Ilkhanato
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
L'Ilkhanato (scritto anche Il-Khanato o Il Khanato) è il nome dato alla Persia dominata dai Mongoli. Oltre alla Persia, includeva Iraq, Afghanistan, Azerbaigian e parte della Siria e del Pakistan.
[modifica] Storia
Gengis Khan invase le terre dell'impero Chorasmiano nel 1220, quindi affidò ai suoi generali il compito di completare la conquista della Persia ed uccidere l'ultimo scià. Nel 1256 Hülegü ricevette l'incarico dal Grande Khan Mongke di conquistare tutti i regni musulmani fino all'Egitto. Conquistò Baghdad, mise fine alla "setta degli assassini" e si apprestava ad assediare Gerusalemme, quando fu costretto a ritirarsi per la morte di Mongke, cui seguirono lotte per la successione. Con l'ascesa di Kublai Khan, Hülegü ritornò in Persia ed assunse il titolo di Ilkhan, ovvero "luogotenente del Khan, Khan subordinato", ma l'autorità di Kublai in Medio Oriente era solo nominale.
Gli Ilkhan governarono la Persia nei successivi ottant'anni, ma la spinta espansionistica si era ormai esaurita; nonostante le incessanti lotte con i Mamelucchi, non vi furono acquisizioni territoriali e, anzi, furono costretti ad abbandonare la Siria. Anche le mire sul sultanato di Rum e sul regno armeno di Cilicia dovettero essere accantonate a causa dell'ostilità dei due khanati settentrionali di Chagatai e Kipchaki.
Sotto il crudele regno degli Ilkhan buddhisti, che incoraggiarono il buddhismo tibetano e il cristianesimo nestoriano, i musulmani furono oppressi e perseguitati. Tuttavia, con la conversione di Ghazan nel 1295, l'Islam ridiventò religione di stato e fu il turno di Buddhisti e Cristiani di essere perseguitati.
Dopo la morte di Abu Sa'id nel 1335, il khanato cominciò a disintegrarsi rapidamente, dissolvendosi in una serie di staterelli rivali. L'ultimo dei pretendenti Ilkhan fu assassinato nel 1353.