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Livorno - Wikipedia

Livorno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nota disambigua - Se stai cercando per altri significati , vedi Livorno (disambigua).
Wikipedia:WikiProject/Progetto geografia/Antropica/Comuni Livorno
Stato: Italia
Regione: Toscana
Provincia: Livorno
Coordinate:
Latitudine: 43° 33′ 0′′ N
Longitudine: 10° 19′ 0′′ E
Mappa
Altitudine: 3 m s.l.m.
Superficie: 104 km²
Abitanti:
155.986 31-12-04
Densità: 1424 ab./km²
Frazioni: Ardenza, Antignano, Montenero, Castellaccio, Gorgona, Quercianella 
Comuni contigui: Collesalvetti, Pisa (PI), Rosignano Marittimo
CAP: 57100
Pref. tel: 0586
Codice ISTAT: 049009
Codice catasto: E625 
Nome abitanti: livornesi o labronici 
Santo patrono: Santa Giulia da Corsica 
Giorno festivo: 22 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia


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«E rivedrò la mia città nativa,
la mia bella città rumoreggiante,
e il mar diffuso e l'incantata riva;
che di freschi misteri ombran le piante.
E rivedrò la darsena giuliva,
che su dall'oleosa acqua stagnante
una foresta inalbera d'antenne
in faccia all'orizzonte ampio e solenne.
Ancor vedrò di fulgide signore
le spaziose vie sempre animate,
vedrò sui volti splendere l'amore,
vedrò nell'aria splendere l'estate,
ma te non rivedrò, te dolce fiore,
sbocciato a quelle perte aure odorate,
cui fosti tolta, povera sorella,
per andar a morir giovane e bella.»
(Giovanni Marradi, Livorno )

Livorno (155.986 abitanti circa) è una città della Toscana, capoluogo della provincia omonima.

È uno dei più importanti porti della costa del mar Ligure, sia come scalo commerciale che turistico e, tra tutte le città toscane, la più giovane.

Indice

[modifica] Stemma, gonfalone, onorificenze

[modifica] Stemma

"Di rosso, alla fortezza torricellata di due, al naturale, la torre di destra [araldica] cimata da una banderuola d’argento svolazzante a sinistra con la legenda FIDES in nero, astata dello stesso; la fortezza movente da un mare d’azzurro ombrato d’argento."

Lo stemma si rifà ad uno più antico mostrante una torre in mezzo al mare e sormontato dalla lettera capitale latina "L". Nel 1605 il Gran Duca di Toscana Ferdinando I de' Medici concesse lo stemma attuale (riconosciuto poi dal Re d’Italia con decreto del 19 settembre 1929); mentre il 19 marzo 1606 la elevò al rango di città.

La "liburna" dei Romani, dalla quale potrebbe derivare il nome della città, era un’imbarcazione (brigantino o feluca): alcuni asseriscono che il primitivo stemma della città mostrava detta imbarcazione in luogo della fortezza. La parola "FIDES" pare una concessione della Repubblica Fiorentina a ricordo della fedeltà di Livorno contro l’armata che la assediò nel 1496 guidata dall'imperatore Massimiliano con Venezia e Genova alleate.

[modifica] Onorificenze conferite alla città

La città di Livorno è la XIXª tra le 27 città decorate con Medaglia d'Oro come "Benemerite del Risorgimento nazionale" per le azioni altamente patriottiche compiute dalla città nel periodo del Risorgimento. Periodo, definito dalla Casa Savoia, compreso tra i moti insurrezionali del 1848 e la fine della prima guerra mondiale nel 1918.

Motivazione (11 marzo 1906): "In ricompensa del valore dimostrato dalla cittadinanza nella difesa fatta nelle giornate del 10 ed 11 maggio 1849. La coraggiosa difesa di Livorno dall'assalto austriaco del maggio 1849 costituisce l'ultimo episodio di una vicenda rivoluzionaria pressoché ininterrotta che ha caratterizzato l'intero biennio 1848-1849 e che ha fatto di Livorno il centro più importante del movimento democratico e repubblicano. Dopo la sconfitta piemontese di Novara, il 23 marzo 1849, gli Austriaci si spingevano verso sud ed entrarono il 1° maggio a Pisa, dove si prepararono all'assalto della città labronica. Dopo quarantotto ore di combattimenti furiosi, Livorno veniva espugnata."

[modifica] Geografia

La costa a sud della città, nei pressi di Calafuria
La costa a sud della città, nei pressi di Calafuria

Il comune di Livorno ha una superficie di 104,1 kmq. La città si trova a 3 metri s.l.m. Non vi sono corsi d'acqua rilevanti, a parte alcuni piccoli torrenti (rio Ugione, rio Maggiore, rio Ardenza). Il terreno è generalmente pianeggiante, salvo elevarsi a sud, dove inizia il sistema della Colline livornesi. Conseguentemente anche la costa, che da Marina di Carrara a Piombino è sempre bassa, si alza quasi a picco sul mare, nella zona detta del Romito. Il comune è classificato, allo stesso modo della maggior parte dei comuni toscani, con grado di sismicità 9 (categoria 2).

[modifica] Clima

Il clima della città è di tipo mediterraneo, con estati mitigate dalla brezza marina ed inverni non particolarmente freddi. Le precipitazioni sono concentrate principalmente in primavera ed autunno.

Nella tabella sottostante sono riportati i valori medi.

Mese Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Anno
Temperatura massima media (°C) 11 12 15 17 21 25 29 28 26 21 16 12 19,4
Temperatura minima media (°C) 6 6 7 10 14 17 21 20 18 13 8 7 12,2
Piogge (mm) 59 64 64 69 59 39 15 29 70 90 95 75 728

[modifica] Storia

[modifica] Gli inizi

Livorno nasce come piccolo villaggio di pescatori, posizionato sulla costa del Mar Ligure, in una cala naturale, a pochi chilometri a sud della foce dell'Arno e da Pisa. Il toponimo è attestato per la prima volta nel 904 come "Livorna" e probabilmente deriva da un nome di persona romana di origine etrusca (Liburna, Liburnius, Leburna, Leburnius). Secondo altre ipotesi deriverebbe invece dal latino liburna (nave veloce da guerra) o dal nome del popolo illirico dei Liburni.

Mentre le consorelle toscane, Firenze, Lucca, Pisa vivono stagioni di grande vivacità artistica, culturale e commerciale, Livorno rimane ai margini della storia. L'evento che muterà in maniera definitiva ed irreversibile il destino del piccolo villaggio, è l'insabbiamento naturale e progressivo dell'antico Porto Pisano, già noto agli Etruschi ed ai Romani, unico sbocco al mare della Repubblica di Pisa ed ubicato proprio a nord dell'abitato labronico; qui infatti, in località "Santo Stefano ai Lupi", si trovavano una pieve e una importante fonte d'acqua sorgiva per il rifornimento delle navi del porto. Pertanto, mentre il Porto Pisano andava trasformandosi in una grande palude, i Pisani decisero di favorire lo sviluppo del piccolo attracco labronico, con la costruzione di un maestoso faro (Fanale dei Pisani) e di una fortificazione a pianta quadrata (la "Rocca Nuova" o "Quadratura dei Pisani", nucleo più antico di quella che sarà poi la Fortezza Vecchia) che andava ad inglobare strutture preesistenti; inoltre nel 1392, per volontà della Repubblica di Pisa, fu innalzata una cinta muraria a difesa del piccolo villaggio. Tramontata la Repubblica, Livorno fu venduta dapprima ai Visconti di Milano, e successivamente, nel 1407, ai genovesi. Durante il dominio della città Ligure, il sistema portuale livornese fu potenziato con la realizzazione di una nuova darsena interna (il cosiddetto Porticciolo dei Genovesi, interrato successivamente e ubicato nella zona dell'attuale Piazza Grande), collegata al mare mediante un canale. Tuttavia, già nel 1421, i fiorentini riuscirono ad accaparrarsi il piccolo scalo marittimo, il loro agognato sbocco al mare, per la cifra di 100.000 fiorini d'oro.

[modifica] Livorno ed i Medici

Copia del progetto di Bernardo Buontalenti
Copia del progetto di Bernardo Buontalenti

Bisognerà aspettare il 1500 e l'avvento dei Medici, Granduchi di Toscana, per assistere all' esplosione demografica e commerciale di Livorno. I Medici, a cominciare da Cosimo I, primo Granduca di Toscana, riuscirono a fare di Livorno uno dei più grandi porti del Mediterraneo: fu costruito un doppio molo, un canale navigabile (Canale dei navicelli) tra Pisa e Livorno, istituirono l'Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano, la cui flotta aveva base nel porto di Livorno, e per mano del figlio primogenito di Cosimo, Francesco I, fu assegnato l'incarico a noti architetti ed artisti dell'epoca, come Bernardo Buontalenti, Alessandro Pieroni e Giovanni de' Medici, di progettare la pianta della nuova città. La nuova città doveva essere la "città ideale", da disegnare con squadra e compasso e definire nei minimi particolari. Il risultato è una splendida città, con quartieri, piazze e strade progettate con grande senso dell'urbanistica, ma anche una città-fortezza, di pianta pentagonale, circondata da mura imponenti, baluardi e fortificazioni alla moderna, che dovevano servire a proteggerla dall'assalto delle navi pirata dei Mori e Saraceni, in quei tempi protagonisti di frequenti scorrerie ed incursioni lungo le coste del Tirreno e del Mediterraneo in generale. Ma quello che segnò definitivamente il destino di Livorno fu la sua proclamazione come porto franco e l'emanazione delle cosìddette "Leggi Livornine'" che porteranno ad una rapida espansione della città, con la realizzazione, a partire dai primi decenni del Seicento, del quartiere della Venezia Nuova.

