Settimio Passamonti

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Settimio Passamonti (Mosciano Sant'Angelo 1954 - Roma, 21 aprile 1977), poliziotto italiano.

Passamonti, allievo sottufficiale di Pubblica Sicurezza presso la Scuola Allievi Sottufficiali di Nettuno, fu ucciso mentre prestava servizio di ordine pubblico durante una manifestazione indetta a Roma da estremisti di sinistra dell'area di autonomia. Fu uno dei molti caduti nel corso degli anni di piombo; alla sua memoria il comune natale ha intitolato una strada e quello di Roma un largo nei pressi del luogo nel quale cadde ucciso.

[modifica] La situazione politica

La tensione in Italia era salita bruscamente da quando, durante gli scontri di piazza avvenuti poco più di un mese prima, a Bologna, lo studente Francesco Lorusso , era caduto ucciso da un proiettile esploso alle sue spalle da un carabiniere. In risposta alle proteste per la morte del dimostrante, il Ministro dell'Interno Francesco Cossiga inviò i carri armati nelle strade di Bologna accentuando lo scontro politico.

[modifica] Gli scontri

Il mattino del 21 aprile la polizia sgomberò l'Università di Roma occupata da studenti dell'area dell'Autonomia. Nel pomeriggio appartenenti all'area degli autonomi tentarono un assalto con bombe molotov e P38. Vicino alla città universitaria, nella zona di San Lorenzo, un gruppo di manifestanti aprì il fuoco contro le forze dell'ordine. Settimio Passamonti raggiunto da due colpi cadde ucciso. L'agente Antonio Merenda, altri due agenti e un carabiniere furono feriti, ma si salvarono. Rimase pure ferita Patrizia Bermier, giornalista.

Lo scontro fu uno dei più violenti degli anni di piombo per il numero dei colpiti e per il volume di fuoco e per l'uso massiccio delle P38 da parte dei dimostranti.

Il giorno successivo il governo vietò tutte le manifestazioni a Roma per un mese. Il Ministro dell'Interno Francesco Cossiga dichiarò che doveva finire il tempo dei figli dei contadini meridionali uccisi dai figli della borghesia romana^{[citazione necessaria]}.