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Mar Mediterraneo - Wikipedia

Mar Mediterraneo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Nota disambigua - Se stai cercando altri significati di Mediterraneo, vedi Mediterraneo (disambigua).
Visione satellitare
Visione satellitare

Il mar Mediterraneo è un mare intercontinentale che si trova tra Europa , Africa e Asia. La sua superficie approssimativa è di 2,51 milioni di km² ed ha una larghezza di circa 3700 km.

Il Mediterraneo è collegato ad ovest all'Oceano Atlantico, attraverso lo Stretto di Gibilterra. Ad est raggiunge il Mar di Marmara e il Mar Nero, tramite i Dardanelli e il Bosforo. Il Mar di Marmara è spesso considerato parte del Mediterraneo, mentre il Mar Nero viene generalmente distinto. Il Canale di Suez a sud-est collega il Mediterraneo al Mar Rosso.

Le maree sono molto limitate a causa dello scarso collegamento con l'oceano.

Il clima mediterraneo è generalmente caratterizzato da inverni umidi ed estati calde e secche. Coltivazioni caratteristiche della regione sono: olivo, vite, agrumi, e quercia da sughero. La regione del Mediterraneo ha una lunga storia di civiltà.

Indice

[modifica] Il nome

Il termine Mediterraneo deriva dalla parola latina Mediterraneus, che significa in mezzo alle terre. Il Mar Mediterraneo attraverso la storia dell'umanità è stato conosciuto con diversi nomi. Gli antichi Romani lo chiamavano, ad esempio, "Mare Nostrum"

[modifica] Morfologia

Per quanto riguarda la topografia del fondale il Mediterraneo è diviso in due bacini principali che si possono considerare semichiusi. Il primo è quello del Mediterraneo occidentale, delimitato dal canale di Sicilia e caratterizzato da ampie piane abissali, il secondo, il Mediterraneo orientale, è molto più accidentato e dominato dal sistema della dorsale Mediterranea.

[modifica] Il bacino occidentale

Il bacino del Mar Mediterraneo
Il bacino del Mar Mediterraneo

Il bacino occidentale comprende il Mare di Alborán, il bacino Algero-Provenzale o balearico e il bacino Tirrenico.

[modifica] Mare di Alborán

È la parte più occidentale del mar mediterraneo, delimitato a occidente dallo stretto di Gibilterra e ad oriente dalla linea che congiunge Cabo de Gata in Spagna con Capo Fegalo in Algeria. Occupa una superficie di circa 54.000 km² e la profondità massima è di 1500 m nella parte occidentale e 1200 m in quella orientale. La piattaforma continentale si estende per una larghezza compresa fra i 2 e 10 km lungo la costa spagnola e per un massimo di 18 km lungo la costa nordafricana. Al centro del mare di Alborán si trova l'isola omonima.

[modifica] Bacino algero-provenzale

Comprende un'area più o meno triangolare che comprende il Golfo di Valencia, il Mar Ligure e il mare di Alborán. Ha una superficie di circa 240.000 km² e una profondità massima di circa 2800 m. In alcuni tratti costieri, tipicamente alle foci dell'Ebro e del Rodano la piattaforma continentale raggiunge anche i 60 km di larghezza, con un massimo di 72 km presso il Golfo del Leone. La larghezza minima si ha invece tra Genova e Tolone, dove il fondale è caratterizzato da ampi e profondi canyon. Le isole di Maiorca e Minorca hanno una piattaforma comune mentre Ibiza è separata da un braccio di mare profondo 800 m. Al centro del bacino si trova la piana abissale delle Baleari, profonda dai 2600 a i 2800 metri.

[modifica] Bacino tirrenico

Il bacino tirrenico è la parte più profonda del Mediterraneo Occidentale, raggiunge infatti i 3800 m di profondità. Il fondale è caratterizzato dalla presenza di numerose dorsali e di rilievi di tipo vulcanico. Vi sono elevate montagne sottomarine che in alcuni casi si elevano fino a -500 m come il Monte Marsili e il Monte Valivov. Poche e di modeste dimensioni sono le piane abissali fra le quali si trovano la piana di Corsica, la piana di Orosei, la piana di Olbia, la piana abissale tirrenica e il rialzo pliniano. Il bacino è praticamente chiuso, è messo in comunicazione con i bacini adiacenti da pochi stretti passaggi. A nord un canale profondo circa 3/400 m lo mette in comunicazione con il Mar Ligure, lo stretto di Bonifacio, profondo non oltre i 50 m, lo mette in comunicazione con il bacino algerino così come il profondo canale, caratterizzato dalla presenza della fossa algero-tirrenica, mette in comunicazione i due bacini a sud della Sardegna. Il canale di Sicilia, dal fondale basso e caratterizzato dalla presenza di banchi che possono ridurre la profondità a poche decine di metri lo mette in comunicazione con il Mediterraneo Orientale.