[modifica] Le Leggi Livornine

Particolare della statua dei Quattro Mori
Particolare della statua dei Quattro Mori
Leggi Livornine
Leggi Livornine

Il 1587 vede il succedersi alla massima carica granducale, dell'altro figlio di Cosimo I, Ferdinando I, fratello di Francesco I. A Ferdinando si deve la proclamazione di Livorno come porto franco. Gli scambi commerciali subirono un aumento vertiginoso. Tra il 1590 ed il 1603 furono poi emanate le "Leggi Livornine" o "Costituzione Livornina". Queste leggi prevedevano la concessione di immunità, privilegi ed esenzioni ai mercanti, di qualsiasi provenienza, ma non solo. Le leggi garantivano anche e soprattutto libertà di culto e di professione religiosa e politica. Chiunque fosse stato ritenuto colpevole di qualsiasi reato (con alcune eccezioni, tra le quali l'assassinio e la falsa moneta) aveva garantita libertà di accesso alla Terra di Livorno. Di seguito l'incipit della 'livornina' proclamata da Ferdinando I, Granduca di Toscana, il 30 luglio 1591:

"... A tutti voi, mercanti di qualsivoglia nazione, Levantini, Ponentini, Spagnoli, Portoghesi, Greci, Tedeschi, Italiani, Ebrei, Turchi, Mori, Armeni, Persiani ed altri [...] concediamo [...] reale, libero e amplissimo salvacondotto e libera facoltà e licenza che possiate venire, stare, trafficare, passare e abitare con le famiglie e, senza partire, tornare e negoziare nella città di Pisa e terra di Livorno..."

Queste leggi daranno a Livorno, nel tempo, le caratteristiche di città cosmopolita, tollerante, multirazziale e multireligiosa. A chiunque sarà consentito professare il proprio culto e molte saranno le chiese e cimiteri costruite dagli appartenenti alle varie comunità religiose e straniere: ebrei, armeni, greci, olandesi.

[modifica] Dal 1700 al 1800, i Lorena

Mappa di Livorno del XVII secolo
Mappa di Livorno del XVII secolo

Giovanni Gastone (o Gian Gastone) è l'ultimo rappresentante della dinastia dei Medici, dopo Cosimo II, Ferdinando II e Cosimo III. Corre l'anno 1737 e Livorno, a cui era stato conferito il titolo di Città agli inizi del 1600, supera i 30.000 abitanti. La città vede insediarsi, al posto dei Medici, la famiglia dei Lorena, famiglia dai forti legami con i reali d'Austria, gli Asburgo.

Il primo rappresentante dei Lorena ad assumere il titolo di Granduca di Toscana, è Francesco II, marito di Maria Teresa, figlia di Carlo VI, che nel 1745 divenne Imperatore d'Austria e del Sacro Romano Impero. Francesco II delegherà un Consiglio di Reggenza in sua vece, con sede a Firenze.
Durante questo periodo la città vive un momento di ulteriore espansione, questa volta oltre il perimetro portuale e la zona costiera. La città si estende oltre le antiche fortificazioni, inglobando i nuovi sobborghi che erano sorti all'esterno del Fosso Reale. In questo periodo si assiste ad una notevole ripresa del commercio, delle arti in genere e dell'editoria che trovano terreno fertile nel diffuso clima di tolleranza della città: qui vengono pubblicati Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria (nel 1764, in forma anonima) e, nel 1770, il primo volume della copia italiana dell' "Encyclopédie ou Dictionnaire raisonnè des Sciences, des Arts et des Mètieres" di Diderot e D'Alembert, in una stamperia ricavata dal vecchio bagno dei forzati.

Nel 1765, Pietro Leopoldo succede a Francesco, dopo la morte di quest'ultimo. Egli volle continuare il progetto urbanistico della città del suo predecessore e seppe dare un nuovo impulso, un respiro un po' più ampio alle attività locali, agganciandole all'economia della regione.

Una delle novità legislative in assoluto più significative e all'avanguardia per l'epoca fu l'abolizione della pena di morte, nel 1786.

Nel 1790 Pietro Leopoldo viene incoronato Imperatore e sarà di nuovo un consiglio di reggenza a governare la Toscana. A Livorno, intanto, prende il potere Ferdinando III, e fu durante il suo periodo che la città subì l' occupazione dei Francesi (capeggiati da Napoleone Bonaparte, nel 1796), degli Spagnoli e degli Inglesi.

Gli ottocenteschi palazzi lungo il Fosso Reale
Gli ottocenteschi palazzi lungo il Fosso Reale

La prima metà dell'Ottocento coincide con una sorta di rinascimento per la città: vengono costruite importanti opere pubbliche come l'Acquedotto di Colognole, sorgono nuovi e grandi teatri e le fortificazioni lungo il Fosso Reale lasciano il posto ad eleganti palazzi signorili. Tuttavia, nel 1849, durante i moti che cacciano il Granduca Leopoldo II, Livorno si proclama repubblica autonoma, ed è l'ultima città toscana a capitolare contro gli austriaci che restaurano il Granducato.

Lo stesso Leopoldo sarà costretto ad abbandonare il trono nel 1859. Così finisce l'epoca dei Granduchi di Toscana: dal 1860 la storia di Livorno segue di pari passo quella del resto d'Italia, dalla proclamazione dell'unità in poi. Nel 1868, la città perderà le franchigie doganali e cesserà di essere porto franco. Questa deliberazione provocherà un drastico calo nelle attività commerciali e nei traffici marittimi, ma la nascita e lo sviluppo del Cantiere Navale Orlando, da lì ad un paio di decenni, farà cambiar volto alla città e vi farà affluire nuove risorse, trasformandola in un centro industriale.

[modifica] L'Accademia Navale

Per approfondire, vedi la voce Accademia Navale di Livorno.

Un evento di fondamentale importanza per il futuro della città fu la nascita dell'Accademia Navale, il 6 novembre 1881. L'Accademia, istituto per la formazione degli Ufficiali della Marina Militare Italiana, fu fondata in seguito alla fusione delle Scuole della Marina sarda con sede a Genova e della Marina borbonica con sede a Napoli, ad opera dell'ingegnere navale Benedetto Brin, più volte Ministro della Marina il cui busto troneggia nella piazza antistante l'Accademia con il volto girato verso la stessa. Nella scuola furono così costruiti alloggi per gli allievi, aule e, per consentire la pratica della vela anche sulla terraferma, fu interrata un'imbarcazione nel cortile interno dell'istituto per insegnare i rudimenti della velatura ed effettuare esercitazioni sull'alberatura. Sono presenti anche spazi aperti attrezzati per gli esercizi fisici e la pratica sportiva. Il simbolo dell'Accademia, che negli anni ha mantenuto un intatto prestigio, è il magnifico veliero, e nave scuola per gli ufficiali, la "Amerigo Vespucci".

[modifica] Il novecento e la seconda guerra mondiale

Gli inizi del XX secolo vedono un fiorire di progetti di notevole valore architettonico ed urbanistico: dagli eleganti stabilimenti termali e balneari, alla funicolare per il Santuario di Montenero, alla nuova stazione ferroviaria della linea Livorno - Cecina. Peraltro, nei primi decenni del secolo, le autorità comunali adottarono una serie di misure per risanare l'intero centro storico, che all'epoca versava in pessime condizioni igieniche: nell'area del Bagno dei Forzati fu ricavato il nuovo ospedale cittadino, mentre, nei pressi del Duomo furono costruiti nuovi palazzi, tra cui quello delle Poste e Telegrafi.

Per approfondire, vedi la voce Scissione di Livorno.

Il 21 gennaio 1921 nasce a Livorno il Partito Comunista Italiano (PCI), come Partito Comunista d'Italia, dalla scissione della corrente di estrema sinistra del Partito Socialista Italiano, guidata da Amadeo Bordiga e Antonio Gramsci, che abbandonò la sala del Teatro Goldoni, dove si svolgeva il XVII Congresso socialista, convocando un congresso costitutivo presso il Teatro San Marco.

