Storia del colonialismo in Africa
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Sebbene alcuni territori africani fossero stati occupati dagli europei da tempi più antichi è dalla seconda metà dell'ottocento in poi che possiamo parlare di una vera e propria corsa alle colonie in Africa (cosiddetto scramble for Africa). I paesi che ebbero il ruolo di gran lunga più importante nella conquista dell'Africa furono Gran Bretagna e Francia. Con esse cercò di competere per un breve periodo la Germania, mentre il Portogallo si sforzava di mantenere i suoi antichi possedimenti e l'Italia cercava di creare il proprio impero coloniale con scarso successo. Una vicenda storica complessa portò anche il Belgio a entrare in possesso di un vasto territorio africano.
Le nazioni europee giustificarono le loro pretese sul continente africano in nome di una presunta "missione civilizzatrice". L'importanza economica dei territori africani, sia in termini di risorse naturali che di sbocchi per le merci europee fu spesso molto esagerata dai promotori delle imprese coloniali. In definitiva tuttavia l'effetto maggiore della dominazione europea fu quello di destabilizzare il continente. Molto spesso l'azione degli europei si limitò al saccheggio della risorse naturali e non vennero create strutture utili ad un'economia moderna. Nei paesi in cui si stabilirono comunità di origine europea si crearono tensioni con la popolazione locale, discriminata politicamente ed economicamente.
[modifica] Il dibattito storiografico
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Per approfondire, vedi le voci Imperialismo (dibattito storiografico) e Spartizione dell'Africa. |
Le cause che avrebbero innescato lo scramble sono un problema storiografico molto dibattuto. Possiamo qui individuare alcune interpretazioni:
- Spiegazioni generali del fenomeno coloniale del XIX secolo (vedi anche colonialismo):
- Interpretazione economica (la più celebre, avanzata da Hobson per la prima volta e ripresa da Lenin).
- Fattori culturali e ideologici: la sicurezza di sé propria della società europea del XIX secolo, il fardello dell'uomo bianco e la giustificazione del diritto degli europei a soggiogare gli altri popoli (e gli africani in particolare) in nome di una presunta missione civilizzatrice o di una superiorità di razza.
- Rivalità fra le grandi potenze e desiderio di procurarsi un impero coloniale che potesse rivaleggiare con l'Impero britannico.
- Spiegazioni specifiche relative all'Africa:
- Lo scramble fu innescato dalla conquista informale dell'Egitto da parte della Gran Bretagna.
- Lo scramble fu innescato dalle mire del re belga Leopoldo II sul bacino del Congo, che misero in allarme le potenze europee (Francia e Gran Bretagna in primo luogo).
- Lo scramble fu innescato dalla richiesta di merci per il "commercio legittimo" da parte dei mercanti europei che commerciavano con l'Africa dopo la fine della tratta degli schiavi (spiegazione valida in particolare per l'Africa occidentale).
In generale possiamo dire che i benefici economici che le nazioni europee trassero dai loro possedimenti coloniali africani furono sempre molto minori di quelli che i promotori delle imprese coloniali si aspettavano (se non proprio assenti). La conquista dell'Africa fu accompagnata da una buona dose di improvvisazione e di suggestioni quasi mitiche (l'accesissima rivalità fra Francia e Gran Bretagna per mettere le mani sulle sorgenti del Nilo che sfociò nel confronto di Fashioda). Questo non toglie ogni validità alla spiegazione economica (quello che gli europei credevano poteva essere più importante dell'effettiva importanza economica dei territori che conquistarono) ma spinge a rivalutare i fattori politici. Spiega inoltre perché le potenze europee si siano rassegnate con relativa facilità a rinunciare ai loro imperi coloniali dopo la seconda guerra mondiale.