[modifica] Il bacino orientale

Fanno parte del Mediterraneo orientale il Mare Adriatico, il Mar Ionio, il Mar Egeo e il Mar di Levante

[modifica] Mar Adriatico

Il Mare Adriatico ha una superficie di circa 135.000 km² e una profondità massima di 1230 m. Da un punto di vista morfologico può essere diviso in tre aree: la parte settentrionale completamente dominata dal delta del Po è un lento declivio nel quale la profondità non supera i 75 m, la parte centrale, tra Ancona e il Gargano è caratterizzata dalla presenza di una depressione detta "fossa del medio Adriatico" (266 m) mentre la zona meridionale ha una piattaforma continentale che si restringe in corrispondenza della Puglia fino a circa 20 km, fra la Puglia e l'Albania si trova la piana adriatica con una profondità media di circa 1000 m e la massima di 1200 m. Da qui la profondità risale a circa 800 m in corrispondenza del canale d'Otranto che separa l'Adriatico dallo Ionio.

[modifica] Mar Ionio

Il Mar Ionio si estende su una superficie di circa 616.000 km² dalle coste della Libia e della Tunisia fino alla Grecia e all'Italia meridionale. Raggiunge la massima profondità (5.093 m) nella Fossa ellenica. Nello Ionio si trova la piana abissale più estesa del Mediterraneo.

[modifica] Mar Egeo

Ha una superficie di circa 80.000 km² e oltre 200 isole. Lo collega allo Ionio il Golfo di Corinto (56 m) e numerosi canali profondi fra i 300 m e gli 800 m fra le isole di Rodi e Creta. Raggiunge la massima profondità (2.500 m) in corrispondenza della fossa di Creta che si estende dal Golfo di Argolide a Rodi.

[modifica] Mar di Levante

Il Mar di Levante è la parte più orientale del Mediterraneo, ha una superficie di circa 320.000 km² ed è delimitato a ovest dalla linea che congiunge Capo Ra's al Hilal, in Libia con l'isola di Gavdos presso Creta. La piattaforma continentale è molto estesa sia presso il delta del Nilo sia nel golfo di Iskenderun. La massima profondità è di 4384 m in corrispondenza della fossa di Plinio.

[modifica] Caratteristiche fisiche

Il Mar Mediterrano è un bacino semichiuso con una forte evaporazione e un ridotto apporto di acque dolci fluviali, apporto infuenzato da attività umane (dighe e sbarramenti). Nei mesi estivi l'evaporazione è relativamente ridotta a causa dei venti non eccessivamente frequenti e dell'elevata umidità, al contrario nei mesi invernali l'evaporazione è molto elevata a causa dell'aria fredda e della prevalenza di venti secchi di origine continentale (Bora, Maestrale, Vardarac, Scirocco e Meltemi).
Evaporazione e ridotto apporto di acque fluviali fanno sì che il Mediterraneo sia in costante deficit idrico. Questo viene compensato dall'Oceano Atlantico che annualmente riversa nel Mediterraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, tra i 36.000 e i 38.000 km³ d'acqua. Questo apporto di grandi quantità d'acqua, provoca forti correnti durante tutto l'anno, favorendo la pulizia dei bassi fondali dello Stretto che, diversamente, nel corso dei millenni si sarebbe inevitabilmente chiuso.

[modifica] Le correnti superficiali

Le correnti superficiali mediterranee originano tutte dall'afflusso di acqua atlantica e seguono in prevalenza degli andamenti di tipo ciclonico, cioè antiorario. L'acqua atlantica, più fredda ma meno salata (motivo per cui rimane in superficie) entra nel Mediterraneo dopo aver lambito le coste del Marocco.

Una volta varcato lo stretto di Gibilterra viene spinta a sud dalla forza di Coriolis e segue prevalentemente la costa nordafricana dando origine alla corrente algerina, una parte della massa d'acqua, scontrandosi con la corrente anticiclonica del mare di Alborán, si biforca verso nord in direzione delle isole Baleari.
La corrente algerina, nel prosieguo del suo corso, si biforca nuovamente: una parte prosegue verso il canale di Sicilia, un'altra invece risale verso la Corsica e unendosi alla parte che fin dall'inizio si era diretta verso le Baleari dà origine alla corrente ligure provenzale catalana che scorre verso ovest lambendo le coste liguri, francesi e catalane e attraversando il Golfo del Leone.

I bassi fondali del canale di Sicilia fanno sì che la corrente algerina si biforchi nuovamente, una parte risale infatti verso il Tirreno dando origine ad una corrente ciclonica che in parte lambisce le coste liguri e si riunisce con la corrente ligure-provenzale catalana.