L'avvento del Fascismo e l'ascesa politica di Costanzo Ciano, portarono alla realizzazione di grandi opere pubbliche, all'ampliamento dei confini provinciali e, al contempo, all'ideazione di massicci e scellerati piani di sventramento per la città. Così, parallelamente alla costruzione di un nuovo e più grande ospedale e dello stadio comunale, nell'area del centro storico furono demoliti antichi edifici per far posto ai grotteschi palazzi del regime. Nel 1936 verrà anche costituita la società ANIC (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili), che darà, col suo complesso petrolchimico, una maggiore caratterizzazione industriale alla città. Nei pressi dei nuovi insediamenti industriali sorsero grandi quartieri operai, caratterizzati da unità abitative minime definite supereconomiche: autore di quella che fu una mera lottizzazione, senza alcuno spazio per i servizi pubblici, fu Ghino Venturi, architetto del regime, molto attivo a Livorno e dintorni.

I programmi di sviluppo di Livorno, che avrebbero portato alla cancellazione di gran parte dell'assetto storico del centro, furono interrotti per lo scoppio della seconda guerra mondiale, ma ciò non salvò la città dalla distruzione. Il 28 maggio 1943, a quasi tre anni di distanza dal primo leggero bombardamento subito ad opera dell'aviazione francese, per Livorno ebbe inizio una serie di oltre 100 catastrofici bombardamenti. I "B-17" delle forze alleate rovesciarono tonnellate di esplosivo sull'intero territorio cittadino. I bersagli di interesse strategico (la raffineria ANIC, oggi ENI, le acciaierie 'Motofides', il porto) furono distrutti, ma anche gran parte dell'abitato, siti di interesse artistico e storico come il Duomo, la Sinagoga Ebraica (seconda in Europa, per dimensioni e valore artistico, solo a quella di Amsterdam), il Teatro San Marco, molte chiese e palazzi di notevole valore artistico, subirono terrificanti devastazioni, che provocarono centinaia di morti.

[modifica] Il dopoguerra e Livorno oggi

Scorcio della città
Scorcio della città

La ricostruzione durò molti anni: lo sminamento di alcune zone del centro cittadino terminò solo negli anni Cinquanta, mentre la cinquecentesca Fortezza Nuova ospitò baracche di sfollati fino agli anni Sessanta. Livorno acquistò il volto di una città moderna, dimenticando per lungo tempo i lati più preziosi del suo impianto urbanistico. Solo negli ultimi decenni è stata rivolta una maggiore attenzione al passato della città, cercando di recuperare un ruolo turistico ormai da tempo ridotto a testa di ponte per la Corsica o la Sardegna. Nel mentre, la vocazione industriale della città deve misurarsi con una crisi che nasce dal disimpegno della partecipazione pubblica, a partire dagli anni Ottanta: il risultato è uno spostamento del baricentro economico dai grandi complessi (cantiere navale, industria pesante) alle piccole e medie imprese e al terziario.

[modifica] Il porto

Uno scorcio del porto di Livorno
Uno scorcio del porto di Livorno
Per approfondire, vedi la voce Porto di Livorno.

Il porto di Livorno è uno dei più importanti del Mediterraneo, può movimentare qualsiasi tipo di merce, da quella liquida a quella solida in rinfusa, alle automobili,ai prodotti congelati, alla frutta, agli impianti destinati alle imprese industriali, ma soprattutto movimenta migliaia di containers in arrivo ed in partenza per tutto il mondo. Le navi gasiere a doppio scafo che generalmente provengono dal Nord Africa, scaricano gas liquido in caverne artificiali situate a 100 metri sotto il livello del mare. Questo tipo di stoccaggio è l'unico in Italia ed è il secondo in Europa dopo quello di Lavéra (Marsiglia). Inoltre il porto di Livorno può ricevere ogni tipo di nave che va dal piccolo piroscafo al transatlantico come il "Queen Mary" che ha fatto di Livorno una rotta abituale. Al consueto traffico passeggeri, interessato ai traghetti, si è aggiunto quello crocieristico con circa 350 navi l'anno e più di 250.000 croceristi in transito; si calcola che in totale il porto abbia circa due milioni di utenti annui.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Cultura

Dopo le distruzioni subite nel corso della seconda guerra mondiale e le successive mutilazioni inflitte alla città con la ricostruzione, Livorno ha perso gran parte del suo retaggio storico, anche se resistono vestigia delle sue varie fasi: in particolare la struttura del centro cittadino, un pentagono fortificato costruito secondo i criteri della Città Ideale del Cinquecento. Numerose poi sono le chiese, i templi ed i cimiteri di diverse confessioni religiose, simbolo di un perfetto connubio di razze e popolazioni diverse, che hanno influito notevolmente nella cultura cittadina. Questo spirito di reciproca tolleranza, unito in passato alla politica illuminata dei granduchi di Toscana, creò infatti un'intensa attività culturale. Importanti librerie e prestigiosi teatri animavano la vita della città: qui ad esempio fu pubblicata l'edizione italiana dell'Encyclopédie, mentre numerosi letterati, come Tobias Smollet o Carlo Goldoni, soggiornarono nelle amene località intorno a Livorno. Grandi opere d'architettura di pubblica utilità sorsero poi nella prima metà dell'Ottocento, quando la città iniziò ad affermare una vocazione turistica che porterà all'apertura di molti stabilimenti balneari in cui ancor oggi si avvertono gli echi di una lontana Belle époque.

Per approfondire, vedi la voce Stradario di Livorno.

