San Vincenzo al Volturno
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Il monastero di San Vincenzo al Volturno è uno storico monastero benedettino posto nel territorio del comune di Castel San Vincenzo in Provincia di Isernia, nell'Alta Valle del Volturno.
[modifica] Chronicon Vulturnense
Le prime vicende storiche relative all'antico monastero sono raccolte nel Chronicon Vulturnense, un codice miniato. Il monaco Giovanni redasse tale testo in scrittura beneventana nel 1130 circa, attingendo a fonti dell'Ottavo, Nono e inizio Decimo secolo, ma spesso manomettendo delle informazioni a scopo agiografico. Lo scopo della redazione del Chronicon era mettere ordine nelle memorie del cenobio, in un momento in cui l'Italia Centrale era minacciata dall'espansione normanna. Oggi il codice è conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, BAV Barb. lat. 2724.
[modifica] Storia
L'area su cui nacque il monastero aveva ospitato un insediamento di epoca tardoromana. Tra il Quinto e il Sesto secolo tra gli edifici oramai in disuso, fu realizzata una chiesa e un'area funeraria.
Secondo il Chronicon Vulturnense, il cenobio nacque grazie a da tre nobili di Benevento, tali Paldo, Taso e Tato. Costoro per intraprendere vita ascetica raggiunsero l'Abbazia di Farfa. Tommaso di Morienne, abate del monastero benettino in Sabina, suggerì loro di fondare un monastero presso il fiume Volturno dove vi era già un'oratorio di San Vincenzo. La fondazione di tale oratorio viene attribuita a Costantino I il Grande. Sottolineare l'origine beneventana dei tre fondatori fa supporre che l'istituzione sia stata favorita cercando nuovo prestigio da Gisulfo II, duca di Benevento dal 743 al 749, longobardo e cristiano.
Con l'arrivo dei Franchi dal Nord, il monastero si trovò in una zona di confine tra Franchi e Longobardi. Nel 774 è abate il franco Ambrogio Autperto. Nel 782 è abate il longobardo Potone: viene deposto per aver lasciato il coro durante una lode cantata a Carlo Magno; solo giurando fedeltà al re dei Franchi riuscì a tornare ai suoi incarichi. Il 27 marzo 787 lo stesso re dei Franchi concede privilegi fiscali e giurisdizionali tali da equiparare il monatero alle maggiori abbazie europee. Nel nono secolo con gli abati Giosuè, Talarico ed Epifanio il monastero si espanse divenendo una piccola città 350 confratelli e vasti possedimenti terrieri.
Nell'anno 848 l'abbazia viene danneggiata da un terremoto. Dodici anni dopo viene ricattata da Sawdan, emiro di Bari, a cui viene versato un ingente tributo per non subire un saccheggio. Nell'anno 881 dei saraceni al soldo del duca Atanasio di Napoli, grazie al tradimento della servitù dei monaci, depredano e bruciano il cenobio. I superstiti fuggirono a Capua; ritornarono a costruire il monastero nel 914 riuscendovi solo alla fine del secolo grazie all'appoggio diretto degli Imperatori Ottone II e Ottone III. I monaci tentarono di costruire nell'Alta Valle del Volturno una podestà attarverso l'amministrazione della giustizia e la riscossione dei tributi.
Sul finire del secolo Mille i monaci per difendersi da un eventuale attacco normanno si trasferirono in una posizione più difendibile; nell'anno 1115 papa Pasquale II consacrò la nuova chiesa abbaziale. Nel dodicesimo secolo avvenne la conquista normanna degli Abbruzzi che portò progressivamente nei secoli successivi al disgregamento della signoria monastica. Dal XV secolo il monastero inizia ad essere gestito, sia a livello spirituale che economico dal di fuori, occupato da un numero sempre minori di confratelli. Nell'anno 1699 San vincenzo al Volturno entra nell'amministrazione di Montecassino, fatto che sancisce definitivamente la fine della sua autonomia.
A causa dei bombardamenti della Seconda guerra mondiale il monastero ha subito pesanti danni. Angelo Pantoni, monaco di Montecassino si è occupato per anni della ricostruzione. Grazie a lui dal 1989 San Vincenzo al Volturno ospita una comunità: le benedettine giunte dal cenobio del Connecticut Regina Laudis.