Tamarro
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Tamarro è un termine, usato principalmente con connotazione dispregiativa, che indica in genere una persona rozza o comunque (per la realtà sociale di riferimento) non lodevole; deriva dall'arabo tamario o tamaro (venditore di datteri), nell'Ottocento nome popolare della vite selvatica. Nel paragone con la vite coltivata, il tamarro era perciò la pianta che - non curata - non dava frutto o non ne dava di buono. Con questo senso metaforico si diffuse.
[modifica] Usi correnti del termine
Nel gergo, soprattutto giovanile, tamarro è un'espressione dispregiativa a cui è associata una gamma piuttosto variabile di implicazioni negative. Le principali associazioni che questi termini evocano riguardano l'aderenza a certi modelli comportamentali (relativi al vestiario, ai modi di convivenza sociale, alle forme di intrattenimento, agli interessi) e al ceto di appartenenza spesso in qualche modo legato al luogo di provenienza.
Questi sarebbero associati a comportamenti asociali in varie gradazioni (dal bullo al delinquente giovanile). I termini dialettali e locali comparabili sono molti. Tra i più utilizzati: tarro, tauro, zarro, maranza, sgrauso, truzzo (voci di area prevalentemente settentrionale), burino, boro, coatto e zauro, (d'uso prevalentemente romano), zasso,zagno e "cheyenne" (d'uso strettamente pugliese), zallo, ciaonè, tabbozzo, tazzorro, peones e tascio (d'uso prevalentemente siciliano), "cuozzo" e "chiattillo" ( di uso napoletano).
Tali termini in realtà connotano varianti locali dello stereotipo che non coincidono strettamente. Di seguito vengono presentate le principali varianti.
[modifica] Boro e Burino
Boro ha un utilizzo differenziato da burino e coatto. Il burino viene dal contado, il coatto dalle periferie ed è un mezzo malandrino, il boro è l'inurbato, di ceto medio-basso che ha aspirazioni altoborghesi che scimmiotta goffamente ma che manifesta nei modi, negli atteggiamenti la sua bassa estrazione sociale. È un termine molto classista, quasi razzista, evolutosi nei quartieri "bene" di Roma Nord: Parioli, Fleming e Vigna Clara in cui la differenziazione di classe è molto sentita.