[modifica] Monumenti e architetture

Il monumento a Ferdinando I e i Quattro Mori
Il monumento a Ferdinando I e i Quattro Mori
  • Il Monumento ai Quattro Mori è uno dei simboli di Livorno. È composto dalla statua del Granduca Ferdinando I de' Medici e da quattro statue di bronzo che raffigurano dei pirati in catene. Il monumento fu commissionato per celebrare le gesta dei Cavalieri di Santo Stefano, che affrontarono l'impresa di difendere le coste dalla minaccia dei pirati saraceni. La statua (1595) è opera dello scultore Giovanni Bandini, mentre il gruppo bronzeo dei Quattro Mori (1623-1626) è opera di Pietro Tacca.
    Il monumento è stato spesso criticato perché ritenuto di matrice razzista; in realtà esso glorificava le imprese di Ferdinando I contro i corsari che infestavano le acque del Mediterraneo e al contempo rappresentava un monito per tutti coloro che avrebbero osato sfidare le autorità granducali.
Per approfondire, vedi la voce Fanale dei Pisani.
  • Il Fanale dei Pisani: situato all'imboccatura del porto, è uno dei più vecchi d'Italia secondo solo alla Lanterna di Genova. Eretto nel 1304, è appoggiato su un basamento poligonale di 13 lati, dove fu istituito un lazzeretto; è costruito tutto in pietra a faccia vista presa dalle cave di San Giuliano. È costituito da due cilindri merlati quello inferiore più largo di quello superiore, ha 11 piani ed è alto 47 metri più la lanterna. È riuscito a superare indenne i secoli ma nel 1944, durante la ritirata delle truppe tedesche fu minato e quasi totalmente distrutto. Nel 1956 è stato ricostruito rispettando i disegni del 1304 e riutilizzando, al 90%, il vecchio materiale recuperato in mare. La sua "voce" è quattro lampi ogni 20 secondi e si può vedere da circa 24 miglia marine di distanza. Oggi è riconosciuto monumento nazionale.
  • La Torre del Marzocco, torre ottagonale rivestita in marmo bianco (da cui il primo nome Torre Bianca), venato, con base a tronco di piramide alta 54 metri, fu costruita tra il 1423 ed il 1439 da Lorenzo Ghiberti su progetto di Cosimo Il Vecchio (studi più recenti avanzano invece il nome di Leon Battista Alberti) ispirandosi alla famosa Torre dei venti di Atene. Gli otto spigoli corrispondono ai quattro venti dominanti ed ai quattro intermedi, i nomi dei quali sono stati incisi sui corrispondenti lati della torre. Le quattro armi fiorentine sono rappresentate da altrettanti scudi in marmo. Il nome della torre ha origine da quello che era uno degli emblemi raffigurati sugli stemmi della Repubblica Fiorentina, un leone rampante in rame (il Marzocco), che era rappresentato su una banderuola posta sulla cima della torre abbattuta da un fulmine nel 1737. All’interno, al pianterreno, si trova una cisterna di raccoglimento dell'acqua piovana, nella quale si raccoglieva l'acqua sospinta dal vento sulle pareti della torre, incanalata da una conduttura marmorea.
La Fortezza Vecchia (1534) con il cosiddetto Mastio di Matilde
La Fortezza Vecchia (1534) con il cosiddetto Mastio di Matilde
  • La Fortezza Vecchia è oggi il monumento nel quale è possibile leggere l'intera storia cittadina. La tradizione vuole che nell'XI secolo Matilde di Canossa faccia erigere una torre chiamata, appunto il Mastio di Matilde, a difesa e sorveglianza della costa, allora oggetto di frequentissime incursioni di pirati saraceni (in realtà, studi più recenti hanno evidenziato l'infondatezza di questa teoria, datando ad epoche successive l'erezione della torre circolare). Nel XIV secolo, ad opera di Francesco di Giovanni e Puccio di Landuccio, fu costruita una fortificazione di pianta quadrata attorno alla torre, la cosiddetta Quadratura dei Pisani, posta a sua difesa. Nel 1505, Antonio da Sangallo il Vecchio, su commissione del cardinale Giulio de' Medici (il futuro papa Clemente VII), progettò una nuova ed ulteriore fortificazione, che comprendesse al suo interno la Torre e la Quadratura. Terminata la progettazione, la direzione dei lavori, poi terminati nel 1534, fu lasciata a Nicola da Pietrasanta. La Fortezza ha una pianta pentagonale, possenti mura in laterizio ed è circondata, eccetto un lato che si presenta interrato, dai fossi medicei, i canali navigabili che attraversano parte del centro storico della città. Durante l'invasione napoleonica nel 1796 i bastioni vennero in gran parte ristrutturati dai soldati francesi, e vi furono inserite fenditure per le bocche da fuoco. La Fortezza fu gravemente danneggiata in seguito ai bombardamenti del 1943; in particolare, l'esplosione della santabarbara collocata nei sotterranei del bastione della Capitana (visibile nella foto sopra), ha aperto una spettacolare crepa nella cortina muraria. I lavori di restauro dell'intero complesso si sono protratti per anni.
La Fortezza Nuova (1590-1600)
La Fortezza Nuova (1590-1600)
  • La Fortezza Nuova fu costruita su progetto di Bernardo Buontalenti e Don Giovanni de' Medici, tra il 1590 e l' inizio del 1600. Fortificazione dagli imponenti spalti in pietra e mattoni, di pianta poligonale, vi si accede tramite un ponte posto sugli Scali della Fortezza Nuova, o Scali delle Pietre. Uno dei bastioni ( Bastione di Santa Barbara) fu demolito per far posto al quartiere chiamato Venezia Nuova. Fino alla fine della seconda guerra mondiale la Fortezza venne usata per scopi militari. Alla fine della guerra fu utilizzata, invece, come centro di raccolta di materiale e di macerie in seguito alla lunga e faticosa ricostruzione degli edifici e delle strade del centro storico. Dopo il terremoto del 1950 vi furono poi insediati alloggi prefabbricati per i senzatetto. Il restauro fu completato nel 1972 e la parte superiore è da allora adibita a spazio verde pubblico oltre che sede di eventi e manifestazioni.
L'Acquedotto di Colognole presso il Cisternino di Pian di Rota
L'Acquedotto di Colognole presso il Cisternino di Pian di Rota
Per approfondire, vedi la voce Acquedotto Leopoldino.
  • L'Acquedotto Leopoldino, noto anche col nome di Acquedotto di Colognole rappresenta una delle principali opere pubbliche realizzate a Livorno nell'Ottocento. La sua costruzione fu decretata da Ferdinando III nel 1792; i lavori, affidati all'ingegner Giuseppe Salvetti, furono avviati nel 1793 e subirono diverse interruzioni a causa dell'instabilità politica del Granducato di Toscana. Pasquale Poccianti, sotto il Granducato di Leopoldo II eseguì le opere più importanti, tra cui i tre monumentali serbatoi disposti lungo il percorso delle condotte. Il tracciato, originandosi dalle Sorgenti di Colognole, raggiunge la città di Livorno con un percorso di diciotto chilometri. L'acquedotto, in pietra, attraversa le suggestive colline alle spalle della città per mezzo di gallerie ed arcate; nel tratto livornese, oltre ai citati serbatoi, di notevole interessere architettonico ed ingegneristico sono le grandi arcate che si ergono presso il Cisternino di Pian di Rota, lungo la Via delle Sorgenti.
Il Cisternone
Il Cisternone
  • Il Cisternone è situato ai margini della città ottocentesca, lungo quello che fu il Viale degli Acquedotti (oggi Viale Carducci). Questo monumentale serbatoio, ancor oggi perfettamente funzionante, fu costruito tra il 1829 ed il 1842 su progetto di Pasquale Poccianti per potenziare l'approvvigionamento idrico della città. In stile neoclassico, presenta un elegante porticato composto da otto colonne d'ordine tuscanico. La facciata è sovrastata da una semicupola a cassettoni, sicuramente l'elemento più significativo dell'intero complesso e per il quale la critica più recente ha evidenziato analogie con le architetture visionarie di Étienne-Louis Boullée e Claude-Nicolas Ledoux. All'interno, la vasca è suddivisa in 5 navate di larghezza e 7 di lunghezza da robusti pilastri tuscanici che sorreggono una teoria di volte a vela. Nel sistema idrico originario, l'acqua, proveniente dalle sorgenti di Colognole, raggiungeva la parte posteriore della cisterna, dove veniva depurata mediante degli appositi sistemi di filtraggio; successivamente, con l'introduzione del cloro per il trattamento delle acque, la vasca venne utilizzata solo come serbatoio, per una capacità complessiva di circa 10.000 metri cubi.
Il Cisternino di città
Il Cisternino di città
  • Il Cisternino di città fu progettato da Pasquale Poccianti per rifornire d'acqua il centro cittadino, ma non entrò mai in funzione e oggi ospita la "Casa della Cultura". L'architettura di questo edificio fu condizionata dal contesto urbanistico nel quale doveva andare ad inserirsi; infatti la cisterna avrebbe occupato un lotto lungo la Via Ferdinanda, l'attuale Via Grande, compreso tra la Porta a Pisa e il Fosso Reale. L'unica facciata visibile, risolta con un'abside di forma semicircolare, sarebbe stata solo quella verso ponente, ma la successiva demolizione delle fortificazioni e la realizzazione della Piazza dei Granduchi (attuale Piazza delle Repubblica) sopra il Fosso Reale, imposero a Poccianti di riprogettare i prospetti sulla Via Ferdinanda e sulla nuova piazza: pertanto, lungo l'asse stradale l'architetto impostò un massiccio basamento sormontato da un leggero portico d'ordine ionico, mentre verso la Piazza dei Granduchi, probabilmente vincolato dalla scarsità di fondi a disposizione, si limitò ad una semplice distribuzione delle aperture. Risparmiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, nel Dopoguerra il Cisternino fu quasi completamente isolato dalle costruzioni circostanti con la realizzazione di una nuova ed incongrua facciata verso nord. La vasca interna invece fu divisa a metà con la costruzione di un nuovo solaio.
  • Il Cisternino di Pian di Rota è un serbatoio in stile neoclassico progettato da Pasquale Poccianti per il completamento dell'Acquedotto di Colognole (detto anche Acquedotto Leopoldino). Ubicato a pochi chilometri dalla città, dopo le prime arcate del menzionato acquedotto, entrò in funzione nel 1852, ma già sul finire dell'Ottocento fu distaccato dalla rete idrica cittadina. L’edificio, definito dal semplice incastro di volumetrie pure, è caratterizzato da numerose finestre semicircolari di derivazione termale; un avancorpo, fortemente aggettante e alleggerito da un portico d'ordine tuscanico, sottolinea l'ingresso alla grande cisterna.
I Bagnetti della Puzzolente, di Pasquale Poccianti
I Bagnetti della Puzzolente, di Pasquale Poccianti
  • I Bagnetti della Puzzolente, dal particolare toponimo del luogo, rappresentano una delle ultime realizzazioni di Pasquale Poccianti. Nelle intenzioni della committenza, la costruzione di questo stabilimento termale avrebbe dovuto creare un nuovo polo d'attrazioni per la città; tuttavia l'impresa risultò un insuccesso e lo stabilimento, completato in breve tempo nel 1844, venne chiuso sul finire dell'Ottocento e adibito ad altre destinazioni. Dal punto di vista architettonico Poccianti ripete ancora una volta i temi cari del suo repertorio, con l'incastro di due volumi semicircolari in un cubo centrale; un portico d'ordine tuscanico sormontato da un frontone, di evidente ispirazione palladiana, definisce l'ingresso alla struttura. Attualmente i Bagnetti, che negli anni Sessanta hanno fatto da sfondo ad una scena del celebre film Tutti a casa di Luigi Comencini, versano in pessime condizioni di conservazione.