La parte di corrente algerina che riesce a valicare il canale di Sicilia attraversa dapprima un'area prospiciente le coste della Tunisia e della Libia caratterizzata da correnti anticloniche (il Golfo della Sirte) e poi forma la corrente africana che scorre lungo il mare di Levante dando origine alla corrente dell'Asia Minore che lambisce la costa Turca fino a Rodi.

Nell'Adriatico, nello Ionio e nell'Egeo vi sono altre correnti minori di tipo ciclonico.

Oltre alle citate correnti costiere vi è la corrente centro mediterranea che scorre sopra la dorsale mediterranea in direzione Creta e Cipro.

[modifica] Le corrente intermedia

La corrente intermedia
La corrente intermedia

Lo strato d'acqua compreso fra i 200 e i 600 metri è interessato da un movimento in senso opposto a quello delle correnti di superficie. Origina infatti dal Mar di Levante, il tratto di Mediterraneo con i più elevati valori di salinità, (si raggiunge qui il 39,1 per mille di salinità). D'inverno, con il calo della temperatura si ha un aumento della densità dello strato superficiale che "comprime" lo strato d'acqua inferiore dando origine alla corrente intermedia.
Questa corrente è divisa in un ramo principale che percorre l'intero Mediterraneo e due rami secondari che attraversano l'uno il Golfo della Sirte e l'altro, più cospicuo, lo Ionio fino a entrare nell'Adriatico dove incontra le fredde acque invernali per poi uscire nuovamente dallo stretto di Otranto.

Il ramo principale si dirige invece verso il canale di Sicilia dove, a causa dei fondali bassi e della portata della corrente di superficie, deve dividersi in due stretti passaggi laterali situati a quote diverse. L'acqua proveniente dal più settentrionale si dirige verso il Tirreno dove fa un lungo giro antiorario e in gran parte esce per ricongiungersi col ramo secondario e risalire verso la Sardegna per poi seguire la costa francese e spagnola e uscire dallo Stretto di Gibilterra.

Dalle analisi degli oceanografi pare che una goccia d'acqua entrata dallo stretto di Gibilterra impieghi circa 150 anni per compiere tutto il "giro" e ritornare, profondamente modificata nella composizione, all'Oceano Atlantico.

[modifica] La circolazione profonda

Le correnti di profondità interessano due aree del Mediterraneo, il bacino ligure provenzale e lo Ionio. In entrambi i casi le correnti originano nella stagione invernale in seguito ad un rapido raffreddamento delle acque provocato dal vento.
Nel primo caso il Mistral raffredda rapidamente le acque al centro del Golfo del Leone. In seguito all'aumento di densità l'acqua si dirige verso il fondo, sino ai 2000 metri di profondità, contribuendo al lento ricambio delle acque profonde.
Nel bacino orientale è la Bora che abbassando la temperatura delle acque nel Mare Adriatico origina una corrente diretta verso sud che si inabissa oltre il canale di Otranto e contribuisce al ricambio delle acque profonde dello Ionio.

[modifica] Isole principali

Le isole principali sono:

[modifica] Stati affacciati sul Mediterraneo

Gli stati che vi si affacciano sono:

[modifica] Mari interni

Il Mar Mediterraneo contiene al suo interno anche i seguenti mari:

[modifica] Ecosistema

Dal punto di vista ambientale, il Mediterraneo è un mare di biodiversità, dove da sempre si incontrano piante marine e pesci propri dei mari più caldi con quelli originari del nord. Una situazione favorita anche dai numerosi grandi fiumi che vi affluiscono, dal Nilo al Rodano, dall'Ebro al Po, con i loro delta che formano veri e propri ecosistemi diversi sulle coste del Mare nostrum.


[modifica] Produttori primari

Posidonia oceanica (destra)
Posidonia oceanica (destra)

Nell'ecosistema costiero del Mar Mediterraneo un ruolo fondamentale è svolto dalla Posidonia oceanica. Grazie al suo sviluppo fogliare produce un'alta quantità di ossigeno, fino a 20 litri al giorno per ogni m2 di prateria. Contribuisce inoltre al consolidamento dei fondali e delle spiaggie, proteggendole dalla erosione. Ma soprattutto le praterie marine di questa fanerogama sono l'ambiente ideale per la crescita di pesci, crostacei e altre forme di vita, costituendo una vera e propria nursery delle specie ittiche.

Attualmente la Posidonia è in forte regressione in tutto il bacino mediterraneo, a causa dell'inquinamento chimico ma anche delle opere di protezione costiera e dell'"aratura" dei fondali provocata dalle ancore delle barche e dalla pesca a strascico abusiva sotto costa.

[modifica] Filtratori

Si tratta di organismi microfagi, che si nutrono cioè di minuscole particelle di cibo sospese in acqua, che hanno un ruolo importante per il mantenimento dell'equilibrio dell'ecosistema.

