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Catafratto - Wikipedia

Catafratto

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il catafratto (in latino cataphráctus; in greco κατάφρακτος, composto di κατά = "sopra" e φράττω = "dotare, coprire") era un cavaliere della cavalleria sasanide, di quella romana o dell'esercito bizantino che era coperto da un'armatura di ferro (in greco: καταφράκτης) che lo proteggeva in battaglia.

Indice

[modifica] Descrizione

Al pari armato e dotato di corazza con lamine di ferro era il suo cavallo. Erano dunque cavalieri equipaggiati con armamento pesante che combattevano a lancia in resta.

Questo genere di protezione fu adottato dai persiani, dai parti, dagli armeni, dai greci e dai romani, fino a giungere – con alcune evoluzioni – al periodo medievale.

Per estensione, catafratta veniva chiamata anche l'imbarcazione lunga e protetta da una copertura adoperata in battaglia da greci e romani.

L'equivalente clibanarios è di origine sconosciuta e forse deriva da un termine persiano che vuol dire corazza.

[modifica] In battaglia

In battaglia, i catafratti potevano cambiare l'esito della battaglia, grazie alle loro cariche. Venivano utilizzati come un ariete pesantemente corazzato che travolgeva chiunque tentasse di opporsi a loro.

Clibanarios era un forno romano per il pane e il termine era usato per scherno nei confronti dei parti che,nelle loro armature sopportavano temperature ,per l'appunto da forno.

[modifica] L'esperienza persiana

Un catafratto parto, che lotta contro un leone.
Un catafratto parto, che lotta contro un leone.

La spina dorsale dell'esercito (persiano سپاه, "spāh"[1]) sasanide era la sua cavalleria pesante corazzata. Essa era composta da nobili che si sottoponevano a un pesante addestramento militare e a manovre di cavalleria, guadagnando un eccezionale livello di disciplina che faceva di loro un autentico corpo d'élite. All'interno della struttura militare sasanide, la cavalleria era l'elemento di maggior peso e le tattiche della cavalleria sasanide furono adottate dai Romani, dagli Arabi e dai Turchi. L'armamento della loro cavalleria, le tattiche belliche, i loro emblemi, le abitudini, l'etichetta di corte e i loro costumi influenzarono la cultura romano-bizantina.Fu dopo numerose guerre fra Sasanidi e Romani che i Romani cominciarono a capire l'importanza della cavalleria pesante, e presero quindi a riorganizzare le loro unità ispirandosi ai modelli orientali in genere e sasanidi in particolare. Essi chiamarono le neo-costituite unità clibanarie e si dice che quest'ultimo termine derivi dalla parola persiana griwbanwar o griva-pana-bara, che significa "[coloro che] indossa[no] la gorgiera" (neck-guard wearer).

Shapur II (Sapore II) riformò l'esercito adottando una cavalleria ancor più pesante e maggiormente efficiente. Queste unità montate indossavano armature di spesse placche di ferro che ricoprivano l'intero corpo. Ciò le rendeva assai simili a statue di ferro che si muovevano. Alcuni cavalieri erano armati di lancia e altri di spada o mazza. Esistono riproduzioni di una simile cavalleria, la meglio conservata delle quali è un bassorilievo di roccia a Taq-e Bostan, dove Khosrau II (Cosroe II) inforca il suo cavallo favorito Shabdiz.

L'equipaggiamento militare dei cavalieri pesanti sasanidi era così costituito:

  • Cavalleria clibanaria: elmo, usbergo (Pahlavi griwban ), pettorale, cotta di maglia, guanto protetto (Pahlavi abdast), cintura, cosciali (Pahlavi ran-ban ) spada, mazza, arco con tre elementi e due corde di ricambio, faretra con 30 frecce, due ulteriori corde per arco e copertura corazzata per il cavallo ( zen-abzar ).
  • Cavalleria catafratta elmo, usbergo, pettorale, cotta di maglia, guanto protetto, cintura, cosciali, arco con due elementi e due corde di ricambio, faretra con 30 frecce, lancia e armatura per il cavallo ( zen-abzar ); e ciò talvolta s'aggiungeva un lazo ( kamand ) o una frombola con le relative pallottole a sfera.

Assieme alla cavalleria pesante, esisteva la cavalleria leggera che non era composta da sasanidi ma da soldati reclutati fra i loro alleati, integrati da truppe mercenarie. Gelani (Guilani), Albani, Eftaliti (Unni bianchi), Kushani e Cazari erano i principali costituenti di queste cavallerie leggere o medie. Esse erano parte integrante dell'esercito ( spah ) per la loro resistenza e la loro celerità sul campo da battaglia.