Piazza della Repubblica
Piazza della Repubblica
  • La Piazza della Repubblica è una delle più grandi e senza dubbio la più suggestiva piazza cittadina. La sua costruzione risale alla prima metà dell'Ottocento quando l'architetto Luigi Bettarini fu incaricato di redigere un piano per congiungere la città fortificata, chiusa dentro il Fosso Reale, con i nuovi sobborghi. Intorno al 1840, il Fosso Reale venne quindi convogliato in una galleria lunga oltre 220 metri; al livello del piano stradale, la costruzione di questa grande volta (da cui il nome popolare di "Voltone" o "Piazza del Voltone") determinò la formazione di una piazza di ampie dimensioni dove furono innalzate le statue dei granduchi lorenesi Ferdinando III, opera di Francesco Pozzi, e di Leopoldo II, eseguita da Paolo Emilio Demi. La statua del Demi però, danneggiata durante i moti di risorgimentali del 1849, sarà rimossa e sostituita, nel 1855, da quella realizzata dallo scultore Emilio Santarelli; oggi l'opera di Paolo Emilio Demi si trova nella vicina Piazza XX Settembre.
Il Mercato delle vettovaglie
Il Mercato delle vettovaglie
  • Il Mercato delle vettovaglie è un maestoso edificio (95 metri di larghezza e 35 metri di altezza) ubicato lungo il Fosso Reale. Progettato dall'ingegnere comunale Angiolo Badaloni, fu inaugurato, dopo circa quattro anni di lavoro, nel 1894, nell'area un tempo occupata dalle fortificazioni della città buontalentiana, a poca distanza dalla Piazza delle Erbe (attuale Piazza Felice Cavallotti). La facciata principale, sugli Scali Aurelio Saffi, è caratterizzata da numerosi finestroni ad arco separati da lesene e disposti su due livelli; quattro grandi colonne classicheggianti sottolineano l'ingresso alla sala principale. Quest'ultima, affiancata da altri locali minori, è ampia e luminosa ed è coperta da una leggera copertura metallica, che rimanda alle grandi realizzazioni del ferro e del vetro del XIX secolo. Ulteriore peculiarità del mercato coperto labronico, uno dei più grandi d'Europa, sono le numerose cantine, poste al di sotto del piano stradale e che lo collegano direttamente col Fosso antistante. Attualmente l'edificio è interessato da un intenso programma di restauro.
Il Castello di Sidney Sonnino, in località Il Romito
Il Castello di Sidney Sonnino, in località Il Romito
  • Il Castello Sonnino si erge su un promontorio a picco sul mare a pochi chilometri dalla città, presso la frazione di Quercianella. La sua costruzione risale alla fine dell'Ottocento quando il Barone Sidney Sonnino, figura di spicco nel panorama politico italiano, decise di trasformare un antico fortilizio rimaneggiato nel Cinquecento dai Medici, in una monumentale dimora signorile in stile medioevale. Il castello, dall'architettura molto sobria, fu anche dotato di una piccola cappella esterna, immersa nella natura incontaminata del parco del maniero e realizzata nel 1895. Sonnino amava particolarmente questo luogo tanto che dopo la sua morte, avvenuta nel 1922, la sua salma fu tumulata in una grotta della scogliera nei pressi dello stesso castello.
Il padiglione principale delle Acque della Salute, oggi tristemente abbandonato
Il padiglione principale delle Acque della Salute, oggi tristemente abbandonato
  • Lo Stabilimento termale Acque della Salute fu costruito, a partire dal 1903, su progetto dell'ingegnere Angiolo Badaloni, a seguito della scoperta, fatta nel 1854, di una polla d'acqua salata ideonea alla cura delle malattie dell'apparato digerente. Il progetto di Badaloni si articola in tre edifici funzionalmente distinti, collegati tra loro da eleganti colonnati e disposti attorno ad un giardino aperto verso il Viale degli Acquedotti (ora Piazza Dante): i padiglioni sono caratterizzati da una leggera decorazione Liberty e, dal punto di vista della tecnica costruttiva, dall'uso di molti elementi in cemento armato. L’edificio a sinistra del corpo centrale accoglieva gli uffici amministrativi ed i laboratori medici; il padiglione destro, identico al precedente, era invece destinato alla distribuzione delle acque, alle quali venne dato il nome di Sovrana, Corallo, Corzia, Preziosa e Vittoria, così da distinguerne le proprietà terapeutiche. Il corpo centrale, ornato da un grande portico ad arcate a tutto sesto, ospitava, al piano seminterrato, i bagni per il trattamento termale, mentre, al piano superiore si trovava un grande salone delle feste, affiancato da alcune sale minori risevate ad attività ricreative e ad un ristorante. Il complesso termale, che assunse la persino la denominazione popolare di "Montecatini a mare" (dal noto comune toscano, sede di centro termale), fu presto affiancato da altre strutture ricettive, come il grande Albergo Corallo, dotato già all'epoca di ascensori elettrici. L'attività delle Acque della Salute proseguì fino alla seconda guerra mondiale; successivamente, nel dopoguerra, i padiglioni dello stabilimento furono trasformati in un locale da ballo, fino ad un disastroso incendio che nel 1968 danneggiò gravemente l'edificio centrale. Il colpo di grazia a questa struttura arriva nel 1982 con la costruzione, di fronte all'ingresso principale, di un cavalcavia sulla vicina linea ferroviaria. Malgrado la sua importanza storica ed architettonica, ancora oggi il complesso versa in stato di completo abbandono.
Il gazebo della Terrazza Mascagni
Il gazebo della Terrazza Mascagni
  • La Terrazza Mascagni è un belvedere sul mare costituito da una balaustra composta da 4.100 colonnine in marmo ed una pavimentazione di 34.800 piastrelle a mosaico che occupano una superficie di 8.700 metri quadrati. Nel luogo dove adesso si estende la Terrazza, sorgeva un tempo il Forte dei Cavalleggeri, postazione a difesa della costa. All'inizio del XX secolo alla fortificazione fu sostituito un parco dei divertimenti. Proprio qui, nel 1896, furono effettuate delle proiezioni cinematografiche, tra le prime in assoluto in Italia. Nel 1925 ebbe poi inizio la costruzione della Terrazza, che fu completata nel 1928 e ampliata dopo la seconda guerra mondiale. Fino al 1943 fu chiamata Terrazza Costanzo Ciano. Nel 1935 venne poi aggiunto il Gazebo, utilizzato per le rappresentazioni musicali ad opera di Ghino Venturi. Il Gazebo, distrutto dai bombardamenti, è stato di recente interamente ricostruito, contestualmente alle opere di restauro della terrazza alle quali ne sono seguite altre di risistemazione delle zone limitrofe. La terrazza, nel suo insieme, nonostante le circostanze ed il periodo in cui fu progettata, si può dire non abbia in alcun modo risentito delle influenze dell'architettura tipicamente fascista, richiamandosi piuttosto a quello stile Liberty al quale sono improntati, assieme ad una buona dose di eclettismo, gran parte del lungomare e dei quartieri residenziali della città. Nello spiazzo antistante sorge l'edificio che ospita l'Acquario Comunale, attualmente in fase di sofferto ampliamento (vedi oltre).
Lo Stadio Comunale Armando Picchi
Lo Stadio Comunale Armando Picchi
Per approfondire, vedi la voce Stadio "Armando Picchi" di Livorno.
  • Lo Stadio Comunale Armando Picchi sorge nei pressi del quartiere residenziale di Ardenza, a poca distanza dal mare e di fronte al complesso dell'Accademia Navale. I lavori furono avviati nel 1933, a seguito di un concorso bandito l'anno precedente dall'Unione Sportiva Livorno; vincitore del concorso è l'architetto Raffaello Brizzi, con un progetto austero e solenne come dettava il regime del tempo. Facendo ampio ricorso al cemento armato, anche se lontano dalle invenzioni di Pierluigi Nervi per il coevo stadio fiorentino, Brizzi disegna due grandi tribune parallele raccordate da due corpi semicircolari; sul fronte rettilineo, rivolto verso ponente, l'architetto imposta una facciata monumentale, aperta da una grande vetrata. Nel 1933, ancora incompleto, lo stadio viene inaugurato ed intitolato a Edda Ciano Mussolini, moglie del gerarca livornese Galeazzo Ciano; l'anno successivo, ad opera dell'Amministrazione Comunale, i lavori sono ripresi e portati a termine nel 1935. Oggi è lo stadio del Livorno Calcio ed è intitolato al grande ed indimenticato campione labronico Armando Picchi.
  • Il Mausoleo di Ciano, ubicato presso il colle di Montenero, è ciò che resta di un impontente monumento d'epoca fascista, costruito per ospitare la tomba del gerarca livornese Costanzo Ciano. Secondo il progetto originario, avrebbe dovuto essere costituito da un grande basamento sormontato da una statua marmorea, alta 13 metri, dello stesso gerarca e da un colossale faro a forma di fascio littorio. Lo scoppio della seconda guerra mondiale impedì il completamento dell'opera, che fu lasciata nella forma di un massiccio torrione alto circa 17 metri. La statua di Ciano, terminata solo in parte, giace invece sull'isola di Santo Stefano, nell'arcipelago della Maddalena, in Sardegna, presso la cava nella quale era ancora in lavorazione al momento della sospensione dei lavori. Ciò che resta del mausoleo è incentrato attorno ad una vasta sala voltata, delimitata da colonne d'impostazione classicheggiante, alla quale si accede mediante una severa apertura architravata; presso il corridoio d'ingresso si riconoscono inoltre i resti del vano scale e del pozzo per l'ascensore, che avrebbero dovuto condurre i visitatori alla sommità del basamento. La copertura, sopra la quale sarebbe stata innalzata la statua di Ciano, è anch'essa incompleta ed è costituita essenzialmente dall'estradosso della volta sottostante. Attualmente il monumento, abbandonato da oltre sessant'anni e sottoposto a continui vandalismi, viene saltuariamente utilizzato solo dalla Brigata Paracadutisti Folgore e dal Tuscania (carabinieri paracadutisti) per esercitazioni di discesa con la corda. Ormai della magnificenza cui aspirarono gli ideatori, il mausoleo conserva solo il panorama: una veduta di Livorno affiancata dal mare con le tre isole dell'Arcipelago toscano (Capraia, Gorgona e l'Isola d'Elba) e con la francese Corsica in lontananza.
Uno scorcio del Grattacielo di Piazza Matteotti
Uno scorcio del Grattacielo di Piazza Matteotti
  • Il Grattacielo di Piazza Matteotti rappresenta una delle più significative architetture livornesi del Dopoguerra, la cui importanza travalica certamente i confini della città stessa. Ne fu architetto il celebre Giovanni Michelucci, uno dei massimi esponenti dell'architettura italiana del Novecento , capostipite di quella che passerà alla storia come la Scuola Toscana. Negli anni Cinquanta Michelucci viene incaricato dal Ministro del Tesoro di progettare un edificio polifunzionale, a carattere residenziale e per il terzario, nell'area dell'ex Barriera Maremmana, a poca distanza dalla Villa Fabbricotti. L'architetto, da sempre sensibile al fascino delle case torri, realizza un'opera straordinariamente contemporanea, soprattutto se confrontata con la coeva Torre Velasca di Milano: abolita la rigidità dell'International Style, egli imposta una torre dall'architettura molto frastagliata sopra un basamento che segue il perimetro del lotto. L'altezza complessiva del grattacielo, realizzato con struttura in cemento armato e rivestito in laterizio, è di circa 90 metri. I lavori furono conclusi solo nel 1966.