[modifica] La spartizione del continente
La cartina e l'elenco delle colonie si riferiscono al momento di massima espansione degli imperi coloniali)
Colonie inglesi
- Somalia Britannica
- Rhodesia
- Bechuanaland
- Stato Libero dell'Orange
- Sudafrica
- Africa Occidentale Inglese:
- Gambia
- Sierra Leone
- Nigeria
- Costa d'Oro (attuale Ghana)
Colonie francesi
- Algeria
- Marocco
- Tunisia
- Africa Occidentale Francese
- Mauritania
- Senegal
- Sudan francese (attuale Mali)
- Guinea
- Costa d'Avorio
- Niger
- Alto Volta (attuale Burkina Faso)
- Dahomey (attuale Benin).
- Africa Equatoriale Francese
- Gabon
- Congo Francese (attuale Repubblica del Congo)
- Oubangi-Chari (attuale Repubblica Centroafricana)
- Ciad
- Somalia francese
- Madagascar
Colonie tedesche (dopo la prima guerra mondiale affidate come protettorati a Francia, Gran Bretagna e Sudafrica)
- Camerun
- Africa Orientale Tedesca
- Africa Sud-Occidentale Tedesca, o Africa Tedesca del Sud Ovest (attuale Namibia)
- Togo
Colonie portoghesi
- Africa Occidentale Portoghese (attuale Angola)
- Africa Orientale Portoghese (attuale Mozambico)
- Cabinda
- Guinea Portoghese attuale Guinea Bissau)
- Sao Tome' & Principe attuale Sao Tome' & Principe)
- Capo Verde (Cabo Verde) attuale Capo Verde)
- Libia
- Eritrea
- Somalia Italiana
- Africa Orientale Italiana, dal 9 maggio 1936, (Eritrea, Abissinia, Somalia Italiana)
Colonie belghe
- Congo Belga (attuale Repubblica Democratica del Congo, fino al 1908 Stato Libero del Congo, colonia personale del re Leopoldo II del Belgio)
Colonie spagnole
- Sahara Spagnolo (Sahara Occidentale)
- Rio De Oro
- Rio Muni
Nazioni indipendenti
[modifica] L'Egitto e la dominazione inglese
Il canale di Suez costituiva per la Gran Bretagna una via di comunicazione strategica di vitale importanza, considerati i rapporti commerciali che intratteneva con l'India (sottoposta già da tempo alla sua dominazione coloniale) e con la Cina. Dall'Egitto le truppe inglesi sarebbero state in grado di controllare l'accesso all'Africa, all'Asia e al Medio Oriente. Nel 1869, per la costruzione del canale, il sovrano dell'Egitto Ismail aveva preso in prestito un'enorme somma dai banchieri francesi ed inglesi. Nel 1875 il governo inglese riuscì ad appropriarsi delle azioni del Canale di proprietà di Ismail. Quando nel 1879 Ismail annunciò che non avrebbe rimborsato il debito Gran Bretagna e Francia assunsero insieme il controllo sulle finanze del paese e lo costrinsero ad abdicare. Nel 1882 scoppiò una rivolta nel paese. La Gran Bretagna la represse e inaugurò la sua dominazione informale (solo nel 1914 il paese fu dichiarato protettorato). Alla popolazione locale fu lasciata la sua autonomia amministrativa obbligandola però a dipendere dai conquistatori per tutte le questioni economiche.
[modifica] La Conferenza di Berlino
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Per approfondire, vedi la voce Conferenza di Berlino, 1885. |
La conquista inglese allarmò la Francia, mentre la Germania intervenne come mediatrice, nella speranza di guadagnare a sua volta compensi territoriali. Intanto Leopoldo II, sovrano del Belgio, stava progettando di trasformare il bacino del fiume Congo in una colonia sotto il suo diretto controllo e a questo scopo aveva mandato in Africa il celebre esploratore Henry Morton Stanley. La Francia rispose inviando il proprio agente Pietro Savorgnan di Brazzà, italiano naturalizzato francese, nella regione del Congo. Il risultato fu una complessa spartizione dell'Africa che prese le mosse nel 1885 con la conferenza di Berlino. La conferenza sancì la creazione dello Stato Libero del Congo, colonia personale di Leopoldo II e stabilì che da quel momento in poi un paese europeo che accampasse diritti sulle coste africane doveva dimostrare di poter avere un controllo effettivo del territorio.
