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Il Canone tibetano è l'opera che raccoglie i sutra, i tantra e in generale le scritture buddhiste ritenute importanti per la tradizione del Buddhismo Vajrayana in Tibet.
Il canone fu composto dal monaco Butön (Bu ston) (1290 - 1364) ed è diviso in due parti: Kangyur (bKa'-'gyur) e Tengyur (bsTan'gyur). Nella prima sono raccolte le opere espressione diretta degli insegnamenti dei Buddha o dei Bodhisattva, nella seconda i commenti e gli scritti delle varie scuole e lignaggi del Buddhismo tibetano.
Giacché Butön aveva escluso dal canone gli insegnamenti Nyingmapa questi furono raccolti da Ratna Lingpa (Ratna gLing pa) (1403 - 1478) in un'opera intitolata Nyngma gyubdun (rNying ma rgyud'bum).
Il Canone tibetano fu dato alle stampe in tibetano la prima volta a Pechino nel 1411 e solo nel 1742 in Tibet in 333 volumi.
Lo sforzo cui tendeva il canone fu quello di accettare nel Kangyur i testi di cui si possedesse l'originale sanscrito o pali, cassando i testi di cui esisteva oramai la sola traduzione tibetana o cinese. Così solo pochi sutra del Buddhismo Theravada trovarono posto nel canone rispetto ai sutra del Mahayana. Il Vinaya stesso, il codice di regole monastiche, è quello sanscrito dei Mulasarvastivadin. Dato che ormai l'India era sotto il controllo islamico e tutte le università buddhiste e monasteri erano stati distrutti il canone tibetano rappresenta l'estremo tentativo di salvare la tradizione indiana del Buddhismo.
[modifica] Struttura del Canone tibetano
- Kangyur
- Vinaya
- Prajñaparamita
- Avatamsaka
- Ratnakuta
- Sutra
- Tantra
- Tengyur (comprende 3626 testi divisi per:)
- Lodi
- Commentari ai sutra
- Commentari alla Prajñaparamita
- Logica Madhyamika
- Trattati Yogacara
- Abhidharma
- Commenti al Vinaya
- Racconti
- Manuali tecnici (medicina, chimica, grammatica ecc.)