[modifica] Luoghi di culto

Il Duomo di Livorno in Piazza Grande
Il Duomo di Livorno in Piazza Grande
  • Duomo
Per approfondire, vedi la voce Duomo di Livorno.

Dedicato a San Francesco, fu iniziato alla fine del Cinquecento su progetto di Alessandro Pieroni. Nel Settecento la primitiva pianta rettangolare fu trasformata in croce latina con l'aggiunta di due cappelle laterali. Pregevole l'originario soffitto ligneo intagliato, andato perduto nel corso dell'ultima guerra mondiale, a seguito della quasi totale distruzione della chiesa. Ricostruito nel Dopoguerra, è stato di nuovo consacrato al culto nel 1952.

  • Chiesa di Sant'Andrea

E' situata sulla Piazza del Cisternone e fu costruita nella prima metà dell'Ottocento su progetto di Gaetano Gherardi.La chiesa sorge dove fino ai primi anni del XIX secolo si trovava un'area cimiteriale, successivamente trasformata in seminario. L'agile campanile che si innalza sul fianco dell'edificio è alto quasi 50 metri.

Chiesa di San Benedetto
Chiesa di San Benedetto
  • Chiesa di San Benedetto

Fu edificata nei primi anni dell'Ottocento su progetto di Gasparo Pampaloni e modificata successivamente. La facciata è ornata da un portico con otto colonne ioniche; l'interno a croce greca è impostato attorno a quattro grandi pilastri che sorreggono la calotta centrale. All'organo di questa chiesa si esercitò il giovane Pietro Mascagni.

La settecentesca chiesa di Santa Caterina
La settecentesca chiesa di Santa Caterina
  • Chiesa di Santa Caterina

Iniziata nel 1720 su progetto di Giovanni del Fantasia, fu consacrata nel 1755. A pianta ottagonale, la chiesa è caratterizzata da una grande cupola, alta 63 metri e ridotta all'aspetto di torrione a causa di problemi di natura statica. All'interno si possono ammirare gli affreschi ottocenteschi realizzati sull'intradosso della cupola; sull'altare maggiore notevole un dipinto ad olio del Vasari.

  • Chiesa del Sacro Cuore (Salesiani)

Costruita negli anni Venti del Novecento nei pressi della Stazione Centrale, la chiesa si presenta come un edificio di gusto neogotico, con una sontuosa facciata alleggerita da un grande rosone centrale. L'interno è a tre navate. (vai al sito dei Salesiani di Livorno)

  • Chiesa di San Ferdinando

Iniziata nel 1707 su progetto di Giovan Battista Foggini, fu conclusa nel 1716; in stile barocco, con una facciata incompleta, presenta una pianta a croce latina. Notevole il gruppo scultoreo conservato presso l'altare e opera di Giovanni Baratta, che rappresenta la liberazione degli schiavi. La chiesa era affidata all'ordine dei Trinitari.

  • Chiesa di San Giovanni

Fu realizzata da Francesco Cantagallina nel XVII secolo su una struttura preesistente di origini remote. Presenta una pianta rettangolare coperta da un soffitto a volta, nel quale si sono conservate parte delle decorazioni settecentesche.

  • Chiesa di Santa Giulia

Questa piccola chiesa seicentesca si trova nei pressi del Duomo. L'interno, restaurato dopo i danni riportati nell'ultimo conflitto bellico, è costituito da una piccola sala a pianta rettangolare coperta da un soffitto ligneo intagliato. Adiacente si trova l'oratorio di San Ranieri, fondato nel 1696 sul terreno del cimitero di Santa Giulia e riccamente affrescato.

  • Chiesa di San Giuseppe

Progettata dall'architetto fiorentino Giuseppe Puini, fu eretta tra il 1839 e il 1842. Presenta una pianta a croce latina, con calotta al transetto. La facciata, caratterizzata da una leggera nicchia decorata cassettoni, è un richiamo all'architettura del vicino Cisternone.

  • Chiesa di San Jacopo in Acquaviva

Di origini millenarie, fu affidata nel Cinquecento alla comunità greca fino a quando questa non si trasferì nella nuova chiesa della SS.Annunziata in Via della Madonna. L'aspetto attuale risale alla fine dell'Ottocento quando fu dotata di una nuova facciata e di un campanile.

La chiesa del Luogo Pio
La chiesa del Luogo Pio
  • Chiesa del Luogo Pio

Questa piccola chiesa, dedicata all'Assunzione di Maria e San Giuseppe, un tempo faceva parte di un grande complesso edilizio, distrutto nel Dopoguerra, per il ricovero delle giovani orfane. La chiesa è in stile barocco e fu completata nel 1715 su progetto di Giovanni del Fantasia. Oggi è sconsacrata e aperta in occasione di mostre di pittura ma è anche sede dal 1989 della comunità livornese della Chiesa cristiana avventista del settimo giorno.

  • Chiesa della Madonna

Si trova sulla via omonima. Costruita tra il 1607 e il 1611, all'interno conserva numerosi altari dedicati ai santi patroni delle nazioni stranieri presenti a Livorno.

L'imponente chiesa di Santa Maria del Soccorso
L'imponente chiesa di Santa Maria del Soccorso
  • Chiesa di Santa Maria del Soccorso

Fu costruita su progetto di Gaetano Gherardi a seguito della violenta epidemia di colera che nel 1835 causò oltre mille morti in città. Si tratta della più grande chiesa di Livorno (90 metri di lunghezza): la facciata è caratterizzata da tre finestre semicircolari, mentre l'interno, a croce latina, è suddiviso in tre navate, con una piccola cupola al transetto. (vai al sito della Parrocchia)

  • Chiesa dei SS. Pietro e Paolo

Progettata da Luigi De Cambray Digny per il nuovo quartiere adiacente la Porta del Casone (attuale Piazza Cavour), fu portata a termine nella prima metà dell'Ottocento. Danneggiata durante l'ultima guerra, presenta una facciata aperta da un portico sorretto da arcate a tutto sesto e una finestra di derivazione termale.

  • Santuario di Montenero

Il colle di Montenero è meta di pellegrinaggi dalla prima metà del XIV secolo: secondo la tradizione, nel 1345 la Madonna sarebbe apparsa ad un pastore storpio. L'attuale santuario ha un impianto fondamentalmente settecentesco, e raccoglie una pittoresca serie di ex-voto. La Madonna di Montenero è la patrona della Toscana. Sulla piazza del Santuario, all'interno di un loggiato, si trovano le tombe di livornesi illustri, come Francesco Domenico Guerrazzi e Giovanni Fattori.

Dedicata a S.Gregorio, fu costruita a partire dalla fine del Seicento. Danneggiata durante la seconda guerra mondiale, i suoi resti furono colpevolmente abbattutti durante la ricostruzione del centro cittadino. Oggi resta solo la facciata, mentre alcuni resti delle decorazioni interne sono abbandonati nel giardino pubblico di Villa Fabbricotti.

Il Tempio della Congregazione Olandese Alemanna
Il Tempio della Congregazione Olandese Alemanna
  • Tempio della Congregazione Olandese Alemanna

Questa chiesa protestante, ubicata lungo il Fosso Reale, fu costruita in stile neogotico tra il 1862 e il 1864 su progetto dell'architetto Dario Giacomelli. La facciata è ornata da tre rosoni e finestre bifore, mentre l'interno presenta un'aula a pianta rettangolare aperta da finestre ogivali e una tribuna posta sopra il vestibolo d'ingresso. La chiesa è da anni in stato di completo abbandono: nel Dopoguerra furono abbattuti i pinnacoli che davano slancio alla facciata e fu autorizzata la costruzione di un incombente palazzo moderno presso l'abside della stessa chiesa che compromise di fatto l'equilibrio del luogo. Malgrado il rifacimento del tetto, l'interno presenta continui e pericolosi distacchi di materiale. Il degrado della zona è accentuato dal crollo, avvenuto negli anni Novanta del Novecento, del terrapieno del Fosso Reale, che non è stato completamente ripristinato ed è ancora lasciato in cemento armato faccia a vista. La chiesa è chiusa al pubblico.

