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Iliade (trama) - Wikipedia

Iliade (trama)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Indice

[modifica] Libro primo

Nel campo dei Greci che assediano Troia si diffonde un'epidemia: è il castigo decretato da Apollo come punizione ai Greci per aver sottratto Criseide al padre Crise, sacerdote del dio. Su consiglio di Calcante, Agamennone accetta di restituire Criseide al padre ma pretende in cambio Briseide, schiava di Achille, sottraendola all’eroe. Scoppia il litigio tra Achille ed Agamennone: Achille decide di non combattere più per i Greci. Teti, madre di Achille, sale all'Olimpo per supplicare Giove di rendere giustizia al figlio: Zeus acconsente, subendo i rimproveri di Era, ma interviene Efesto a calmare la dea.

[modifica] Libro secondo

Zeus invia il Sogno ingannatore ad Agamennone. Nelle sembianze di Nestore egli fa credere al re che il giorno fatale di Troia sia arrivato. Al risveglio Agamennone convoca i duci achei e li istruisce sul suo piano. Vuol far credere all’esercito di voler tornare in patria: i soldati però accettano la proposta e si apprestano a lasciare la costa quando Ulisse, ispirato da Atena, li convince a rinnovare la battaglia contro Troia.

[modifica] Libro terzo

Le due schiere si affrontano: alla vista di Menelao, Paride fugge tra i suoi, ma Ettore lo riprende. Paride si offre di affrontare a duello Menelao: le sorti del duello saranno decisive per la guerra. Dopo aver sacrificato agli dei, i contendenti si scontrano: Menelao è sul punto di uccidere il rivale, ma Afrodite lo nasconde e lo trasporta nella reggia di Troia. Agamennone decreta la vittoria di Menelao.

[modifica] Libro quarto

Gli dei sono radunati attorno a Zeus che vorrebbe salvare Troia, ma Era si oppone e vuole che i Troiani rompano i patti: Zeus allora invia Atena tra i Teucri; ella invita Pandaro a scagliare una freccia contro Menelao. La freccia ferisce l'Atride e la battaglia si rianima.

[modifica] Libro quinto

Pandaro ferisce Diomede con una freccia, ma questi, aiutato da Atena, riesce a uccidere il troiano; sta per uccidere anche Enea quando interviene Afrodite che salva il figlio e viene a sua volta ferita da Diomede. Intanto i Troiani, guidati da Ares, stanno avendo la meglio. Diomede, sempre con l’aiuto di Minerva, si scontra con Ares e lo ferisce.

[modifica] Libro sesto

Le sorti della battaglia volgono a favore dei Greci, pertanto l’indovino Eleno consiglia ad Ettore di tornare in città per invitare la madre Ecuba e le matrone ad offrire i loro pepli a Atena. Intanto si scontrano in battaglia Glauco e Diomede, ma venuti a conoscenza delle rispettive stirpi, si risparmiano a causa dell’amicizia tra i nonni. Ettore, dopo aver portato a termine la sua missione, riprende Paride che si era fermato a riposare nei suoi appartamenti, quindi si reca a salutare la moglie Andromaca e il figlio Astianatte.

[modifica] Libro settimo

Per volere di Apollo e di Atena, Ettore sfida a duello uno degli Achei. Raccoglie la sfida Menelao, ma Agamennone lo trattiene perché soccomberebbe contro Ettore. Tra i volontari la viene estratto il nome di Aiace Telamonio: lo scontro si protrae senza vincitori fino al calare delle tenebre, quando viene sospeso. Paride offre di terminare la guerra cedendo tesori ai Greci, ma senza restituire Elena. Gli Achei rifiutano, ma acconsentono a una tregua per recuperare i cadaveri. Durante il giorno di tregua i Greci costruiscono un muro a difesa delle navi con tale abilità da far invidia agli dei.

[modifica] Libro ottavo

Zeus vieta agli altri dei di intervenire nella battaglia ed accorda il proprio favore ai Troiani. Ettore fa strage di Greci e sta per avventarsi su Nestore in difficoltà, ma in difesa di quest’ultimo interviene Diomede: egli vorrebbe sfidare Ettore, ma un fulmine scagliato da Zeus lo fa desistere. I Troiani costringono i Greci a ripararsi all’interno delle mura costruite a difesa delle navi. Era ed Atena intervengono ad aiutare gli Achei, ma Zeus, accortosene, invia Iride a fermarle. Cala la notte e i Teucri si accampano davanti alle mura greche.

[modifica] Libro nono

Nel campo acheo i duci si riuniscono e Agamennone propone il ritorno in patria, ma Diomede si oppone con fermezza. Quindi Agamennone compie un ultimo tentativo di convincere Achille a combattere ed invia un gruppo di delegati, tra i quali Ulisse e Fenice, vecchio tutore di Achille. L’ambasceria viene accolta dal Pelide nella sua tenda, ma l’offerta di Agamennone viene sdegnosamente rifiutata e, anzi, Achille aggiunge che il giorno dopo farà ritorno a Ftia.

