Un giorno di ordinaria follia
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Titolo originale: | Falling Down |
Paese: | USA |
Anno: | 1993 |
Durata: | 113' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | drammatico |
Regia: | Joel Schumacher |
Soggetto: | Ebbe Roe Smith |
Sceneggiatura: | Ebbe Roe Smith |
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L'edizione italiana del film è a cura della società Gruppo Trenta.
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Fotografia: | Andrzej Bartkowiak |
Montaggio: | Paul Hirsch |
Effetti speciali: | Matt Sweeney |
Musiche: | James Newton Howard |
Scenografia: | Ricker Brad, Engel Jannk, Barbara Ling |
Si invita a seguire lo schema del Progetto Film |
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«Vado a casa!»
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(William Foster)
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Un giorno di ordinaria follia è un film prodotto nel 1993 e diretto da Joel Schumacher.
Film interessante sull'assurdità di certe ingiustizie dei giorni moderni. Michael Douglas, D-fens nel film, è un uomo sopraffatto dalle piccole ingiustizie della vita di tutti i giorni. Il film tratta di come lui vorrebbe rifarsi delle ingiustizie subite, ed effettivamente segue un percorso crescente di rabbia e di sfogo. Il simbolismo scelto è interessante: lui cammina, attraversa la città per "tornare a casa" e sul suo cammino incontra sempre nuovi fattori di stress che lo fanno scivolare sempre più nel suo delirio. Lo spettatore in un primo momento risulta essere disorientato: sembrerebbe quasi che D-Fens sia dalla parte del giusto.
D-Fens è un uomo a pezzi. La moglie l'ha lasciato, apparentemente senza un motivo preciso, ma solo perché sentiva che lui si sarebbe comportato male con lei o con la figlia prima o poi; ha perso il lavoro per un motivo ancora più assurdo, non per sua inettitudine, ma perché " non economicamente valido"; un'ordinanza del giudice gli impedisce di avvicinarsi alla figlia; sua madre ha perso la ragione; in più in quel terribile giorno è stravolto dal caldo, un caldo torrido che non dà scampo e che lo porta alla follia. Tutto sommato però non sembra cattivo, anzi è il prototipo dell'uomo medio americano( bianco, valigetta, camicia e cravatta) e quello che ha passato avrebbe distrutto chiunque. Ecco, dunque, il dubbio: quello che fa per vendetta, non sarà giusto?!
La domanda è lecita, ma la risposta è immediata. Lo stesso giorno in cui si verifica la vendetta di D-Fens, è proprio l'ultimo di servizio del detective Prendelgast, il coprotagonista del film. Il suo personaggio è all'opposto di quello di D-Fens. Il detective infatti è un uomo mite, buono, un tutore dell'ordine e un buon marito che ha deciso di lasciare il lavoro in anticipo sui tempi solo per compiacere una moglie instabile e insicura. Questo personaggio ha molto in comune con l'altro: anche lui ha subito molte ingiustizie nella vita! Dalla perdita di una figlia per un'oscura malattia infantile, alla totale mancanza di rispetto dei suoi colleghi e del suo capo. Nonostante questo però ha un equilibrio invidiabile: non impreca e non scarica le sue frustrazioni addosso agli altri, neppure addosso all'opprimente moglie. Il suo atteggiamento nei confronti del mondo e della vita è positivo: sa ascoltare e sa capire bene le varie situazioni che gli si presentano.
Il detective capisce subito che dietro i diversi strani avvenimenti che stanno accadendo in città c'è un unica mente malata un solo "cane idrofobo". Alla fine, con abilità investigativa, riuscirà a fermare Douglas e avrà con quest'ultimo un dialogo chiarificatore: gli dirà che sebbene abbia subito molti torti anche gravi nella vita, niente poteva giustificare il suo comportamento, " non aveva il diritto di agire in quel modo". Alla fine la razionalità ha il sopravvento e si termina con la morte di D-Fens, che ha preferito sacrificarsi pensando alla sua bambina che riscuoterà l'assicurazione. Il regista ci lascia guardare alla fine le immagini della vita di Douglas prima di impazzire: si nota che quell'uomo era una persona normale, prima di perdere la ragione. L'osservazione di Joel Schumacher è chiara: tutti quei guai potrebbero capitare a chiunque, ciò che ci distinguerà saranno le nostre reazioni di fronte alle difficoltà della vita.
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