Ubicata presso l'antico cimitero inglese di Via Verdi, fu progettata da Angiolo della Valle e consacrata nel 1844. Di gusto neoclassico, presenta una facciata ornata da un portico sormontato da un frontone. Nel Dopoguerra è stata restaurata e consacrata al culto cattolico.

Fu costruita nei primi anni del Seicento su progetto di Alessandro Pieroni e intitolata alla Santissima Annunziata. E' stata la chiesa nazionale dei greci che prestavano il loro servizio sulle navi dell'Ordine di Santo Stefano. Semidistrutta durante la seconda guerra mondiale, è sopravvissuta pressoché intatta la facciata settecentesca. L'interno, ricostruito, ospita una preziosa iconostasi.

La nuova Sinagoga Ebraica, ricostruita nel dopoguerra
La nuova Sinagoga Ebraica, ricostruita nel dopoguerra

L'antica sinagoga seicentesca, una della più grandi d'Europa, venne gravemente danneggiata nel corso dell'ultima guerra mondiale. Per volontà della comunità ebraica, che vedeva nella ricostruzione del tempio un segno di ritrovata vitalità dopo i drammi della guerra, fu deciso di abbattere gli antichi resti e di costruire una nuova sinagoga, il cui progetto fu affidato all'architetto Angelo Di Castro. L'attuale tempio è stato inaugurato nel 1962 e nelle sue forme architettoniche richiama la Grande Tenda nella quale veniva custodita l'Arca dell'Alleanza. All'interno sono conservati antichi arredi sopravvissuti alle distruzioni belliche.

La chiesa Valdese, già Presbiteriana Scozzese in Via Verdi
La chiesa Valdese, già Presbiteriana Scozzese in Via Verdi

In stile neogotico, fu costruita intorno alla metà dell'Ottocento su progetto dell'architetto Rumball di Edimburgo e fu sede, fino ai primi anni del Novecento, della chiesa Presbiteriana Scozzese. Al fine di non turbare il clero cattolico, fu imposto al progettista di realizzare un edificio simile ad un palazzo, comprendente anche gli alloggi pastorali. Fu danneggiata nel corso dell'ultima guerra, quando andarono completamente distrutte le belle vetrate policrome realizzate da maestri scozzesi.

[modifica] Musei e gallerie

Il Museo Civico G. Fattori, allestito intorno alla metà degli anni Novanta del Novecento nella suggestiva cornice di Villa Mimbelli, ospita un'importante raccolta di opere dei Macchiaioli e dei Postmacchiaioli, movimenti di cui Livorno e i paesi della sua costa furono insieme culla e centro d'attrazione.

Il Museo Ebraico Yeshivà Marini (Via Micali, 21), oltre ad una collezione di arredi e paramenti sacri del culto ebraico, in gran parte portati qui dalla vecchia Sinagoga che fu distrutta a seguito dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, si possono qui trovare raccolte di libri dal XVII al XX secolo ed un Hekhàl del cinquecento che contiene i rotoli della Torah.

Il Museo Mascagnano, è situato all' interno del parco di Villa Maria (ingresso Via Calzabigi). Vi si possono trovare cimeli e testimonianze relative al musicista livornese Pietro Mascagni.

Il Museo Provinciale di Storia Naturale del Mediterraneo (Via Roma, 234, ma l'accesso è da Via dell' Ambrogiana, 4), è ospitato nella Villa Henderson. Un museo ritenuto all' avanguardia sia dal punto di vista del contenuto esposto, che delle strutture. Sempre nel parco della villa vi è un giardino botanico.

[modifica] L'Acquario

L'Acquario Comunale Diacinto Cestoni, situato nel Viale Italia, presso la Terrazza Mascagni, è intitolato al naturalista che tra il XVII ed il XVIII secolo abitò a Livorno. Fu prima costruito nel 1937 e di nuovo riedificato nel 1950 a causa dei danni subiti dai bombardamenti del 1943. Vi si trovano esemplari di ittioflora ed ittiofauna del Mar Mediterraneo. Oltre alle 18 vasche contenenti le specie caratteristiche della costa livornese, si trovano, al pianterreno, anche locali adibiti a sale conferenze. Al piano superiore si trova il Centro Interuniversitario di Biologia Marina ed Ecologia Applicata, al quale fanno riferimento le università di Torino, Pisa, Firenze, Siena, Bologna e Modena. L'acquario comunale è attualmente chiuso per un completo restauro.

[modifica] Ville e giardini

per informazioni sulle aperture delle ville vedi questo sito(regine toscana ville)

[modifica] Cimiteri

  • Cimiteri cattolici: Cimitero Comunale dei Lupi; dell'Arciconfraternita di Santa Giulia; della Purificazione; della Misericordia. Esistono poi i cimiteri di quelli che un tempo, nell'Ottocento, erano i sobborghi della città e che oggi sono quartieri a tutti gli effetti: Cimitero di Ardenza; di Antignano; di Salviano; di Montenero.
  • Cimitero Greco di Via Mastacchi, risalente al 1840.
  • Cimiteri inglesi: Cimitero Inglese di Via Verdi, il primo cimitero protestante d'Italia; Cimitero Inglese di Via Pera, sorto nell'Ottocento su disegno di Angiolo della Valle.
  • Cimitero Olandese, adiacente a quello greco e sorto in sostituzione del più antico Cimitero protestante detto Giardino degli Olandesi, oggi scomparso assieme ad altri luoghi di sepoltura di numerose nazioni straniere come quella Armena.
  • Cimiteri ebraici: gli unici giunti fino ai giorni nostri sono il Cimitero Ebraico di Viale Ippolito Nievo (non più utilizzato e semiabbandonato) e quello in località Santo Stefano ai Lupi.

[modifica] Teatri e Cinema

Per approfondire, vedi la voce Teatro Carlo Goldoni (Livorno).

Livorno, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale, ha ospitato una decina di teatri e arene, tra cui si ricordano:

  • il Teatro delle Commedie o di San Sebastiano, risalente al XVII secolo e trasformato in abitazioni alla fine del XVIII secolo. Qui Carlo Goldoni assistette ad alcune commedie;
  • il Teatro degli Avvalorati, aperto nel 1782 e restaurato nel 1867 con la costruzione di una nuova facciata; aveva 126 palchetti distribuiti su cinque ordini, mentre la platea misurava 15 metri di larghezza e 18 metri di lunghezza. Successivamente e fino allo scoppio della guerra, sarà trasformato in cinematografo;
  • il Teatro San Marco, il più sontuoso teatro cittadino; fu progettato dagli architetti Salvatore Piccioli e Gaspero Pampaloni ed inaugurato nel 1806. Aveva 136 palchetti distribuiti su cinque ordini; la platea misurava 19 metri di lunghezza e 17,5 metri di larghezza. All'interno conservava preziose decorazioni di Luigi Ademollo che lo rendevano tra i più armoniosi teatri d'Italia. Dopo un periodo di intensa fortuna, nel Novecento il teatro fu quasi abbandonato, tanto che nel 1921, quando qui si tenne la fondazione del Partito Comunista Italiano, i partecipanti al congresso dovettero aprire gli ombrelli anche nella sala a causa delle pesanti infiltrazioni d'acqua piovana;
  • il Teatro Goldoni, progettato da Giuseppe Cappellini ed uno dei più grandi teatri italiani; fu inaugurato nel 1847. Presenta dimensioni della platea (lunga e larga 20,5 metri) analoghe a quelle del Teatro alla Scala di Milano; vi sono 115 palchetti disposti su 4 ordini attorno al Palco Reale e sormontati da un grande loggione. Inoltre la sala è coperta da una avveneristica volta di cristallo, straordinaria applicazione dei temi dell'architettura del XIX secolo, al fine di rendere il teatro idoneo alle rappresentazioni diurne;
  • il Teatro Rossini, aperto nel 1842 e riccamente decorato dal celebre Giovanni Duprè; presentava 130 palchetti su cinque ordini, con una platea larga 14 metri e lunga 15 metri;
  • il Teatro Politeama, inaugurato nel 1878 e caratterizzato da una struttura portante metallica; in origine poteva ospitare 3000 persone;
  • l'Arena Alfieri, un grande spazio scoperto aperto al pubblico nel 1841 e adibito a spettacoli diurni;
  • l'Arena Garibaldi, inaugurata nel 1863 in sostituzione della demolita Arena Labronica che un tempo si trovava nell'area del Mercato delle vettovaglie.
La sala del Teatro Goldoni dopo il recente restauro
La sala del Teatro Goldoni dopo il recente restauro
La copertura trasparente del Teatro Goldoni
La copertura trasparente del Teatro Goldoni

I disastrosi bombardamenti della seconda guerra mondiale e la scellerata ricostruzione postbellica cancellarono gran parte di questo patrimonio assieme ad una serie di teatri minori: solo il Goldoni e il Politeama sopravvissero a quei tragici eventi. Successivamente il Politeama, ubicato di fronte al Tempio della Congregazione Olandese Alemanna, fu completamente demolito per far posto ad un palazzo di architettura anonima, mentre il Goldoni è stato recentemente sottoposto ad un imponente restauro (conclusosi solo nel 2004 alla presenza del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi) che ha riportato il teatro agli antichi splendori.