[modifica] Libro decimo

Agamennone non riesce a prendere sonno pensando alla sorte del suo esercito: convoca dunque i capi greci e, su consiglio di Nestore, invia Diomede a spiare il campo nemico. Diomede sceglie Ulisse come compagno nell’impresa. Intanto nel campo troiano Dolone si offre di compiere la stessa sortita: avviatosi dunque verso le navi greche viene sopraffatto dai due nemici che lo interrogano sulla sua missione: egli, per aver salva la vita, tradisce i compagni, ma Diomede lo uccide per punirlo. I due greci, grazie alle informazioni ottenute, fanno strage tra i Traci e riescono a fuggire illesi.

[modifica] Libro undicesimo

La battaglia è incerta; Agamennone si batte furioso, ma viene ferito da una freccia. Ettore allora incita i suoi a combattere, viene affrontato da Diomede che riesce solo a stordirlo e viene a sua volta ferito da Paride. Poco dopo la stessa sorte capita anche ad Ulisse e Zeus infonde il terrore di Ettore nell’animo di Aiace che indietreggia. Intanto Nestore conduce Macaone ferito alla sua tenda e Achille, desideroso di notizie, manda Patroclo alla tenda di Nestore. Quest’ultimo descrive il disastro dei Greci e invita Patroclo, se proprio Achille non vuol combattere, a scendere lui stesso in battaglia con le armi di Achille.

[modifica] Libro dodicesimo

La battaglia si è spinta sotto il muro acheo. I Greci, in particolare i due Aiaci, resistono come possono e respingono più volte gli attacchi di Sarpedonte. Intanto Zeus manda un segno di dubbia interpretazione: un'aquila vola con un serpente tra gli artigli, ma questo le si ritorce contro e la morde: Polidamante lo interpreta come presagio funesto, ma Ettore decide di continuare l’assedio e, preso un macigno, lo scaglia contro la porta del muro greco e la abbatte. I Troiani entrano nel campo avverso.

[modifica] Libro tredicesimo

Approfittando di un attimo di distrazione di Zeus, Poseidone scende ad aiutare i Greci: infonde nuova forza agli Aiaci e incoraggia Idomeneo. Quest'ultimo, insieme a Merione, assale l’ala destra troiana e miete molte vittime. Ettore, avvisato di ciò da Polidamante, si distacca dal centro della schiera, dove stava fronteggiando gli Aiaci, e soccorre l’esercito in difficoltà. Quindi torna nuovamente al centro per un corpo a corpo con Aiace Telamonio.

[modifica] Libro quattordicesimo

Nestore, vedendo l'esercito acheo in grave difficoltà, si reca da Agamennone e trova i maggiori tra i capi feriti e indecisi sul da farsi: Agamennone propone nuovamente la fuga, ma Ulisse si ribella. Decidono perciò, impossibilitati a scendere in battaglia, di incoraggiare i compagni con la voce. Intanto Era architetta un inganno contro Zeus: convince il Sonno a calare sul dio, in modo che Poseidone abbia campo libero nell’aiutare i Greci. Ciò avviene ed Aiace Telamonio riesce a colpire Ettore con un macigno, facendolo cadere a terra privo di sensi. I compagni lo traggono fuori dal combattimento, salvandolo dalla furia degli Achei.

[modifica] Libro quindicesimo

Al risveglio, Zeus si accorge dell’inganno in cui è caduto e minaccia una punizione terribile ad Era la quale, terrorizzata, risale all’Olimpo. Zeus intanto manda Iride ad intimare a Poseidone di abbandonare la battaglia se non vuole scontrarsi col più potente fratello: Poseidone a malincuore è costretto a ritirarsi. Apollo, incaricato da Zeus di rianimare i Troiani, dà nuovo vigore ad Ettore. Sotto la sua spinta i Teucri travolgono i Greci ed arrivano fino alla nave di Protesilao, decisi ad incendiarla: l'ultima difesa è fornita da Aiace Telamonio che, armato di una trave, tenta di respingere i nemici.