Le popolazioni indigene spesso accettavano spontaneamente di firmare i "trattati" con cui cedevano la loro sovranità alle potenze europee, non rendendosi conto di cosa stavano facendo o di quale sarebbe stata la portata dell'occupazione europea. Quando le gravi conseguenze si fecero sentire spesso si ribellarono, ma non riuscirono a contrastare gli europei che portavano con sé armi ed equipaggiamento moderno..
[modifica] La guerra boera
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Per approfondire, vedi la voce Guerra Boera. |
In un caso lo scontro tra una potenza colonialista e l'unica popolazione bianca di origine europea che si considerava africana a tutti gli effetti diede vita a una guerra. Si tratta del conflitto che oppose gli Inglesi ai Boeri o Afrikaner dal 1899 al 1902. I boeri discendevano da coloni olandesi stanziatisi presso il Capo di Buona Speranza fin dalla metà del XVII secolo. Un secolo e mezzo più tardi, ai tempi di Napoleone, la colonia del capo era passata agli inglesi. Non sopportandone il dominio i boeri si erano spostati verso l'interno, dove avevano proclamato, due repubbliche indipendenti, il Transvaal e l'Orange. La situazione divenne incandescente quando si scoprì che quelle terre erano ricche d'oro e di diamanti. Quei beni allettarono gli inglesi, che incominciarono a giungere numerosi nelle terre dei boeri. Ne nacque una guerra sanguinosa, nella quale i boeri furono sconfitti. Sotto il controllo economico inglese fu allora fondata l'Unione sudafricana, che riuniva l'inglese colonia del capo alle due repubbliche Boere. Dopo la seconda guerra mondiale la Repubblica Sudafricana indipendente avrebbe dato vita al regime dell'apartheid.
[modifica] Il ruolo dell'Italia
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Per approfondire, vedi la voce Impero coloniale italiano. |
L'Italia, in questa situazione ebbe, per lo più, un ruolo rappresentativo. Le mire espansionistiche del governo italiano si indirizzarono verso una zona dell'Africa orientale nella quale l'insediamento coloniale appariva più agevole, sia perché esploratori e missionari avevano aperto un varco in quella regione, sia perché la concorrenza degli altri Paesi nella zona era meno agguerrita. Dopo aver acquistato nel giugno del 1882 la baia di Assab, sulla costa meridionale del Mar Rosso, nel febbraio del 1885 il governo italiano inviò i primi contingenti dell'esercito in quella che avrebbe formato la futura colonia di Eritrea, stanziandosi poi in Somalia e ponendo le basi per la successiva avanzata in Abissinia (ora Etiopia); ma la pronta reazione delle truppe abissine costrinse inizialmente alla resa. Dopo questa prima sconfitta l'Italia subì, il 1 marzo 1896, la pesante disfatta di Adua, nella quale caddero sul campo circa 7.000 uomini. Il 26 ottobre 1896 fu conclusa la pace di Addis Abeba, con la quale l'Italia rinunciava alle sue mire espansionistiche in Abissinia. La disfatta provocò forti reazioni in tutta Italia, dove vi fu chi propose un immediato rilancio del progetto coloniale e chi, come una parte del partito socialista, propose di abbandonare immediatamente queste imprese. Il colonialismo italiano sarebbe stato rilanciato dal regime fascista.
