Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista)
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Il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) è stato un partito politico italiano di estrema sinistra extra parlamentare.
Il PCd'I(m-l) fu fondato a Livorno, nell'ottobre del 1966, da un gruppo di comunisti marxisti-leninisti che dopo il XX° congresso del PCUS usciti a sinistra dal PCI di Palmiro Togliatti e Luigi Longo a causa della linea politica giudicata "revisionista" diedero vita al Movimento Marxista-Leninista Italiano con organo di diffusione, il settimanale Nuova Unità.
La fondazione di questo nuovo partito a sinistra del PCI avviene nello stesso luogo dove nel 1921 Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, usciti a sinistra dal Partito Socialista Italiano, avevano fondato il Partito Comunista d'Italia sezione italiana dell'internazionale comunista.
I fondatori del Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) criticavano da sinistra i dirigenti del PCI. Li accusavano di essere "revisionisti". Di aver accettato le tesi di Krusciov che denigravano Stalin e di portare avanti una linea politica parlamentarista e riformista.
Per questi motivi essi pensavano fosse necessario fondare un partito comunista veramente rivoluzionario alla luce della "deriva riformista e parlamentarista" del PCI.
Segretario del nuovo Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) fu eletto Fosco Dinucci. Poteva prendere la tessera del PCd'I (m-l) solo chi dimostrasse di conoscere il pensiero di Marx, Lenin, Stalin e Mao, e fosse disposto a dedicarsi attivamente alla causa della Rivoluzione Proletaria. Il Partito Comunista d'Italia (marxista-leninista) si dichiarò contrario alla Democrazia borghese Parlamentare.
Per i militanti rivoluzionari del PCd'I (m-l), l'unica via era la Rivoluzione, la Dittatura del Proletariato, per realizzare il comunismo anche in Italia mediate la statalizzazione dei mezzi di produzione e scambio, l'economia di stato, la pianificazione, esattamente come nei paesi del Blocco Comunista.
Nel 1968, quando lo scontro ideologico tra il PCUS e il PCC(Partito Comunista Cinese) era al culmine il PCd'I (m-l) veniva riconosciuto ufficialmente dal PCC e dal PLA d'Albania quale riferimento italiano.
Il PCd'I(m-l) subì diverse scissioni. Le principali furono:
- nel 1969 da parte di Angiolo Gracci e Dino Dini (linea rossa);
- nel 1970 da parte di Osvaldo Pesce (OCd'I-ml);
- nel 1979 da parte del gruppo raccolto attorno al quotidiano Ottobre, su posizioni più attente all'Unione Sovietica e alla sinistra del PCI;
- nel 1980 da parte di Ubaldo Buttafava (la nostra lotta) su posizioni filo-albanesi
Il Partito comunista d'Italia marxista-leninista si è poi sciolto nel 1991 confluendo nel Partito della Rifondazione comunista .