[modifica] Libro sedicesimo

Patroclo, vedendo la battaglia infuriare all’interno del campo greco, supplica Achille di concedergli di prendere le sue armi e condurre i Mirmidoni al fianco degli altri Achei. Achille accetta, ma raccomanda a Patroclo di limitarsi a cacciare i nemici dal campo greco, senza andare oltre. Nel frattempo i Troiani sono riusciti a dar fuoco alla nave di Protesilao, ma l'arrivo dei Mirmidoni guidati da Patroclo, che essi credono Achille, li mette in fuga. Patroclo li incalza fin sotto le mura: gli si oppone Sarpedonte, figlio di Zeus. Il padre degli dei vorrebbe salvare il figlio, ma Era gli vieta di opporsi al destino: Sarpedonte inevitabilmente cade sotto i colpi di Patroclo, Zeus può solo limitarsi a trasportare il corpo in Licia, terra nativa dell’eroe. Ma è giunta l’ora di Patroclo: Apollo con un gran colpo lo stordisce, Euforbo lo colpisce con la lancia, ma non è abbastanza valoroso per ucciderlo: è Ettore che dà il colpo finale. Morendo, Patroclo predice la prossima morte di Ettore, il quale si impossessa delle armi del morto.

[modifica] Libro diciassettesimo

Si accende la contesa per impadronirsi del corpo di Patroclo: Menelao si pone subito a difesa delle spoglie del compagno e uccide Euforbo, ma è costretto ad invocare aiuto quando vede Ettore che gli si fa contro. Accorrono gli Aiaci, Merione e Idomeneo. Nel tumulto che segue,Ettore tenta anche, senza successo, di impossessarsi di Balio e Xanto, i divini cavalli di Achille. Menelao si reca da Antiloco, lo informa della morte di Patroclo e lo manda ad avvisare Achille; poi torna nel cuore del combattimento: insieme a Merione e difeso dagli Aiaci, che sostengono i continui assalti troiani, riesce a trasportare il corpo di Patroclo all’interno del campo acheo.

[modifica] Libro diciottesimo

Achille, ignorando la sorte di Patroclo, si aggira inquieto davanti alla tenda quando giunge Antiloco e lo informa sui fatti: Patroclo giace e si combatte per il suo cadavere. La disperazione di Achille giunge alle orecchie di Teti che corre a rincuorare il figlio: vedendo che egli è irremovibile nel suo intento di vendetta, a costo di pagarlo con la morte, annunciata dalla profezia, si reca da Efesto per farsi forgiare armi divine. Iride esorta Achille a farsi vedere sulle mura greche per spaventare i Troiani e agevolare il trasporto della salma di Patroclo da parte dei compagni. Teti è frattanto giunta alla dimora di Efesto: il dio si mette subito al lavoro e forgia armi bellissime, tra le quali uno scudo d’oro intarsiato con figure rappresentanti le varie attività umane.

[modifica] Libro diciannovesimo

Il desiderio di vendetta di Achille è più forte della sua ira, per cui mette da parte il suo orgoglio e si riconcilia con Agamennone. I Greci si preparano alla battaglia e riacquistano le forze con un banchetto, ma Achille non riesce a mangiare e rimane a piangere sulla salma dell’amico. Atena, impietosita, stilla nel suo cuore nettare e ambrosia per dargli forza. Ormai la battaglia è prossima: Achille, terribile nelle sue nuove armi, sprona i cavalli Balio e Xanto: quest’ultimo, ispirato da Era, gli rammenta il fato che sta per compiersi. Achille sgrida il cavallo: egli è cosciente del suo destino, ma ciò non lo distoglierà da vendicarsi su Ettore.

[modifica] Libro ventesimo

Gli dei si schierano sul campo di battaglia: Ares, Apollo, Latona, Artemide, Afrodite e Scamandro con i Troiani; Era, Atena, Hermes, Poseidone ed Efesto con i Greci. Apollo spinge Enea a scontrarsi con Achille: i due si affrontano, ma quando Enea sta per soccombere, interviene Poseidone, al quale Enea è caro, e lo salva: il fato ha deciso che con lui resti in vita la stirpe di Dardano. Achille si rivolge ad altri nemici, mentre Apollo trattiene Ettore dall’andare a scontrarsi con lui. Quando Achille uccide Polidoro Ettore non riesce a frenarsi e scaglia la lancia contro il Pelide: Atena la devia e Achille, furibondo, si scaglia contro Ettore, ma Apollo lo avvolge di nebbia rendendo vano l’assalto. Deluso, Achille si dedica a far strage dei Troiani dispersi.

