocando 80 vittime
- ↑ All Hope Is Gone, Fairmont Times, Dec. 7, 1907
- ↑ Secondo la relazione finale del tesoriere della Monongah Mines Relief Committee del 1910 i contributi internazionali furono: Germania 104,70 dollari; Inghilterra: 50,00; Francia: 50,00; Messico: 10,00; Cuba: 5,00. I contributi “istituzionali” furono: Fondo Carnegie: 35.000 dollari; Vescovo della Diocesi di Wheeling: 5.334,40; Croce Rossa Americana: 3.478,11; Governo Ungherese: 1.610,00; Fraternal Order of Eagles: 1.000,00; Elks: 1.000,00; United Mine Workers of America Sindacato dei minatori americani) 1,000.00; Order KoKoal: 629.69 I dati sono tratti dalla tesi di laurea presentata da Jeffery B. Cook alla West Virginia University nel 1998
- ↑ Già nel 1964 il reverendo Briggs affermava che in base alle sue ricerche il numero dei minatori deceduti nella sciagura era assai maggiore di quello ufficialmente diffuso sino ad allora (Everett F. Briggs, Mine Disaster, in Science, n. 146, 2 ottobre 1964). Questi risultati sono stati confermati molto più recentemente da ricerche svolte dal giornale Gente d'Italia, secondo cui i minatori italiani morti sarebbero più di 500
- ↑ La statua fu voluta da Briggs nel 1961 di fronte alla casa di riposo Santa Barbara's Memorial Nursing Home da lui fondata
- ↑ The Dominion Post, Morgantown, 22 Dicembre 2006
- ↑ Jennifer Roush, Not forgotten, The Times West Virginian, 12 Ottobre 2006
- ↑ Secondo Russell Bonasso - studioso della sciagura e autore di Fire in the Hole, un libro che tratta della tragedia del 1907 vi fu un unico superstite, Peter Urban di Monongah che, per una beffa del destino, perse la vita nella stessa miniera diciotto anni dopo
- ↑ 12,0 12,1 I termini utilizzati nel testo originale americano furono "Litvitch" e "Negro".