[modifica] Le ex-colonie italiane in sintesi
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Per approfondire, vedi la voce Africa Orientale Italiana. |
[modifica] Africa italiana
L'africa italiana, prima del 1935, comprendeva i possedimenti:
Km2 | Abitanti | |
---|---|---|
Province libiche | 455.000 | 860.000 |
Sahara libico | 1.300.000 | 50.000 |
Eritrea | 125.000 | 560.000 |
Somalia italiana | 465.000 | 1.250.000 |
totale 1935: | ||
Africa Italiana | 2.345.000 | 2.720.000 |
[modifica] Africa orientale italiana
Con tale termine veniva indicata l'entità coloniale, creata in virtù di un decreto dell'11 novembre 1938, che riuniva i territori dell'Eritrea, della Somalia italiana e dell'Etiopia. L'A.O.I fu divisa in 6 governi, di cui si riportano i dati relativi a superficie e popolazione, secondo i calcoli del maggio 1939:
Km2 | Abitanti | |
---|---|---|
Amara | 197.500 | 2.000.000 |
Galla - Sidama | 322.200 | 4.000.000 |
Scioa | 65.500 | 1.850.000 |
Harar | 206.850 | 1.600.000 |
totale: | ||
Impero d'Etiopia | 792.050 | 9.450.000 |
Somalia | 702.000 | 1.500.000 |
Eritrea | 231.280 | 1.500.000 |
totale: | ||
A.O.I. | 1.725.330 | 12.100.000 |
Totale Africa Italiana 1938: 3.480.330 Kmq, 13.010.000 ab.
[modifica] L'Africa sotto il colonialismo
Le colonie africane si distinguevano in territori che gli europei speravano di utilizzare come fonte di materie prime e sbocco commerciale per i loro prodotti (colonie di sfruttamento come la Costa d'oro, lo Stato Libero del Congo, la Nigeria etc.) e colonie in cui veniva incoraggiata l'emigrazione europea (colonie di popolamento come l'Algeria o la Colonia del Capo). I confini erano tracciati in modo arbitrario e popolazioni tradizionalmente nemiche erano costrette a convivere mentre altre, unite dalla stessa lingua e dalla stessa storia, venivano divise. Questo avrebbe creato gravi problemi agli Stati africani anche dopo la propria decolonizzazione.
Le "filosofie" a cui si ispiravano le politiche coloniali delle potenze europee erano differenti. La Francia proponeva un modello "assimilazionista" in cui gli africani potevano ottenere gli stessi diritti dei francesi se acquisivano la cultura e i valori della nazione francese (queste persone erano dette évolués). Nella pratica tuttavia le possibilità per gli africani di partecipare realmente all'amministrazione e agli affari pubblici su un piano di parità con i bianchi erano in realtà limitatissime. La Francia incontrò di fatto alcune resistenze, ben nota quella incarnata dalla figura di Lalla Fadhma n'Soumer in Algeria.
La Gran Bretagna invece cercava di non interferire nella cultura e nelle usanze locali, mantenendo ad esempio al potere sotto tutela inglese i capi tradizionali o lasciando il diritto di famiglia sotto la giurisdizione di corti indigene (modello dell'indirect rule). La filosofia del colonialismo inglese fu in particolare espressa dal governatore della Nigeria, Lord Frederick Lugard. Questo sistema di governo incontrava minori resistenze presso le popolazioni colonizzate ma privilegiava gli elementi più conservatori delle società indigene. Anche qui gli spazi di reale democrazia erano estremamente scarsi.
In numerose colonie, come i due Congo e le colonie portoghesi, fu introdotto il lavoro forzato, con conseguenze drammatiche per i popoli africani. In altri casi i lavori pubblici più faticosi e pericolosi (ad esempio costruzione delle ferrovie) venivano fatti fare ad abitanti di altre colonie, ad esempio indiani o "coolies" cinesi legati da un contratto di indentured labour (di fatto una forma di schiavitù temporanea).
[modifica] Il saccheggio del Congo e il genocidio degli Herero
La conquista europea dell'Africa diede spesso luogo ad atrocità su larga scala. I due casi limite furono probabilmente quelli del Congo e dell'Africa Sudoccidentale tedesca (attuale Namibia).