Entrambi i tipi di cavalleria erano rafforzati da elefanti da guerra e da reparti appiedati di arcieri che rovesciavano sul nemico nugoli di frecce. I corpi di elefanti erano schierati in prima linea. Pur non essendo particolarmente numerosi assolvevano assai bene il loro compito, terrorizzando gli avversari o sbandandoli con le loro cariche, riuscendo ad esempio a vincere nella battaglia del Ponte contro gli Arabi per il terrore provocato in essi dalla vista di quei pachidermi lanciati in corsa contro le loro difese, non preparate a un simile urto. La loro efficacia dipendeva però strettamente dalla natura del terreno, che doveva essere in una pianura abbastanza ampia, mentre poco o nulla potevano in terreni rotti, montagnosi o forestati. I corpi di elefanti erano guidati da un ben preciso comandante, chiamato Zend−hapet, o "Comandante degli indiani", perché gli animali venivano appunto dall'India, ovvero perché essi erano condotti da mahut, addetti alla conduzione nativi dell' Hindustan. Tali enormi animali agivano da vere e proprie torri mobili sui campi di battaglia e causavano panico e disordine nei ranghi nemici, aprendo varchi nelle linee avversarie entro cui si slanciavano poi le cavallerie. L'esercito sasanide quindi così si strutturava in battaglia:

  1. Guardia degli Immortali
  2. Nobili ( Azadan ) e Savaran (cavalleria d'élite)
  3. Elefanti da guerra
  4. Cavalleria leggera (armata d'arco)
  5. Cavalleria corazzata media (corazzatura di medio spessore e armamento costituito da lancia e scudo)
  6. Cavalleria clibanaria (cavalleria pesante armata di mazza e spada)
  7. Cavalleria catafratta (Cavalleria pesante armata di lance)

[modifica] Epoca dei Parti

Re persiano vestito da catafratto, della dinastia sasanide (226-637), Kermanshah, Iran.
Re persiano vestito da catafratto, della dinastia sasanide (226-637), Kermanshah, Iran.

Erano armati di kontos (ovverosia una pesante lancia impugnata a due mani) per la carica iniziale e di mazze per il combattimento corpo a corpo. Indossavano un’armatura che quasi non aveva rivali in quanto a protezione e peso, e i loro cavalli erano bardati nello stesso modo. L'armatura era la loro forza, ma allo stesso tempo impediva loro di muoversi agevolmente e con rapidità.

I catafratti partici agivano in stretta cooperazione con gli arcieri a cavallo. Quando ancora i romani erano sprovvisti di cavalleria leggera, i catafratti minacciavano la carica contro i legionari, i quali erano costretti a schierarsi a battaglia per evitare di esser travolti durante la marcia. Proprio a quel punto potevano entrare in azione gli arcieri a cavallo che tempestavano di frecce il nemico fino a quando questo non rompeva le righe e andava alla carica rimanendo esposto agli attacchi dei catafratti. Quando, però, i romani introdussero anche loro la cavalleria catafratta, la situazione cambiò radicalmente: contro queste nuove unità meglio armate e protette di quelle partiche, i catafratti parti non poterono nulla e la strategia precedentemente utilizzata non ebbe più effetto.

[modifica] Epoca romana

I catafratti entrarono a far parte della cavalleria specialmente in epoca tardo-romana. Furono gli unici cavalieri che non facevano parte di una particolare squadra di esploratori, ma erano un corpo ben distinto di cavalleria (può essere considerato il primo esistente del genere).

I catafratti di epoca romana erano armati con una lancia a due punte e una spada leggermente più lunga del gladio in dotazione ai legionari.

Avevano un elmo con pennacchio e con apertura a visiera. La loro corazza proteggeva anche braccia e gambe.

[modifica] Epoca bizantina

La montatura della corazza del catafratto, e del suo cavallo.
La montatura della corazza del catafratto, e del suo cavallo.

In epoca bizantina il catafratto ebbe rinnovato il suo equipaggiamento, con l'aggiunta di arco e frecce; la spada fu sostituita con la sciabola, molto più facile da manovrare in un combattimento a cavallo. I catafratti venivano considerati l'élite dell' esercito bizantino. Nel catafratto bizantino, erede di quello romano, le innovazioni furono: una corazza molto più forte, un elmo di epoca medievale, con pennacchi per abbellirlo. Furono introdotte le staffe e aggiunti i ferri da cavallo. A differenza dei catafratti precedenti, il cavallo dei catafratti bizantini veniva corazzato, in modo che difficilmente le frecce nemiche potessero ferirlo e quindi lasciare il padrone in balia di sé stesso. Il catafratto diventa una carta vincente nell'esercito bizantino che, con una sua manovra, poteva scompaginare l'esercito nemico per poi massacrarlo quando questo, preso dal panico, tentava una confusa ritirata.

