Ponte Leproso
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Il ponte Leproso (o "ponte Marmoreo") è un ponte di origini romane della città di Benevento, che permette alla via Appia di superare il fiume Sabato. In origine aveva cinque arcate, oggi ridotte a quattro,
Fu costruito probabilmente dal censore Appio Claudio Cieco, in occasione dell'apertura della via Appia, forse riutilizzando un precedente ponte dei Sanniti[citazione necessaria], e fu quindi restaurato da Settimio Severo e dal figlio Caracalla nel 202. Fu distrutto forse una prima volta dai Goti di Totila nel VI secolo.
Il nome attuale di "ponte Leproso" è attestato dai tempi del principe longobardo Landolfo VI (1071[1]. Secondo lo storico e canonico Stefano Borgia[citazione necessaria] il nome deriverebbe dalla presenza nei pressi di un ospedale per i lebbrosi, non tuttavia altrimenti attestato.
Secondo monsignor Domenico Maria Zingarelli, storico locale del XIX secolo[2], Manfredi di Svevia sarebbe stato ucciso nel 1266 da Carlo d'Angiò presso questo ponte, nel corso della battaglia di Benevento.
La sua struttura attuale a quattro arcate si deve alla ricostruzione realizzata da Giovan Battista Nauclerio dopo il terremoto del 1702.
Della struttura romana resta solo uno dei piloni, costruito in opera quadrata di tipo rustico (con superfici a vista sbozzate "a bugne rustiche").
Nei pressi del ponte si trova la piccola chiesa di San Cosimo, da cui deriva la denominazione utilizzata nel XIX secolo come "ponte di San Cosimo".
Oggi il ponte è stato chiuso al traffico cittadino.
[modifica] Note
- ↑ Il nome è attestato in un diploma di concessione a favore di Dacomario, all'epoca rettore della città. Il documento, facente parte della "Cronaca di Santa Sofia", si conserva nella Biblioteca Vaticana (Ferdinando Ughelli, [citazione necessaria])
- ↑ Domenico Maria Zingarelli, "Storia di Benevento", [citazione necessaria]