Scarenna
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Scarenna è una frazione di Asso. Nell'ultimo decennio ha visto sorgere diverse case sul suo territorio, ed è ora considerata, a buon diritto, la zona residenziale del paese. Lungo la strada che la collega a Caslino d'Erba vi è una palestra di roccia, molto apprezzata dagli scalatori.
Il toponimo originario Scarèna deriva probabilmente, secondo il Boselli,[1] dal longobardo skarjo, "sculdascio", capo militare diventato amministratore di possedimenti reali, facendo ipotizzare che la frazione, e quindi, forse, anche Asso, appartenesse al fisco regio. Un'altra ipotesi di etimo avvicina il nome al latino scarere, "diboscare", accennando ad una zona lungo il Lambro resa libera da alberi.[2] Secondo l'Olivieri la voce deriverebbe dal provenzale escareno, "fianco rovinato di una montagna".[1]
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[modifica] Chiesa di Santa Maria in Angeretta
Carlo Mazza, in Memorie storiche della Vallassina, riporta che la chiesa di Santa Maria in Angeretta, detta «antichissima», fu eretta nella ghiaia del letto del Lambro, che ora scorre a poche centinaia di metri di lontananza, e che aveva allagato quel terreno in un'inondazione.
Lo stesso autore riferisce che nel 1570 Carlo Borromeo ordinò che venisse deviata la roggia che scorreva presso i muri di questa chiesa, che venisse dotata di un pavimento di mattoni in sostituzione di quello selciato, ed altre operazioni; altrimenti, sarebbe stata demolita.
Riguardo all'origine del nome, egli scrive che:
La chiesa è stata recentemente restaurata ed ampliata, inglobando un edificio vicino; conserva ora una pregevole scultura moderna del Cristo . La piazza antistante è stata ora completamente rivestita in pavé.
[modifica] Torre dei Pallavicini
La torre dei Pallavicini di Scarenna fu eretta nel 1140, data che era riportata sullo stemma. Si può vedere ancora oggi, sebbene abbia subito numerose modificazioni.
[modifica] Punt de la Fola
Il punt de la Fola (in dialetto locale, "ponte della Folla") è il vecchio ponte sul Lambro che univa Asso con Scarenna. Nel 1999, in occasione del gemellaggio con Saint-Péray, è stato restaurato e su di esso è stato vietato il traffico, che ora, invece, scorre sul ponte nuovo, poche decine di metri più a valle. In mezzo al ponte nuovo, inaugurato nel giugno 1999, vi è una scultura con una targa su cui si legge, in latino, italiano e dialetto:
- Pontem, nomine dictum Folam, obsoletum parumque idoneum substituendum, una cum Lariana Tricuspidata Montana Communitas, et Assiensis civitas, pro meliore ad Vallassinam aditu alterum ex novo confici voluerunt.
- Ad perpetuam rei memoriam tertio millennio adveniente
- A.D. MIM
- Per liberare dalle fatiche il nostro vecchio ponte della Folla, il comune di Asso e la Comunità Montana del Triangolo Lariano vollero questo nuovo ponte della Vallassina, migliore entrata e transito a tutta la valle.
- A memoria perenne per il terzo millennio
- 1999
- Per règurdà per sèmper l'inaugurazion del punt da la Valasina, fa fà da la Comunità Muntana di düü ramm del lach e dal comun de Ass, al post del punt vècc "de la Fola", per favurì el pasàcc vers tuta la Valasina.
- 1999
[modifica] Oltolina
Nel dicembre del 1888 si costituì giuridicamente, ad Asso, la società in accomandita semplice "Fratelli Oltolina", che segnò il passaggio alla fase industriale.[3] Il cotonificio, ancora attivo, si trova nella frazione di Scarenna, vicino al punt de la Fola.