Attualmente i teatri ed i cinema attivi sono:

Cinema storici recentemente chiusi:

  • Cinema Teatro La Gran Guardia, uno dei più importanti teatri italiani, costruito nell'immediato dopoguerra;
  • Cinema Odeon, progettato da Virgilio Marchi, fu il cinema più grande d'Europa per molti decenni;
  • Cinema Metropolitan

[modifica] Biblioteche

Vai al sito della Biblioteca Labronica

  • Biblioteca Villa Fabbricotti
  • Bottini dell'olio info Bottini
  • Emeroteca
  • Centro documentazione e ricerca visiva Villa Maria
  • Biblioteca dei ragazzi
  • Biblioteca Antifascismo e Resistenza
  • Biblioteca Igiene e Sanità pubblica c/o 4 Circoscrizione

[modifica] Vernacolo

Il vernacolo livornese è fondamentalmente una variante del toscano nord-occidentale (parlato anche nelle province di Pisa e Lucca), ma se ne discosta per certi tratti tipici della pronuncia, i più appariscenti dei quali sono alcune vocali molto aperte e la /k/ singola intervocalica che viene completamente elisa (e non soltanto aspirata, come accade nella maggior parte delle parlate toscane), mentre quella doppia rimane tale. Per esempio la frase "la mia casa" diviene la mi' 'asa, mentre invece la frase "vado a casa" rimane tale perché nella pronuncia italiana la "c" è raddoppiata (vado a ccasa); anche in una frase come "Il cane abbaia" la "c" rimane integra perché non è intervocalica.

Del tutto peculiare è anche la frequente interiezione "dé", da non confondere col "deh" esortativo italiano, ormai desueto. Al contrario, il "dé" livornese è praticamente onnipresente, e può assumere un vasto spettro di significati, spesso decodificabili solo mediante l'intonazione. Assieme al "dé" spesso troviamo il termine "boia", che viene usato come esclamazione ("Boiadé").

Inoltre, il lessico contiene tracce (vocaboli e locuzioni) di alcune delle numerose lingue parlate dalle comunità ospitate da Livorno attraverso i secoli: ad esempio talvolta i piedi vengono detti "le fètte" parafrasando alla buona il vocabolo inglese "feet", tale iterpretazione deriva dal periodo della Seconda Guerra Mondiale, in quanto i soldati americani presenti a livorno utilizzavano l'inglese per parlare con i livornesi, conoscendo solo poche parole di italiano. Ad esempio, per dire "Hai i piedi grandi" si può sentir dire "C'hai dù fètte paiono zattere".Va anche notata la presenza, in seno alla numerosa presenza ebraica, del bagitto, ormai però relegato ai pochi che ne conservano ricordo.

Altra particolarità, stavolta retorica, è l'uso di una forma di ironia che consiste nell'uso di locuzioni iperboliche con una determinata intonazione, per significare l'esatto opposto: ad esempio, "e sei parigino!", per intendere che l'interlocutore è tutt'altro che proveniente da Parigi (città dell'eleganza e del buon gusto per antonomasia).

Per approfondire, vedi la voce Il Vernacoliere.

Grande rappresentanza del vernacolo livornese viene data anche dal Vernacoliere, mensile di satira politica/sociale diretto da Mario Cardinali, che include varie rubriche di attualità, vignette, fumetti, posta dei lettori tutte (o quasi) rigorosamente in vernacolo livornese. Il mensile non solo è apprezzato e diffuso a livello locale, ma è seguito da appassionati del genere in tutta Italia.

[modifica] Personalità legate a Livorno

< !--Per favore, seguire l'ordine alfabetico di cognome-->

[modifica] Tradizioni

Effetto Venezia
Effetto Venezia

Le tradizioni legate alla Città di Livorno sono proprie di molte Città marinare e legate a comportamenti e linguaggi che, colorati dall'estroverso dialetto (vernacolo), rendono il senso dell'allegria e voglia di vita che contradistingue la popolazione.

[modifica] Ricorrenze

[modifica] Feste e fiere

[modifica] Gare remiere

Ogni estate si tengono tre gare remiere tra i rioni della città:

  • seconda domenica di giugno: Coppa Risi'atori (dalla Torre della Meloria al Porto Mediceo)
  • ultimo sabato di giugno: Coppa Ilio Barontini (a cronometro, in notturna, lungo i canali della città)
  • seconda domenica di luglio: Palio Marinaro (tratto di mare di fronte alla Terrazza Mascagni)

[modifica] Proverbi

Come tanti luoghi del nostro paese anche Livorno è piena di modi di dire che, nel loro complesso, raccontano la storia di un popolo e le verità della vita di tutti i giorni. Questi, insieme ad altre citazioni, sono raccolte in una dedicata sezione di WikiQuote che puoi consultare qui: Proverbi Livornesi.

[modifica] Giornali e Riviste

A Livorno ha sede la redazione de Il Tirreno quotidiano molto diffuso in buona parte della Toscana con molte redazioni locali in precedenza conosciuto come Il Telegrafo.

A Livorno è presente un giornale satirico molto famoso: Il Vernacoliere.

Quindicinale di controinformazione Livornese e internazionale Senza Soste, fondato nel 2006 da una redazione indipendente.

[modifica] Sport

[modifica] Impianti sportivi

[modifica] Cucina

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Alessandro Cosimi dal 12-13/06/2004
Centralino del comune: 0586 820111
Email del comune: segnalazioni@comune.livorno.it

Il territorio comunale è diviso in cinque circoscrizioni, indicate con un numero.

[modifica] Scuole Superiori e Licei

  • Liceo Scientifico Sperimentale "Francesco Cecioni"
  • Liceo Scientifico Statale "F.Enriques"
  • Liceo Scientifico Sperimentale "Sacro Cuore"
  • Istituto Tecnico per Geometri "B.Buontalenti"
  • Istituto Tecnico Nautico "Cappellini"
  • Istituto Tecnico Industriale "G. Galilei"sito ufficiale
  • Istituto Tecnico Commerciale "A.Vespucci - P.Calamandrei"
  • Istituto Profes. Serv. Comm. E Turistici "C. Colombo"
  • Istituto Profes. Industria e Artigianato "L.Orlando"
  • Istituto Statale di Istruzione Superiore "Niccolini - Palli"

[modifica] Gemellaggi

Livorno è gemellata con le seguenti città:

[modifica] Bibliografia generale

- L. Bortolotti, Livorno dal 1748 al 1958, Firenze 1970.

- R. Ciorli, Livorno. Storie di ville e palazzi, Pisa 1994.

- A. d'Aniello (a cura di), I Luoghi della Fede. Livorno, la Val di Cornia e l'Arcipelago, Calenzano 2000.

- O. Chelli, Livorno: il Mediterraneo in cucina, Roma 1989.

- L. Donolo, L'Accademia Navale. Livorno e la sua Università del mare, collana Percorsi nella Storia, Livorno 2006.

- G. Lamberti, D. Matteoni (a cura di), Il Teatro Goldoni di Livorno, un restauro per la città, Ospedaletto (Pisa) 2004.

- M. Luzzati (a cura di), Le tre sinagoghe. Edifici di culto e vita ebraica a Livorno dal Seicento al Novecento, Torino 1995

- D. Matteoni, Le città nella storia d'Italia. Livorno, Roma - Bari 1985.

- D. Matteoni, Pasquale Poccianti e l'acquedotto di Livorno, Roma - Bari 1992.

- R. Mazzanti, Il capitanato nuovo di Livorno (1606 - 1808). Due secoli di storia attraverso la cartografia, Pisa 1984.

- G. Micheletti (a cura di), Giuseppe Cappellini architetto 1812 - 1876, catalogo della mostra, Livorno 1998.

- G. Nudi, Storia urbanistica di Livorno. Dalle origini al secolo XVI, Venezia 1959.

- G. Panessa, Olimpia Vaccari, Livorno. Il primato dell'immagine, Livorno 1992.

- G. Piombanti, Guida storica ed artistica della città e dei dintorni di Livorno, Livorno 1903.

- G. Piancastelli Politi Nencini (a cura), La Fortezza Vecchia, difesa e simbolo della città di Livorno, Cinisello Balsamo (Milano) 1995

- G. Razzaguta, Virtù degli artisti labronici, San Giovanni in Persiceto (Bologna) 1985.

- E. Repetti, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, Firenze 1833 - 1846; voce Livorno, t. II, pp. 717 - 794.

- P. Vigo, Livorno, Bergamo 1915.

- P. Volpi, Guida del Forestiere per la città e contorni di Livorno, utile ancora al livornese che brama di essere istruito dei particolari della sua patria, Livorno 1846.

[modifica] Altre immagini della città

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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