Tra essi vanno ricordati:

  • i Copepodi, piccoli crostacei, raramente più lunghi di 1-2 mm, che si nutrono dei prodotti della fotosintesi oceanica e a loro volta costituiscono nutrimento per molti pesci.
  • le Spugne, ed in particolare quelle appartenenti alla famiglia delle Spongidae, che costituiscono una tipica risorsa del Mediterraneo, oggetto di intenso sfruttamento commerciale
  • i Coralli ed in particolare il corallo rosso (Corallium rubrum), le cui colonie sono in preoccupante declino a causa della massiccia raccolta per la produzione di gioielli e monili, la gorgonia rossa (Paramuricea clavata), la gorgonia gialla (Eunicella cavolini), l'Astroides calycularis e la Dendrophyllia ramea.

[modifica] Detritivori

[modifica] Erbivori

[modifica] Carnivori

[modifica] Specie a rischio

  • la Tartaruga verde (Chelonia mydas) è praticamente quasi estinta e si ritrova ormai solo verso le coste di Cipro.

Altre specie a rischio (anche se non allarmanti come le tartarughe e la foca) sono il delfino comune (Delphinus delphis), il tursiope (Tursiops truncatus), il grampo (Grampus griseus), la balenottera (Balaenoptera physalus) e il capodoglio (Physeter macrocephalus).

[modifica] Il fenomeno della tropicalizzazione

Per tropicalizzazione si intende il processo di insediamento in Mediterraneo di specie provenienti da aree tropicali o sub-tropicali. In alcuni casi si tratta di pesci passati attraverso il Canale di Suez, provenienti dal mar Rosso ovvero di specie provenienti dalle coste africane dell'Oceano Atlantico, giunte attraverso lo stretto di Gibilterra. Un altro canale d'ingresso è rappresentato dallo scarico incontrollato delle acque di zavorra delle navi cisterna. Un contributo allo sviluppo del fenomeno è dato inoltre dai mutamenti climatici in corso con il conseguente innalzamento della temperatura delle acque.

Alcune di queste specie si sono ambientate e riprodotte benissimo, al punto di arrivare a soppiantare le specie autoctone e di essere comunemente pescate e commercializzate. Fra di esse ricordiamo: il pesce palla (Sphoeroides cutaneus), la ricciola fasciata (Seriola fasciata) e altre ricciole di origine africana (Seriola rivoliana e Seriola carpenteri), il pesce scorpione (Pteroides miles), la triglia del Mar Rosso (Upeneus moluccensis) stabilizzasi nei mari della Libia, un piccolo scorfano atlantico (Scorpaena maderensis), il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis) e altre specie di barracuda (Sphyraena chrysotaenia e Sphyraena flavicauda).

Sempre in conseguenza dell'aumento della temperatura delle acque si assiste ad un significativo cambiamento di distribuzione della fauna ittica autoctona, che porta molte specie tipiche delle aree più calde del Mediterraneo ad espandersi verso nord. È il caso del pesce balestra (Balistes carolinensis) o del pesce pappagallo (Sparisoma cretense).

Il fenomeno della importazione di specie alloctone non riguarda solo i pesci ma anche le alghe: tre alghe delle coste giapponesi (Laminaria japonica, Undaria pinnatifida e Sargassum muticum) sono state segnalate già dalla fine degli anni '60 , mentre più recentemente è stata segnalata la presenza di un'alga tropicale, la Caulerpa taxifolia che attualmente minaccia soprattutto un ampio tratto della costa francese tra Tolone e Mentone, moltiplicandosi ad una velocità impressionante, ostacolando i cicli vitali degli altri organismi con alterazione degli equilibri ecologici.

Merita infine di essere menzionato l'avvistamento del nudibranco Melibe fimbriata, una specie poco comune che sarebbe entrata nel Mediterraneo attraverso lo stretto di Suez.

[modifica] Innalzamento della temperatura

Alcuni studi stimano un'innalzamento medio delle temperature del bacino del mediterraneo di 6 gradi tra il 2070 e il 2100. Questa variazione climatica secondo i modelli climatici produrrà siccità e estati torride con notevoli riduzioni delle precipitazioni in inverno.[1]

[modifica] Curiosità

  • Vista l'importanza e gli scambi culturali, turistici e commerciali esistenti tra i Paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo (comprese purtoppo anche le tematiche legate al fenomeno dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina), la Regione Puglia ha istituito nel 2005 l'Assessorato al Mediterraneo all'interno della propria struttura di governo.

[modifica] Riferimenti

  1. Clima: nel Mediterraneo un caldo devastante

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

Mar Mediterraneo su DMoz (Segnala su DMoz un link pertinente all'argomento Mar Mediterraneo)



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