Ordine lessicografico
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L'ordine lessicografico è un criterio di ordinamento di stringhe costituite da una sequenza di simboli, per i quali è già presente un ordine interno. La regola di ordinamento corrisponde a quella utilizzata nei dizionari (da cui deriva il nome), anche se estesa ad un qualunque insieme di simboli.
Indice |
[modifica] Definizione
Un alfabeto finito totalmente ordinato di simboli è un insieme , dotato di un ordine totale
.
Date due sequenze di simboli
,
diciamo che I < J se esiste un numero per cui
e vale una delle seguenti relazioni:
- n = k < m.
[modifica] Algoritmo di confronto
La regola data sopra è equivalente al seguente algoritmo di confronto:
- n = 1;
- si confrontano i simboli nella posizione n-esima della stringa;
- * se questi sono diversi, il loro ordine è l'ordine delle stringhe;
- * se una delle due stringhe non possiede l'elemento n-esimo, allora è minore dell'altra e l'algoritmo termina;
- * se entrambe le stringhe non possidono l'elemento n-esimo, allora sono uguali e l'algoritmo termina;
- * se i simboli sono uguali, si passa alla posizione successiva della stringa (
).
[modifica] L'ordine lessicografico sull'insieme prodotto
Data una famiglia di insiemi , con i rispettivi ordini totali
, l'ordine lessicografico dell'insieme prodotto
è dato da
.
Con questa regola ogni posizione della stringa può corrispondere a simboli e criteri di ordinamento diversi; per , con lo stesso ordine totale, si ottiene la definizione precedentemente data.
[modifica] Proprietà
La relazione tra stringhe definita dall'insieme lessicografico è di ordine parziale stretto, e gode pertanto della proprietà transitiva e asimmetrica.
[modifica] Monomi
In algebra, e particolarmente in algebra computazionale è fondamentale avere un ordinamento sui termini di un polinomio (ovvero un ordine monomiale); questo problema può essere risolto con una variante dell'ordine lessicografico. In pratica, dato un alfabeto (ordinato) di variabili si possono ordinare tutti i monomi considerando dapprima l'esponente di x1, quindi l'esponente di x2, e così via, finché non si trova una differenza tra gli esponenti. A questo punto, si considera minore il monomio per cui l'esponente è minore.
In simboli, se e
, con
, sono due monomi, e k è il minimo valore per cui
, allora
, e
.