Persecuzioni dei pagani
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Le persecuzioni dei pagani ebbero inizio sin dai primi tempi del Cristianesimo e si protrassero fino alla definitiva scomparsa delle religioni che avevano dominato la vita sociale, culturale e filosofica dell'Europa antica. Di recente, con la rinascita del Paganesimo, anche le persecuzioni verso queste nuove correnti religiose sono riprese, e ancora una volta da parte dei cristiani.
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[modifica] Definizione del Paganesimo
Il termine pagani è nato in funzione di insulto, utilizzato dagli stessi cristiani per denigrare chiunque aderisse ancora alle religioni tradizionali, cosa che appariva inconcepibile di fronte all'arroganza della dottrina cristiana, la quale fin dall'inizio si ritenne detentrice di una qualche verità assoluta. Questo atteggiamento aggressivo, inculcato alle masse popolari convertite, fu uno dei motivi principali che portarono il Cristianesimo ad azioni talmente estreme e sanguinarie da decretare la fine del Paganesimo. Il termine pagano significava letteralmente "rozzo", "contadino", e nacque proprio nel periodo in cui il Cristianesimo prosperava nei centri cittadini, mentre il Paganesimo era ormai sempre più relegato presso le popolazioni contadine, tra le quali veniva ancora praticato con devozione. Pagano deriva per la precisione dalla parola "pago" (dal latino pagus), indicante un tipo di villaggio campagnolo che poteva vantare di autonomia amministrativa all'interno dell'amministrazione generale del territorio imperiale. Utilizzato in seguito per definire qualsiasi religione non cristiana (anche quella islamica e quella ebraica nel Medioevo, ad esempio), per Paganesimo si intende oggi definire solo il gruppo di religioni misteriche e non praticate nell'Europa precristiana. Per estensione possono essere incluse nella categoria anche le religioni organizzate praticate dai popoli precolombiani prima dell'imposizione del Cristianesimo, sebbene divergano più che profondamente dalle religioni europee. Il gruppo include grossomodo quelle che furono la religione greca, la religione egizia, quella romana, quella celtica e quella nordica, e per estensione può esservi inclusa anche la religione slava, oltre che i culti ellenistici misterici dell'Orfismo e del Mitraismo. Queste religioni furono ad un certo punto della storia (e in certi casi in epoche differenti), perseguitate dal Cattolicesimo e dal Cristianesimo in generale, con una tale violenza da causarne la definitiva soppressione (sebbene siano sopravvissute sotto la forma di culti esoterici durante il corso del tempo e siano riemerse di recente con il cosiddetto fenomeno del Neopaganesimo). Le azioni persecutive furono esercitate dai seguaci della religione cristiana sin dai primi tempi della sua diffusione nella società grecoromana.
[modifica] Analisi storica
Per comprendere come il Cristianesimo fu in grado — in relativamente poco tempo — di soppiantare e sovrascrivere il Paganesimo in ogni sua forma, bisogna risalire ai tempi dei primi seguaci di Gesù. Inizialmente il Cristianesimo, quando ancora era confinato in Palestina, dovette confrontarsi con l'Ebraismo e organizzarsi in modo da non essere più considerato una setta di questo (o un fenomeno riformatore, come definito dal termine Giudeocristianesimo), ma un movimento a se stante e ben presto penetrante anche nel mondo grecoromano, e conseguentemente causa dello scontro tra le proprie ideologie patriarcali con le ideologie matriarcali del Paganesimo. Galerio fu il primo imperatore a legittimare il Cristianesimo, sancendo la totale libertà religiosa nell'Impero Romano, ma fu con Costantino I che la religione cristiana ebbe l'opportunità di emergere con sempre maggiore vigore. Costantino fu pagano fino al giorno della morte, quando fu dichiarata la sua finale conversione al Cristianesimo (mai comunque confermata da alcuna fonte secolare, e vista da parecchi critici come una macchinazione ecclesiastica), che rese in modo ufficioso il Cristianesimo religione di Stato. Si sa per certo comunque che l'imperatore diede libertà di culto definitiva ai cristiani, e che presso il Concilio di Nicea del 325 conteribuì, molto probabilmente, alla definizione di quello che fu il Cristianesimo da quel momento in poi. Seguendo l'orma del Paolinismo, ovvero un Cristianesimo impregnato di universalismo e imperialismo grecoromano, emerso presso le comunità fondate da Paolo di Tarso, al Concilio si decise di favorire l'assimilazione di molti elementi pagani, i quali avrebbero alimentato la diffusione del Cristianesimo rendendolo più familiare alle popolazioni da convertire. Venne stabilita ad esempio la data della nascita di Gesù facendola corrispondere alla data di nascita del dio Mitra, vennero assimilate festività pagane (come il Natale), santi sovrapposti a divinità (la Madonna sarebbe ad esempio un calco della dea Iside), e la stessa figura di Gesù, secondo molti, sarebbe stata costruita o comunque arricchita di particolari mitologici attingendo da figure quali Horus, Odino, Osiride e ancora una volta Mitra.
