Un anno sull'Altipiano
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Un anno sull'altipiano (l'altipiano è quello di Asiago), scritto tra il 1936 ed il 1937 su insistenza dello amico Gaetano Salvemini e pubblicato nel 1938 a Parigi mentre l'autore, Emilio Lussu, era in esilio perché perseguitato politico (la vicenda della sua fuga dall'isola dove era stato confinato è raccontata da Lussu nel suo memoriale La catena), è stato considerato per lungo tempo una fedele e documentaristica narrazione delle esperienze di guerra del tenente Lussu nella Brigata Sassari (i cui soldati, per il coraggio e la determinazione dimostrati ripetutamente in battaglia, erano detti "Diavoli rossi" o "Dimonios", ed erano temuti dagli austriaci).
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[modifica] Stile dell'opera
Sappiamo però oggi che l'opera non può essere presa come un memoriale. Ciò a causa di un fattore interno e uno esterno.
1) Il fattore interno è la presenza frequente di dialoghi. La narratologia ha ampiamente dimostrato che una vera autobiografia o un vero memoriale non riporta dialoghi con discorso diretto, per il semplicissimo motivo che ben difficilmente si possono ricordare a distanza di anni le parole esatte che si sono dette in una data occasione; al massimo si possono riportare singole frasi particolarmente significative.
Un anno sull'altipiano abbonda invece di dialoghi che evidentemente sono stati costruiti a tavolino da Lussu, anche se certamente si basano sulle proprie esperienze personali, e ricostruiscono scambi di opinioni effettivamente avvenuti.
2) Il fattore esterno è la ricerca compiuta da due storici italiani, Pozzato e Nicolli, che hanno consultato tutta la documentazione esistente sulla Brigata Sassari nel periodo in cui ne faceva parte Lussu, e hanno scoperto una serie d'incongruenze piccole e grandi.
Questo deve spingerci a considerare Un ano sull'altipiano come un'opera mista di memoriale (perché la maggior parte dei fatti raccontati corrispondono a realtà, anche se talvolta le date riportate da Lussu non corrispondono esattamente a quelle delle altre fonti documentarie) e di invenzione letteraria.
Opera comunque, per la tenuta dello stile semplice ma estremamente efficace, e per il ritmo narrativo (ottenuto dalla scelta di evidenziare una serie di episodi salienti, senza cercare di costruire una trama lineare), tra le più belle e potenti tra tutte quelle ispirate dalla Grande guerra in Italia e all'estero.
[modifica] Il contenuto
Nell'entrare in una guerra che li riguardava fino a un certo punto, gli italiani furono presi dalla pazzia nazionalista alimentata da personaggi come Gabriele D'Annunzio e Benito Mussolini, e finanziata dai grandi gruppi industriali (Fiat, Ansaldo, Perrone) che nella guerra vedevano soprattutto un'occasione per fare affari d'oro.
La guerra venne condotta male da capi arretrati (il maresciallo Luigi Cadorna) e presuntuosi, incapaci di rendersi conto dei propri errori, e decisi spietatamente a sacrificare migliaia di vite umane pur di conquistare pochi palmi di terreno (nella prima guerra mondiale, l'Italia perse mezzo milione di combattenti, più che nella seconda). L'atmosfera surreale di insensatezza e di assurdità che Lussu comunica magistralmente nelle sue pagine rispecchia fedelmente una guerra che l'esercito italiano combatté ottusamente sempre all'offensiva, fino al 1917, logorandosi fino all'esaustione e crollando miseramente al primo serio contrattacco degli austro-tedeschi (Caporetto) tuttavia per andare incontro alla vittora ("mutilata") finale.
[modifica] I personaggi
Nel romanzo, Lussu presenta alcuni personaggi memorabili, che ne fanno la grandezza di romanziere: il ribelle Ottolenghi, l'astuto soldato Marrasi Giuseppe, il folle generale Leone, e altri ancora.Soprattutto spicca la dignità, la capacità di sopportazione e l'umanità dei soldati semplici, i poveri diavoli che pagano le spese di scelte politiche e militari irresponsabili. Nella conclusione che si trae, tutti i personaggi hanno in comune la paura della guerra e la speranza che essa finisca presto.
[modifica] La critica
Il fatto che a quasi settant'anni dalla sua pubblicazione Un anno sull'altipiano continui regolarmente a essere ristampato da Mondadori sta a dimostrare il valore e la forza di questo libro, uno dei piccoli grandi capolavori della letteratura italiana di tutti i tempi, purtroppo a lungo trascurato dai critici sia accademici che militanti.
Nonostante ciò, vi sono recenti letture che mettono in luce la qualità letteraria di questa e altre opere di Lussu (come Marcia su Roma e dintorni), e sostengono che nelle pagine di questo memoriale-romanzo si anticipano tecniche e idee della successiva letteratura del XX secolo. Un indizio della recente rivalutazione è l'inserimento di Un anno sull'altopiano nel "canone" delle 137 opere fondamentali della Letteratura Italiana Einaudi.
Dal romanzo si è ispirato anche Francesco Rosi per la pellicola del 1970 Uomini contro.
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