[modifica] Libro ventunesimo

I Troiani in fuga cercano rifugio nelle acque dello Scamandro, ma Achille li insegue e fa strage anche lì. Nella sua furia si trova davanti a Licaone, fratello di Polidoro, che già era stato catturato da Achille, venduto come schiavo ed aveva riacquistato la libertà solo da undici giorni; Licaone implora pietà, ma non riesce a scampare la morte. Achille continua la sua strage, uccidendo fra gli altri Asteropeo, che aveva osato affrontarlo. Lo spargimento di sangue nelle sue acque offende il dio del fiume Scamandro, che ingiunge all’eroe greco di desistere dall'impresa. Achille però si rifiuta di smettere di uccidere i Troiani: il fiume si gonfia e insegue il Pelide, al quale ormai cedono le ginocchia. Interviene allora Era che ordina ad Efesto di contrapporsi allo Scamandro col suo fuoco. Scamandro è costretto alla resa e torna nel suo letto. Intanto gli altri dei si fronteggiano: Atena ha la meglio su Ares ed Afrodite, Era su Artemide mentre Apollo, Poseidone, Latona e Hermes rinunciano al combattimento. Achille viene nel frattempo affrontato da Agenore, ispirato da Apollo: il greco sta per scagliarsi sul rivale che però viene sostituito da Apollo che ha preso le sue sembianze; il trucco inganna Achille che insegue il dio lasciando ai Troiani il tempo di ripararsi dentro alle mura.

[modifica] Libro ventiduesimo

I Troiani si precipitano all'interno delle mura, eccetto Ettore che rimane davanti alle Porte scee, bloccato dal suo destino; a nulla valgono i disperati richiami dei genitori. Quando finalmente Apollo si rivela nella sua divinità ad Achille che lo rincorreva, l'eroe greco avvista da lontano Ettore e corre verso di lui: il troiano, terrorizzato, fugge: tre volte i due fanno il giro delle mura della città, quando Atena assumendo le sembianze di Deifobo, fratello di Ettore, convince questi ad affrontare il nemico. Ettore propone ad Achille il giuramento di rendere alla famiglia il corpo di quello dei due che sarà ucciso, ma il Pelide rifiuta rabbiosamente. Il duello inizia, le lance volano senza successo, e nel corpo a corpo Achille trafigge Ettore nel solo punto scoperto, tra il collo e la spalla. Morendo, Ettore presagisce la prossima morte del rivale; Achille, accecato dall’odio, fora i piedi del cadavere. Le grida raggiungono Andromaca, moglie di Ettore, ancora ignara dall’accaduto: quando si avvede della morte del marito, predice il terribile destino che attende lei ed il figlio Astianatte.

[modifica] Libro ventitreesimo

Si tengono i solenni funerali di Patroclo: il rogo arde per tutta la notte: al mattino Achille indice i giochi funebri. Si tiene per prima la gara dei carri: Eumelo è in testa, ma Atena fracassa il suo giogo. Vince così Diomede, secondo arriva Antiloco che precede Menelao grazie ad una manovra scorretta: al traguardo però i due si riappacificano. Nella gara di lotta si affrontano Ulisse, con la sua astuzia, e Aiace, con la sua forza, e si ha un pareggio. La corsa è vinta da Ulisse che precede Aiace d’Oileo. Achille invita due guerrieri a combattere per vincere l’armatura di Sarpedonte: ed è Diomede che se ne appropria, sconfiggendo Aiace Telamonio. Seguono la gara di tiro con l’arco, vinta da Merione su Teucro, e quella di tiro della lancia, assegnata ad Agamennone senza bisogno di disputare la prova.

[modifica] Libro ventiquattresimo

E' calata la notte, ma Achille non riesce a dormire, pensando alla sorte di Patroclo: uscito dalla tenda, lega il corpo di Ettore al carro e lo trascina tre volte attorno al tumulo di Patroclo. Gli dei, impietositi dallo spettacolo, vorrebbero intervenire, ma Era, Poseidone ed Atena si oppongono; il dodicesimo giorno Apollo prende la parola e rimprovera gli altri dei per la mancanza di pietà: Zeus allora convoca Teti e le comunica la sua decisione che Achille restituisca il corpo di Ettore a Priamo. Teti riferisce queste parole al figlio, che non può opporsi al volere degli dei. Intanto Iride si presenta a Priamo e lo avverte di presentarsi al campo greco per chiedere il corpo del figlio. Priamo, nonostante la moglie tenti di distoglierlo da un’impresa così rischiosa, parte per la tenda di Achille, accompagnato solo dal vecchio servo Idèo e recando una gran quantità di doni per il riscatto. Giunti a metà strada vengono raggiunti da Hermes, travestito da soldato greco, che li scorta fino al campo. Così, penetrato segretamente nella tenda di Achille, il re di Troia si inginocchia ai piedi dell’eroe e implora pietà: Achille è impietosito e, dopo aver offerto una cena in onore di Priamo, restituisce il corpo di Ettore al padre, accorda una tregua per permettere le esequie dell’eroe troiano e offre al vecchio re di riposare nella sua tenda. Durante la notte Hermes appare a Priamo e gli consiglia di fare ritorno a Troia per evitare che qualche altro capo greco lo prenda in ostaggio. Tornato finalmente in città, il cadavere di Ettore viene posto su una pila di tronchi ed arso; le ossa poi raccolte e sepolte in un grande tumulo.

[modifica] Voci correlate

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