Nello Stato Libero del Congo (attuale Repubblica Democratica del Congo) il re Leopoldo II del Belgio per rifarsi dalle colossali spese sostenute per colonizzare la regione inaugurò un sistema di sfruttamento intensivo delle risorse naturali del paese. Raccogliere la maggior quantità possibile di gomma selvatica (caucciù) divenne il compito principale degli agenti dello Stato e gli indigeni furono costretti al lavoro forzato e sottoposti a un regime di terrore e rappresaglie armate. Le notizie delle atrocità portarono alla nascita di una campagna di protesta, specialmente in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, guidata dal giornalista inglese Edmund Dene Morel e dal diplomatico Roger Casement che eseguì un'ispezione e preparò un rapporto sulla situazione del paese. Nel 1908 il Congo venne annesso al Belgio e sottoposto alla sovranità del Parlamento belga. Questa data segnò la fine del regime del terrore, anche se il lavoro forzato e le punizioni corporali continuarono ad essere diffuse nella colonia. Il giornalista americano Adam Hochschild, autore del bestseller storico Gli Spettri del Congo, ritiene che dieci milioni di congolesi siano morti negli anni in cui il paese era sottoposto al dominio personale di Leopoldo II.
Lo stesso modello di sfruttamento venne riprodotto nel vicino Congo francese (attuale Repubblica del Congo), con conseguenze drammaticamente analoghe. L'esploratore Pietro Savorgnan De Brazzà, mandato ad investigare nel 1905, dopo che alcuni omicidi efferati commessi dai funzionari bianchi avevano turbato l'opinione pubblica, iniziò la stesura di un severo rapporto ma morì prima di portarlo a termine. Lo scrittore André Gide, che visitò il Congo venti anni dopo, riferì che poco era cambiato nella situazione del paese.
Le atrocità nell'Africa sudoccidentale tedesca riguardarono invece gli Herero, una popolazione di pastori di lingua bantù che oggi conta circa 120000 persone. Nel 1904 gli Herero si ribellarono alla colonizzazione e massacrarono duecento coloni tedeschi. La risposta del generale Lothar von Trotha condusse al primo genocidio del XX secolo. Von Throta emise un "ordine di annientamento" che recitava "Qualsiasi Herero che si trovi entro le frontiere tedesche, armato o no, in possesso di bestiame o senza, sarà abbattuto". Gli Herero furono deportati in massa nel deserto di Omaheke dove morirono di fame e di sete in seguito all'avvelenamento dei pozzi da parte delle truppe tedesche. Si calcola che le vittime siano state 65 000 Herero (80% della popolazione totale). A lungo dimenticato, il genocidio degli Herero è tornato di attualità in Germania da qualche anno, anche grazie a un telefilm che ha scosso la coscienza dei tedeschi. Nel 2004, in occasione del centesimo anniversario del massacro, il ministro Heidemarie Wieczorek-Zeul ha chiesto perdono agli Herero a nome del suo paese.
[modifica] Bibliografia
- John Fage, Storia dell'Africa
- Adam Hochschild, Gli Spettri del Congo
- Maria Petringa, Brazza, A Life for Africa (2006) ISBN 9781-4259-11980
- Angelo Del Boca, Italiani, brava gente? (2005), Editore Neri Pozza 2005, Collana I colibrì
- Angelo Del Boca, A un passo dalla forca. Atrocità e infamie dell'occupazione italiana della Libia nelle memorie del patriota Mohamed Fekini, (2007), Baldini Castoldi Dalai
[modifica] Voci correlate
- Storia
- Africa
- Spartizione dell'Africa
- Sul colonialismo italiano vedi anche questa sottosezione della voce Eritrea
- Impero Britannico
- Impero coloniale italiano
[modifica] Collegamenti esterni
- cobelco.org Sul colonialismo nello Stato libero del Congo;
- (EN) Atlante Animato della Storia Africana 1879-2002, in particolare fino agli anni settanta;