[modifica] Inizio delle persecuzioni
Il primo imperatore a dare inizio ufficialmente alle persecuzioni volte a sopprimere il Paganesimo fu il figlio di Costantino, ovvero Costanzo II. Costanzo crebbe in un ambiente molto cristiano, e la sua formazione fu di conseguenza pesantemente influenzata dai pregiudizi contro i pagani. Il Cristianesimo intanto stava crescendo rapidamente, dato il forte appoggio che il potere imperiale gli stava fornendo, parallelo al discredito sempre maggiore cui furono soggette le religioni non cristiane. Nell'anno 341 Costanzo emanò una legge che proibiva per la prima volta le offerte alle divinità pagane della natura. Successivamente, a causa del fatto che nelle campagne gruppi di cristiani stavano cominciando a saccheggiare i templi pagani, l'imperatore, insieme a suo fratello Costante I, furono esortati dai membri delle alte cariche dello Stato — pressoché ancora tutti pagani — ad emanare editti che vietassero gli atti vandalici, per il rispetto delle credenze religiose e la preservazione delle opere d'arte. Nello stesso anno un'altra legge reinvertì la situazione, sanzionando la chiusura di tutti i templi non cristiani in territorio imperiale. I pagani dovettero attendere il passaggio del ruolo di imperatore a Magnenzio (che sconfisse Costante I), per ottenere la possibilità di ricominciare a celebrare i propri culti. Tre anni dopo, nel 353, Costanzo si reimpossessò del trono e reintrodusse le legislazioni antipagane. Questa volta l'imperatore incrementò la foga persecutiva, dichiarando nel 356 che chiunque fosse sorpreso nel celebrare rituali pagani sarebbe stato condannato a morte. Paradossalmente nell'anno 357 l'imperatore si dimostrò nuovamente tollerante, celebrando i Vicennali a Roma e agendo in funzione di pontefice massimo. Costanzo celebrò nuove ordinazioni sacerdotali, offrì finanziamenti per i culti e confermò i privilegi di cui godevano le sacerdotesse Vestali. Tale comportamento si pensa fu dovuto alle pressioni esercitate dai magistrati, dei qual all'imperatore non conveniva perdere l'appoggio. Nonostante lo sdegno della popolazione, infatti, l'imperatore fece rimuovere successivamente l'altare dedicato alla dea Vittoria presso le aule del senato, a causa delle lamentele di alcuni senatori convertiti al Cristianesimo. La rimozione interruppe solo per poco l'antica tradizione delle offerte che i senatori dedicavano alla divinità per il benessere dello Stato; infatti l'altare fu riaperto in seguito alla morte di Costanzo, o probabilmente sotto il regno di Giuliano.
[modifica] La restaurazione giulianea
L'imperatore Giuliano, fu originariamente cresciuto come un cristiano. Tuttavia in età pressoché adulta, dopo essersi avvicinato all'ambiente pagano, in particolare attraverso la filosofia, decise di convertirsi al Paganesimo nella sua forma classica, ovvero la combinazione sincretica di Paganesimo greco e Paganesimo romano, e fu iniziato al Mitraismo e ad altre religioni misteriche che stavano avendo diffusione nell'impero. Essendo cresciuto come cristiano, Giuliano tentò una riforma radicale del Paganesimo che lo istituzionalizzasse in modo simile al Cristianesimo, e come una religione unificata, fortemente basata sulla filosofia neoplatonica, la quale contribuì a rafforzare l'elemento monistico della teologia pagana. Il nuovo Paganesimo si sarebbe dovuto chiamare Ellenismo (in greco Hellenismos), perché grecizzato, e avrebbe adottato tecniche e approcci tipici del Cristianesimo. Oltre alla teologia unificata sotto un'unica concezione neoplatonica, Giuliano tentò anche un'unificazione delle altre dottrine e delle liturgie. Insieme al Paganesimo l'imperatore legittimò anche l'Ebraismo (che comunque veniva rispettato anche dai cristiani, in quanto visto come religione da cui quella cristiana era gemmata) con il fallimentare tentativo di ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, e le forme di Cristianesimo che la Chiesa perseguitava come eretiche, quali ad esempio l'Arianesimo. Il progetto di libertà religiosa voluto da Giuliano non ebbe mai un compimento, a causa soprattutto del breve periodo di regno, il quale coprì due soli anni. Nonostante si dimostrasse profondamente tollerante nei confronti dei cristiani, e nonostante fosse stato egli stesso cristiano, Giuliano aveva compreso le sottili questioni politiche e ideologiche che si celavano dietro alla diffusione del Cristianesimo, e all'interno della Chiesa emergente. L'imperatore esortava spesso, anche attraverso opere filosofiche e storiografiche, il popolo e i titolari a non lasciarsi traviare dalla dottrina cristiana, fondata sull'intolleranza, sul fanatismo e sull'oscurantismo. Giuliano aveva compreso appieno il ruolo che il Cristianesimo stava avendo nella storia, e le conseguenze negative che l'ascesa della nuova religione avrebbe portato. Non a caso filosofi, intellettuali e liberi pensatori tendettero fino all'ultimo a non convertirsi alla religione cristiana. L'azione dell'imperatore volta a salvare il Paganesimo risultò inefficace, e la Chiesa, sempre più ricca e potente, dopo la morte dell'imperatore non esitò nell'eliminare le riforme da lui iniziate.
