Santi Cirillo e Metodio
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I fratelli Cirillo e Metodio sono venerati come santi sia dalla chiesa cattolica che da quella ortodossa. Originari di Tessalonica nell'Impero Bizantino (oggi in Grecia), evangelizzarono la Pannonia e la Moravia nel IX secolo.
Poco sappiamo di Cirillo e di suo fratello Metodio. Siamo a conoscenza del fatto che Cirillo in realtà si chiamava Costantino e che adottò il nome Cirillo dopo la sua monacazione, nell'ultima parte della sua vita. Siamo inoltre informati delle loro attività grazie a due Vitæ, scritte in paleoslavo, chiamate anche Leggende Pannoniche. Conserviamo poi le lettere del papa a Metodio e la Leggenda italica, scritta in latino. Essa narra che a Velletri il vescovo Gauderico, devoto di San Clemente, le cui reliquie furono portate in Italia proprio da Cirillo, redasse un resoconto sulla vita di quest'ultimo. Poiché le fonti sono scarne, è fiorito un gran numero di leggende intorno alle figure di Cirillo e Metodio.
Sappiamo di certo che essi erano fratelli, nati a Salonicco (in slavo Solun), da una nobile famiglia greca: il padre, Leone era drungario della città, posizione che gli permetteva un elevato status sociale. Cirillo era il più giovane di sette fratelli, secondo la Vita Cyrilli; pare inoltre che già in tenera età avesse espresso il desiderio di dedicarsi completamente al perseguimento della sapienza. In giovane età Cirillo si trasferì a Costantinopoli dove studiò la teologia e la filosofia. Si tramanda che Fozio stesso fu tra i suoi precettori. Anastasio Bibliotecario ci informa dell'amicizia che intercorreva tra Cirillo e Fozio così come di una disputa dottrinaria. La curiosità di Cirillo dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. In ogni caso, fu nel campo della linguistica che Cirillo diede prova del suo genio: oltre alla lingua greca, parlava correntemente anche il latino, l'arabo e l'ebraico. Da Costantinopoli, l'imperatore inviò i due fratelli in varie missioni: presso gli Arabi, i Càsari...
Nella missione presso i Càsari Cirillo trovò le reliquie di San Clemente, un Vangelo e un salterio scritti in lettere russe, come ci informa la Vita Methodii. Questo passo, fino agli anni '50 del XX secolo è stato interpretato alla lettera: nel clima nazionalistico instaurato da Stalin, si giunse alla conclusione che l'alfabeto cirillico - le lettere russe del testo - sia nato proprio in Russia. In realtà, oggi questa tesi è stata smentita da una nuova teoria: molto più probabilmente, infatti, c'è stata un'inversione tra le lettere R e S, per cui il termine russe, in slavo diventa siriache, forse perché a quel tempo i Siriaci erano già cristiani e avevano già un Vangelo tradotto.
La missione più importante che fu affidati ai due fratelli fu quella presso gli Slavi di Pannonia e di Moravia.
Il re di Pannonia, Rastislav, chiese all'imperatore di Bisanzio di inviare missionari. In realtà celava un motivo politico perché trovava preoccupante la presenza tedesca sul suo territorio. Infatti la Pannonia era già stata evangelizzata dalla precedente missione di Salisburgo.
É sicuro che Cirillo e Metodio, pur essendo in grado di parlare lo slavo, fossero greci in origine, provenendo da una famiglia della nobiltà greca. Lo slavo che parlavano era in realtà un dialetto di Salonicco che, molto probabilmente, avevano imparato durante l'infanzia grazie al contatto con la servitù. Lo studioso greco Anthony Tachiaos ha dimostrato che, nelle fonti più antiche, i due erano sempre visti come forestieri, portatori della dottrina cristiana e non appartenenti all'etnia slava. Dal momento che il dialetto di Salonicco era simile al bulgaro, la Bulgaria ha da sempre rivendicato a sè la patria dei due.
Cirillo dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глаголь che significa parola). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni, venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell'Aprakos.
Nel regno di Rastislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo. Nel 867 i due si recarono a Roma per consacrare preti i loro discepoli. Tuttavia questa risulta essere un'anomalia: perché religiosi appartenenti alla Chiesa di Bisanzio giunsero a Roma? É probabile che sia stato il papa stesso a convocarli perché preoccupato dall'amicizia che intercorreva tra Cirillo e Fozio: Fozio, patriarca di Costantinopoli, si era posto su una direttiva apertamente anti-romana, sostenendo che il patriarca di Costantinopoli e il papa e avessero pari dignità e infrangendo così uno dei dogmi della Chiesa cattolica; ancora oggi si parla di Scisma di Fozio.
Ad ogni modo il papa riservò loro un'accoglienza positiva, consacrò prete Metodio e approvò la loro traduzione della Bibbia in slavo. Inoltre Cirillo riportò a Roma le reliquie di San Clemente, ritrovate in Crimea.
A Roma Cirillo si ammalò e morì. Venne inumato presso la basilica di San Clemente.
Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmiun (oggi Sremska Mitroviča). Intanto in Pannonia a Rastislav successe il nipote, Sventopelk, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio (visti come portatori di un'eresia). Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera. Nel 885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria e in Dalmazia.