Sa'id ibn al-Jubayr
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Sa‘īd b. al-Jubayr appartiene alla generazione dei Tabi'ūn, successiva a quella dei Sahib del profeta Maometto.
Di origine non araba, Sa‘īd b. Jubayr era un mawlà nero di epidermide ma questo non gli impedì - esempio non unico nella sotia islamica - di ritagliarsi un posto di assoluto rispetto fra gli uomini di cultura e di potere nella società araba dell'VIII secolo d. C. (I secolo islamico).
Grande raccoglitore di tradizioni giuridiche riguardanti il Profeta e i suoi Compagni, Sa‘īd b. Jubayr fu un ottimo giocatore di scacchi, al pari del suo coetaneo al-Sha‘bī.
Partecipò alla vita politica del periodo del califfo omayyade ‘Abd al-Malik b. Marwān e del suo governatore (wālī) al-Hajjāj b. Yūsuf, parteggiando per Ibn al-Ash‘ath che si ribellò al califfo e alla dura politica di al-Hajjāj dopo aver portato l'Armata dei Pavoni degli abitanti di Basra nel lontano Tukhāristān (attuale Afghanistan).
Per evitare di essere coinvolto nell'attività repressiva di al-Hajjāj (che bloccava le nuove conversioni all'Islam per non rinunciare ai tributi che i non musulmani erano tenuti a versare all'erario islamico e che contrastava duramente il processo di urbanizzazione delle masse agricole per i medesimi fini fiscali), Sa‘īd b. Jubayr si dice si fosse concentrato sul gioco degli scacchi (shatranj) per attirarsi critiche da parte dei pii musulmani e scansare perciò la nomina a giudice (Qādī) di Kufa che invece il governatore gli voleva imporre.
In seguto alla ribellione, Sa‘īd b. Jubayr non fu perdonato (come al-Sha‘bī), ma fu decapitato come ribelle e spergiuro.
[modifica] Voci correlate
- ‘Abd al-Malik b. Marwān
- al-Sha‘bī
- al-Hajjāj b. Yūsuf
[modifica] Bibliografia
- al-Dhahabī, Ta’rīkh al-Islām (Storia dell'Islam), Beirut-Cairo, Dār al-kitāb al-lubnānī-Dār al-kutub al-‘ilmiyya, 1985.
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