Storicità dei Vangeli
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Storicità dei Vangeli - Il Vangelo di Marco inizia con Archè evanghelium = inizio della predicazio, cammino di fede, non un inizio storico [cap 1] inizia con una professione di fede in Gesù e della sua natura divina. Ha valore teologico, non storico - Il Vangelo di Giovanni procede su linee teologiche: [cap 1] ritorna l’Archè e non si menziona Gesù, ma egli viene indicato come Logos = entità divina → anche qui non si indica un principio temporale ma atemporale, fuori dalle vicende umane (riguarda la vita intima di Dio). Giovanni vuole trattare la dimensione teologica affermando la generazione eterna del Logos: stabilisce l’identità netta di Gesù, considerandolo Logos (parola) del Padre → si sofferma sulla persona del Logos-Gesù, venuto ad annunciare se stesso e a rivelare il Padre (col quale è una sola cosa). - Il Vangelo di Matteo non afferma la natura divina di Gesù, ma c’è quella della messianicità (figlio di Davide, re per antonomasia di Israele, e di Abramo, capostipite del popolo di Dio): si ricongiunge agli inizi di Israele (torna il concetto di inizio, archè , temporale umana e storica (fa una ricostruzione storica della genealogia di Gesù). [cap 1, vers 18-…] inizia a narrazione come quella di un qualsiasi personaggio: è un trattato storico, voluto e consapevole. Manca l’affermazione della divinità di Gesù perché si rivolge ai cristiani del giudaismo (lui è giudeo-cristiano) che hanno una nozione radicata di monoteismo (l’affermazione della natura divina poteva esser fraintesa come bestemmia), afferma quindi solo la messianicità e diluisce l’affermazione della natura divina. - Il Vangelo di Luca [cap 3, vers 23-...] al centro degli eventi, finita la missione del Battista, inizia la fase della pubblica predicazione di Gesù (inizio temporale). Nel cap 3 riporta la genealogia di Gesù (non è una genealogia uguale a quella di Matteo, che inizia da Abramo) Luca procede a ritroso, iniziando da Giuseppe per andare oltre Abramo fino ad Adamo. I 2 poli (umano e divino) in Luca trovano un nuovo bilanciamento, senza dimenticare una nuova radicazione storica, ribadendo che l’incarnazione non è fine a se stessa → quella di Gesù non è una storia qualsiasi, ma una storia sacra da valutare con canoni metafisici. [cap 1]: racconto = termine classico per indicare la narratio storica (non è un romanzo). delle cose che si sono compiute = considera pienezza del piano divino salvifico. ci sono state trasmesse = nella tradizione orale. dall’inizio = inizio storico-narrativo. testimoni oculari = s’informa da testimoni che sono poi diventati predicatori itineranti del messaggio divino: ricerca fonti accurate = valutazione critica delle fonti. solidità = solidità storica dell’insegnamento dottrinale che deve salvare ordinata = disposizione precisa degli eventi secondo successione cronologica e teologica.
Tutti gli evangelisti vogliono lasciare una testimonianza di fede: non bisogna cercarvi rigore di critica storica, una perfetta coerenza di cronologia, di personaggi e di stile (non tutti sono dei letterati) → i Vangeli non hanno attendibilità storica: gli evangelisti vogliono offrire uno spaccato di fede delle prime comunità cristiane. La fede in Cristo nasce dalla figura di Gesù, quindi ha radice storicizzante: si rendono conto che le vicende storiche di Gesù sono trasfigurate nella fede della comunità con un atto non arbitrario, ma che rileva da un evento che scuote le comunità dei primi seguaci di Gesù, cioè la resurrezione. Nella redazione dei vangeli abbiamo il “dopo” la resurrezione: dista dagli avvenimenti di circa 30-40 anni, sono il risultato di un cammino delle comunità alla luce della resurrezione e degli eventi pasquali (il Cristo risorto) che hanno aperto gli occhi ai credenti sulla missione di Gesù: dopo la resurrezione tutti sono costretti a rivedere le proprie idee, testimonianza autoptica, reinterpretata dalla dottrina → Luca fissa un momento iniziale della rilettura nella Pentecoste (racconta che dopo la resurrezione, gli apostoli sono investiti dello Spirito Santo –il fuoco è l’immagine vetero-testamentaria dello Spirito di Dio– e cominciano a predicare la resurrezione di Cristo). Luca pone nella pentecoste questo cambiamento radicale della testimonianza degli apostoli → questa resurrezione impone agli evangelisti la ripresa e la ripresentatone in una nuova veste (non più narrativa-storica) con una rilettura pasquale degli eventi, anche per le parti narrative ci si trova di fronte a problemi successivi alla vita umana di Gesù. Il genere letterario del vangelo è difficile da definire: potrebbe essere definito una sorta di diario di una comunità, ma non esisteva una comunità chiaramente definibile a cui poteva rivolgersi. Si parla di un nuovo genere letterario, quello dei vangeli, con lingua semplice, chiara, corretta, che ama la brevitas, paragoni, immagini (diversa dalla lingua della Bibbia).