Fu grazie al reparto dei catafratti che Belisario riuscì ad ottenere molti successi in Occidente, dove grazie a questa cavalleria dotata d'arco e freccie, scagliavano i loro dardi contro gli ostrogoti, che avevano solamente fanteria appiedata, e non potevano nulla contro ai catafratti, che appena qualcuno si avvicinava a loro veniva colpito, quindi queste unità venivano utilizzate non in grandi scontri, ma in piccole battaglie, imboscate, in modo da poter subito scappare quando il nemico si avvicina. Famoso è l'episodio in cui quando [elisario era a Roma, e si stava difendendo da un assedio mosso dagli ostrogoti, per mano del loro re, Vitige. Belisario mandò fuori dalla città duecento catafratti armati di arco e freccia, e gli ordino di scoccare sul nemico tutte le frecce che avevano prima di rientrare in città, e essi compirono un massacro, e nessuno di loro ci rimise la vita, perché appena il nemico si avvicinava loro arretravano in velocità coi cavalli.

I catafratti venivano riforniti di cavalli provenienti dall' Anatolia. In seguito alla battaglia di Manzicerta nel 1071, nella quale l'esercito dell'Imperatore Romano IV di Bisanzio venne travolto dai turchi selgiuchidi, l'Anatolia fu da questi ultimi conquistata nel giro di pochi anni, segnando la fine del reparto dei catafratti; quelli che restarono furono assorbiti dai reparti di fanteria.

[modifica] Curiosità

La lucertola armadillo - particolare rettile abitante i deserti dell'Africa meridionale, per la sua caratteristica posizione di difesa simile a quella dell' armadillo - è definita con il nome scientifico di Cordylus cataphractus.

[modifica] Nei videogiochi

Nel videogioco per il computer Age of Empires II, usando la popolazione dei bizantini come unità speciali, si creano al castello i catafratti bizantini, in questa versione del gioco i catafratti sono armati di spada, e non hanno ne la lancia ne l'arco con le frecce, sono unità potenti da scagliare contro gli arcieri visto che hanno una lunga resistenza verso i loro colpi, i catafratti si possono sviluppare e farli diventare catafratti d'élite, ma non sono da mandare in guerra contro la cavalleria pesante, poiché hanno poca resistenza verso di loro.

[modifica] Note

  1. Da questo termine derivano gli analoghi vocaboli neo-persiani e turchi: sipahi o sepohi: termini che appunto non significano altro che "soldati"

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliografia

  • (EN) Nicolle, David, Sassanian Army: the Iranian Empire early 3rd to midth Centuries AD, Stockport, Montvert Publ., 1996.
  • (RU) Nikonorov, Valerii P., "The Development of Horse Defensive Equipment in the Antique Epoch", in: Kruglikova, I. T. (ed.), Zheleznyi vek Kavkaza, Srednei Azii i Sibiri. Kratkie soobshcheniia Instituta arkheologii Akademii nauk SSSR, 184, Mosca, Nauka, 1985, pp. 30-35.
  • (RU) Nikonorov, Valerii P., "Cataphracti, Catafractarii and Clibanarii: Another Look at the old problem of their Identifications", in: Voennaia arkheologiia: Oruzhie i voennoe delo v istoricheskoi i sotsial.noi perspektive (Archeologia militare: Armamento e guerra in prospettiva storica e sociale), San Pietroburgo, 1998, pp. 131-138.
  • (EN) Nikonorov, Valerii P. (1985a) "The Parthian Cataphracts", in: Chetvertaia vsesoiuznaia shkola molodykh vostokovedov, Mosca, T. I., pp. 65-67.
  • (EN) Smith, William et al., A Dictionary of Greek and Roman Antiquities, 3a ediz. (articolo «Cataphracti»), 1890.
  • (EN) Warry, John Gibson Warfare in the classical world: an illustrated encyclopedia of weapons, warriors, and warfare in the ancient civilisations of Greece and Rome, New York, St. Martin's Press, 1980
  • (EN) Macdowall, Simon, Late Roman Cavalryman, 236-565 AD, Osprey Publishing 1995
  • (EN) Farrokh, Kaveh, Sassanian Elite Cavalry, AD 224-642, Osprey Publishing, 2005

[modifica] Collegamenti esterni

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