Campagna d'Africa Orientale
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Campagna d'Africa Orientale | |||||||
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![]() Il Primo Ministro Francesco Crispi, fautore della politica coloniale italiana |
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Schieramenti | |||||||
Regno d'Italia | Etiopia | ||||||
Comandanti | |||||||
Oreste Baratieri | Menelik II | ||||||
Perdite | |||||||
11.000 tra morti e feriti | 15.000 tra morti e feriti |
Con il termine Campagna d'Africa Orientale si riferisce ai combattimenti tra le forze italiane ed etiopi tra il 1895-1896. Si tratta di uno dei pochi successi della resistenza africana al colonialismo europeo del XIX secolo.
Il 25 marzo 1889 il signore dello Scioa, Menelik II occupò le regioni di Tigray e Amhara con il supporto e il beneplacito dell'Italia, che si stava allora espandendo in Eritrea, assumendo il titolo di Imperatore d'Etiopia. Un mese più tardi, il 2 maggio firmò un accordo con il governo italiano di Francesco Crispi, che concedeva al Regno d'Italia il controllo sull'Eritrea.
Nei fatti, l'accordo bilingue del Trattato di Uccialli non prevedeva gli stessi punti tradotti in italiano ed amarico: il testo ufficiale in italiano stabiliva il protettorato del Regno d'Italia sull'Etiopia, protettorato che Menelik non intendeva riconoscere.
Nel 1893, il rifiuto di Menelik di rispettare gli accordi, provocò l'intervento italiano con una spedizione militare (nel 1895) nella regione di Tigray, al confine con l'Eritrea. Questa decisione, tuttavia non si rivelò azzardata da un punto di vista strategico: Menelik difatti utilizzò la "pausa" di quattro anni concessagli dall'incertezza italiana per ammodernare il proprio esercito con nuove armi. Nel dicembre del 1895 mosse personalmente con un gran numero di uomini alla volta del Tigray.
Il comandante italiano, Oreste Baratieri, saggiamente, decise di non impegnarsi in uno scontro diretto, vista la disparità di forze. Il Primo Ministro Francesco Crispi, ritenendo le forze abissine dei semplici "selvaggi" ordinò perentoriamente a Baratieri di impegnarsi in battaglia e di sconfiggere le forze nemiche.
Dopo un certo numero di scontri minori, il 1 marzo 1896 le forze italiane e quelle abissine si fronteggiarono nella Battaglia di Adua: nello scontro vennero impegnate la metà delle forze disponibili in Eritrea, ma ciò nonostante la superiorità numerica delle forze di Menelik risultò determinante. Duramente sconfitte le truppe italiane si ritirarono in Eritrea, mentre Menelik fece ritorno nella sua capitale, Addis Abeba aspettando l'inevitabile crisi del governo italiano derivante dall'imbarazzo di fronte all'opinione pubblica italiana ed internazionale. Non dovette attendere molto, in ottobre venne firmato il Trattato di Addis Abeba con il quale vennero delimitati rigidi confini tra Eritrea ed Etiopia, e il riconoscimento da parte italiana, dell'indipendenza dell'Etiopia.