Teoria degli stadi
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La teoria degli stadi è una teoria socio-economica concepita da Walt Whitman Rostow nel corso degli anni 1960. Secondo questa teoria, i processi di sviluppo economico e modernizzazione di una società si verificano in ogni Paese attraverso diversi stadi di sviluppo. Questi stadi partono dalla cosiddetta società tradizionale, cioè una società nella quale la stragrande maggioranza della popolazione opera nel settore primario in un economia di sussistenza e autoconsumo basata su rapporti di reciprocità e ridistribuzione, imperniata da una cultura dominata dal fatalismo e dal familismo amorale. In seguito a questo primo stadio si passa al secondo che è caratterizzato dalla crescita massiccia dell’industrializzazione, la quale in seguito viene a sua volta soppiantata dalle attività terziarie in un contesto dominato da un’economia integrata basata su legami di interdipendenza.
Le critiche a questa teoria si riferiscono soprattutto al fatto che Rostow ha preso come modello solamente le esperienze accadute nelle regioni più avanzate dei paesi occidentali, e non ha preso in considerazione le altre tipologie di sviluppo che invece si sono verificate senza rispettare queste sequenza di tappe. In alcuni casi (come le regioni del Mar Mediterraneo) infatti lo sviluppo economico si è verificato "saltando" quasi completamente la seconda fase, quella dell'industrializzazione, per cui in questi casi si è passati direttamente da una società agricola ad una terziaria.