Noi Siamo Chiesa
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Noi Siamo Chiesa (NSC) è la sezione italiana del movimento cattolico progressista International Movement We Are Church (IMWAC), fondato nel 1995 a seguito di una raccolta di firme in appoggio ad un Appello dal popolo di Dio a Giovanni Paolo II con cui si chiedeva il rinnovamento ecclesiale della Chiesa cattolica poiché le "speranze aperte nella chiesa dal Vaticano II sono andate in gran parte deluse a causa del tentativo di imprigionarne lo spirito rinnovatore". Sebbene riunisca fedeli cattolici, non è un gruppo ecclesiale e non ha ricevuto alcuna approvazione né riconoscimento canonico.
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[modifica] Nascita del movimento
L'appello raccolse oltre 2.500.000 firme in tutta Europa, dopo essere partito dalla Germania e dall'Austria; le firme raccolte, presentate in Vaticano, furono tuttavia ignorate. I promotori dell'Appello hanno proseguito il loro impegno strutturandosi in un coordinamento internazionale dei singoli gruppi nazionali, allo scopo di continuare la sensibilizzazione nella Chiesa cattolica delle istanze di rinnovamento e di impegno sulle questioni più importanti della riflessione teologica ed etica postconciliare.
[modifica] Scopo del movimento
Le richieste avanzate sono:
- accesso ai ministeri ordinati per le donne;
- superamento della divisione tra clero e laicato;
- rilassamento dei vincoli etici sulla sessualità, da demandare alla coscienza dei singoli in accordo con le condizioni culturali odierne;
- accettazione dell'omosessualità come condizione pari all'eterosessualità;
- eliminazione dell'obbligo di celibato per i presbiteri e riammissione dei preti sposati che sono stati sospesi dal ministero;
- maggiori sforzi per ecumenismo con le altre Chiese cristiane;
- promozione della pace.
Nei primi dieci anni di attività, Noi Siamo Chiesa si è pronunciata su vari scottanti problemi dell'attualità ecclesiale e sociale, con lo scopo dichiarato di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla necessità di una Chiesa semper reformanda.
[modifica] Le critiche
Il movimento ha incontrato l'aperta opposizione da parte di alcune Conferenze Episcopali nazionali, come ad esempio in Spagna, il cui ufficio informazioni ha rilasciato una nota[1] che dichiara:
Altre conferenze episcopali, tra cui la CEI, sono rimaste indifferenti al movimento, forse per motivi "strategici".
Lo stesso papa Benedetto XVI ha criticato l'interpretazione dello spirito del concilio Vaticano II dichiarando:
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«L'ermeneutica della discontinuità rischia di finire in una rottura tra Chiesa preconciliare e Chiesa postconciliare. Essa asserisce che i testi del Concilio come tali non sarebbero ancora la vera espressione dello spirito del Concilio. [...] In tal modo, ovviamente, rimane un vasto margine per la domanda su come allora si definisca questo spirito e, di conseguenza, si concede spazio ad ogni estrosità. Con ciò, però, si fraintende in radice la natura di un Concilio come tale. In questo modo, esso viene considerato come una specie di costituente, che elimina una costituzione vecchia e ne crea una nuova. Ma la costituente ha bisogno di un mandante e poi di una conferma da parte del mandante, cioè del popolo al quale la costituzione deve servire. I Padri non avevano un tale mandato e nessuno lo aveva mai dato loro; nessuno, del resto, poteva darlo, perché la costituzione essenziale della Chiesa viene dal Signore e ci è stata data affinché noi possiamo raggiungere la vita eterna e, partendo da questa prospettiva, siamo in grado di illuminare anche la vita nel tempo e il tempo stesso.»
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(papa Benedetto XVI, discorso dell'8 dicembre 2005)
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[modifica] Note
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Sito ufficiale di Noi Siamo Chiesa
- Il discorso di papa Benedetto XVI sull'interpretazione del concilio Vaticano II
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