L'arrivo degli Oltolina fu dovuto all'ottimale lavorazione delle folle e delle tintorie locali «per il bel appretto che ivi si dà alle stoffe, lo spurgo dell'olio, la nettezza e la lucentezza dei colori». Le valassinesi erano note per l'abilità nel filare la lana e soprattutto la seta. Una filanda lavorava, sfruttando l'energia idraulica fornita dalle pale di un mulino sul Lambro, mentre un piccola fabbrica produceva tele e fazzoletti, finendo i greggi che arrivavano dai paesi vicini. Su questa professionalità secolare si innestò l'iniziativa dei fratelli Augusto e Giuseppe Oltolina che, acquistata la filanda di seta, installarono telai per la produzione di tessuti di cotone, panni di lana e seta. L'"Ultulina" divenne, nel tempo, l'industria simbolo per la valle, in grado di dare lavoro, raggiungendo anche mille dipendenti, in maggioranza donne. I rapporti in fabbrica rispondevano a quelli che caratterizzarono lo sviluppo industriale, ma per operai ed impiegati, di Asso e dei paesi viciniori, l'"Ultulina" rappresentò la possibilità di non emigrare, evitare pendolarismi pesanti e fornire alla famiglia un'entrata sicura, da affiancare a quella, tradizionale ma sempre più povera e marginale, dell'agricoltura.[4]
Nel settembre del 1944, fu saccheggiato da canzesi, assesi e sfollati, esasperati ed affamati, un deposito di pacchi della Croce Rossa Internazionale, per prigionieri di guerra inglesi, presso il Cotonificio. Non furono effettuate rappresaglie dai tedeschi grazie agli interventi di Luigi Oltolina e delle autorità ecclesiastiche. Secondo alcune voci, i tedeschi avrebbero evitato reazioni, avendo per primi saccheggiato il deposito, lasciando la seconda scelta agli italiani.[5]
Negli anni ottanta del XX secolo, gli Oltolina lasciarono il timone dell'industria, che però ha conservato, a sottolineare la garanzia di serietà e qualità, il nome di "Cotonificio Oltolina Spa".[6]
[modifica] "Ponte di Brooklyn"
Nel 1991 venne inaugurata una passerella pedonale e ciclabile in acciaio sul Lambro, ora soprannominata dagli assesi "ponte di Brooklyn" per la vaga somiglianza strutturale, che collega Scarenna alla stazione di Canzo-Asso delle Ferrovie Nord Milano Esercizio. Questo ponte ruppe ulteriormente l'isolamento della frazione dopo il ponte sul vecchio guado del fiume, in località Ca' Bianca di Caslino d'Erba.[7]
Nel 2003 la passerella è stata tinteggiata con colori sgargianti che ne esaltano la struttura, a cura dell'architetto Raffaele Gagliardi.
[modifica] Note
- ↑ 1,0 1,1 F. Cani, La toponomastica storica del Triangolo lariano, pag. 34
- ↑ P. Ceruti, La Vallassina nei Binari del Tempo, pagg. 19 e 43
- ↑ P. Ceruti, op. cit., pag. 265
- ↑ P. Ceruti, op. cit., pagg. 265 e 266
- ↑ P. Ceruti, op. cit., pag. 304
- ↑ P. Ceruti, op. cit., pag. 266
- ↑ P. Ceruti, op. cit., pag. 349
[modifica] Bibliografia
- AA.VV., Il Triangolo lariano, Albese con Cassano, Nodolibri, collana Guide della provincia di Como, 2002. ISBN 887185070X
- Fabio Cani, La toponomastica storica del Triangolo lariano, Cantù, Nodolibri. ISBN 8871850661
- R. Castellazzi, G. Oleotti, Asso e le sue valli, a cura della Pro Asso, 1949
- Paolo Ceruti, La Vallassina nei Binari del Tempo, Erba, pubblicazione Centro Ricerche Vallassinesi, Bryan Edizioni, 1999
- Virginio Longoni, Immagini della devozione nel Triangolo lariano, Canzo, Comunità montana del Triangolo lariano, 2002
- Carlo Mazza, Memorie storiche della Vallassina, trascrizione integrale a cura di Armando Nava, biblioteca comunale di Asso
- Progetto Civita, Como, collana Le istituzioni storiche del territorio lombardo, Milano, 2000