Mario Terán
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Mario Terán è il soldato boliviano che venne estratto a sorte per fucilare Ernesto Che Guevara.
L'esecuzione fu effettuata con una carabina M12, il 9 ottobre 1967, nel villaggio di La Higuera (dipartimento di Santa Cruz, Bolivia).
In un'intervista mandata in onda sulla Rai nel 1972 (intervistatore Roberto Savio), alcuni colleghi di Teràn ricostruirono gli eventi dell'assassinio di Che Guevara. Secondo questi, Terán non ebbe il coraggio di sparare ed uscì dalla stanza. I suoi compagni, per convincerlo a rientrare, lo avrebbero fatto bere alcolici. In realtà, una volta rientrato avrebbe sparato una raffica di mitra con le spalle voltate. Il colpo di grazia non sarebbe suo, ma attribuito a Felix Ramos (alias Felix Rodriguez), agente della CIA di origine cubana).[1] Lo storico messicano Paco Ignacio Taibo II, in una sua biografia del Che, sostiene che a Terán sarebbero stati promessi un orologio e un corso per sottuficiali a West Point. Le promesse non sarebbero poi state mantenute.[2]
Terán vive attualmente a Santa Cruz de la Sierra, la principale città boliviana, ubicata nei bassipani tropicali. Durante la sua vita ha concesso pochissime interviste. In una di queste, a Paris Match nel 1977, Terán confessò di essere stato lui ad avere ucciso il Che con due raffiche di mitra. La prima lo avrebbe colpito gravemente, ma la seconda lo avrebbe ucciso.[3]
Parziale paradosso della storia: il giornalista boliviano Pablo Ortiz sostiene che Terán, oramai vecchio e quasi cieco, a causa della cataratta, sarebbe stato operato gratuitamente, nell'agosto 2006, da medici cubani. L'intervento chirurgico sarebbe rientrato all'interno della operación milagro (in italiano, operazione miracolo), un accordo tra i Paesi appartenenti all'ALBA per la cura delle malattie degli occhi nella popolazione più povera.[4]
Vi sono anche fonti che riportano informazioni completamente differenti sulla sorte di Terán: tra queste, Gianni Minà (giornalista e direttore della rivista Latinoamerica) sostiene che il militare si sarebbe suicidato due anni dopo l'assassinio del Che gettandosi da una finestra a La Paz.[1]
[modifica] Note
- ↑ 1,0 1,1 Gianni Minà, L'«incubo» del Che (da Il Manifesto dell'8 febbraio 2006). Lo stesso articolo è presente anche su Latinoamerica, n.93 (4.2005), pag. 229-231, Le nuove vecchie foto del Che.
- ↑ Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza - Vita e morte di Ernesto Che Guevara , Il Saggiatore 1997, Net 2002, Il Saggiatore 2004 (edizione ampliata).
- ↑ (ES)(FR) Víctor Montoya, Pasajes y personajes de la guerrilla de Ñancahuazú (da ALMIAR - Margen Cero).
- ↑ (ES) Intervista a Pablo Ortiz (da Cronica Argentinas dell'11 ottobre 2006).