Adimari
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
La famiglia Adimari era un'antica famiglia patrizia di Firenze. Il loro stemma era troncato, cioè diviso orizzontalmente in due fasce, oro per quella superiore e azzurro per quella inferiore.
È piuttosto controversa la loro supposta parentela con la famiglia franca degli Hucpoldingi scesi in Italia con Ludovico, il figlio di Carlo Magno, in ogni caso la famiglia Adimari risultava a Firenze sin dall'XI secolo, quando alcuni suoi componenti ricoprirono la carica di console. Essi furono:
- Bernardo di Adimaro nel 1173
- Uberto di Bernardo di Adimaro nel 1202
- Ranieri di Adimaro nel 1203
- Aldobrando di Gherardo di Adimaro nel 1210
Sostenitori della parte guelfa, erano stati cacciati dalla città in occasione della Battaglia di Montaperti (in quell'occasione fu abbattuta una loro torre sulla quale sorse poi la Loggia del Bigallo), ma tornarono presto in città in seguito alla battaglia di Benevento, che vide l'imperatore sconfitto e fece cacciare i ghibellini da Firenze. Da allora in poi la famiglia fu tra le più importanti della città. In quel periodo la famiglia ebbe anche un beato, Ubaldo Adimari, detto il Beato Ubaldo da Borgo San Sepolcro.
Dante li cità senza scriverne il nome tra le antiche famiglie di Firenze, attraverso le parole di Cacciaguida:
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«L'oltracotata schiatta che s'indraca / dietro a chi fugge, e a chi mostra 'l dente /
o ver la borsa, com' agnel si placa, / già venìa sù, ma di picciola gente; / sì che non piacque ad Ubertin Donato / che poï il suocero il fé lor parente.» |
(Paradiso XVI 115-118)
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Il senso dei versi è molto duro: la gente prepotente che si avventa come un drago dietro agli esuli, mentre davanti a chi si fa forte con loro, o chi gli offre denari si placa come un agnello, già veniva in città [all'epoca di Cacciaguida], ma con persone di poco conto, e Ubertino Donati - questa è la traccia per scoprire a chi si sta alludendo - maritato ad una Adimari, fu scontento di essersi imparentato con un suocero di tale famiglia. Si allude probabilmente ai dissapori tra il poeta e Boccaccio Adimari, che si sarebbe impossessato di una parte dei beni degli Alighieri dopo la cacciata in esilio dei guelfi bianchi. Inoltre Dante gli tacciava come "picciola gente" cioè persone di nobiltà recente. Anche Filippo Argenti, che fece parte di questa famiglia, venne collocato dal poeta nell'Inferno nel V cerchio degli iracondi, dove sia Dante sia Virgilio gli si rivolgono con parole di forte disprezzo [1]. Più indulgente fu il poeta con Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, inserito nel terzetto di fiorentini uomini d'arme illustri nel girone dei sodomiti (Inf. XVI, 40-42).
La zona di Via Calzaiuoli più vicina a Piazza del Duomo era detta Corso degli Adimari perché qui essi possedevano numerosi edifici:
- Una casa-torre posta in angolo alla testata della via, accanto al palazzo della Venerabile Arciconfraternita della Misericordia.
- Nell'autorimessa della Arciconfraternita esisteva una chiesetta dal nome di San Cristoforo degli Adimari, della quale restano solo gli stemmi di famiglia.
- All'angolo con Via delle Oche c'era invece la Loggia degli Adimari, detta della Neghittosa perché punto di ritrovo di perditempo e attaccabrighe, pure essa distrutta e ricordata oggi solo da una targa.
- Al posto della Loggia del Bigallo eisteva invece la già citata un tempo la cosiddetta Torre del Guardamorto, sempre degli Adimari, che venne distrutta nel 1248 dopo la cacciata dei loro proprietari, poiché guelfi.
Tutti questi edifici vennero abbattuti quando Via dei Calzaiuoli venne allargata tra il 1842 e il 1844, su progetto dell'architetto Flaminio Chiesi.
Restano invece ancora la Torre degli Adimari, all'angolo con Via Tosinghi, e le tracce di una seconda torre all'angolo con il Vicolo degli Adimari.
Nel primo Quattrocento Alamanno Adimari fu vescovo di Firenze e in seguito cardinale. Nello stesso secolo Lo Scheggia dipinse il celebre Cassone Adimari in occasione di una matrimonio in famiglia Adimari, sul quale è raffiguarato il corteo nuziale che con dovisia di dettagli si muove nel quartiere delle case degli Adimari, con Piazza del Duomo sullo sfondo. Una Villa degli Adimari si trova in località Vicchio.
La famiglia si estinse nel 1736.
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