[modifica] Periodo di tolleranza
Dopo la morte di Giuliano, Gioviano parve istituire una politica di tolleranza religiosa relativamente neutrale. Sotto Valentiniano I e Valente proseguì questa pace, e si diffusero le idee di parecchi intellettuali pagani che ringraziarono gli imperatori per la tolleranza dimostrata. Valentiniano, che governò l'Occidente, era un cristiano, ma simpatizzava molto per le religioni pagane. Governò in seguito a Valente, il fratello, a partire dal 364. I due imperatori sancirono la completa tolleranza per ogni sorta di culto sin dall'inizio del loro regno. Valentiniano confermò i privilegi dei sacerdoti pagani, e l'appartenenza dei templi alle comunità pagane, in modo che queste potessero mantenerli ed arginare eventuali saccheggi da parte dei cristiani. Valente, che governò nell'Est, era un ariano, ed essendo osteggiato dalla Chiesa cristiana non si preoccupò della questione pagana.
[modifica] Rinnovo delle presecuzioni
Dopo la morte di Valentiniano I nel 375, Graziano, suo figlio e successore, salì al trono occidentale all'età di sedici anni. Sei giorni dopo la morte del padre, il fratellastro di Graziano, Valentiniano II, di soli quattro anni, fu dichiarato anch'egli contemporaneamente imperatore. Dopo la morte di Valente, nella battaglia di Adrianopoli del 378, Graziano scelse Teodosio I come successivo imperatore orientale. Graziano fu educato da Ausonio, che gli aveva insegnato ad essere tollerante, ma dopo la morte del padre passò nelle mani di Ambrogio, fanatico vescovo di Milano, dichiarato in seguito santo. Sotto le influenze del vescovo l'intera corte imperiale fu prevasa da un'intensa intolleranza religiosa, che provocò ben presto una violenta opposizione delle più alte personalità nei confronti del Paganesimo. Le macchinazioni e gli intrighi dell'ecclesiastico posero fine al periodo di pace, e diedero inizio ad una nuova, più radicale che in passato, guerra religiosa nei confronti dei pagani. Graziano, persuaso dal vescovo, ordinò il compimento di sanguinosi stermini nell'anno 382. L'imperatore si impossessò dei beni del clero pagano e delle Vestali, e ne eliminò qualsiasi privilegio giuridico, amministrativo e sociale. I templi pagani furono confiscati dal governo, e molti spogliati delle loro bellezze artistiche e dei loro tesori, i quali confluivano nel patrimonio crescente della Chiesa e nelle casse di Stato cristiano. L'imperatore procedette anche con il licenziamento di tutti i membri pagani del governo, senatori inclusi. Questi inviarono richieste al regnante per permettere la reistituzione dell'altare della Vittoria, e per chiedere la restituzione dei diritti ai preti pagani e alle Vestali. Costantemente influenzato dal volere del vescovo Ambrogio, Graziano ignorò le richieste e destituì la carica di pontefice massimo, titolo che ancora deteneva. Nell'Est dell'impero, intanto, Teodosio non mostrò alcun interesse verso le cause religiose fino alla morte di Graziano, cui seguì l'imperatore Massimo. Gli imperatori d'Oriente Teodosio I e Valentiniano II lo riconobbero come legittimo successore nel 384. Un editto del 386 dichiarò che i templi e le festività pagane non avrebbero dovuto più ricevuto alcun genere di sostentamento da parte delle comunità, e che i collegi sacerdotali non avrebbero potuto mantenerne le condizioni o costruirne di nuovi. Nel 387 Teodosio, fortemente cristiano, riuscì a esternare dall'Italia Valentiniano II, e a sbarazzarsi di Massimo, condannato a morte perché dichiaratamente pagano. Teodosio si spostò poi in Oriente, e lasciò Valentiniano II a governare in Occidente. Teodosio non mostrò interessi in materia religiosa durante la prima parte del suo regno, e anzi, in certi casi dimostrò tolleranza, come ad esempio quando ordinò la ricostruzione della sinagoga di Callicino, in Mesopotamia, distrutta da un gruppo di fanatici cristiani.
Solo dopo quello che è comunemente conosciuto come il massacro di Tessalonica del 390, Ambrogio ebbe l'occasione di riguadagnare influenza sulle decisioni imperiali. Ambrogio utilizzò l'evento per scomunicare Teodosio, e in questo modo poterlo manipolare tenendolo a bada attraverso il terrore dell'idea dell'inferno dopo la morte. Ben presto Ambrogio estese le sue influenze anche in Occidente, persuadendo l'imperatore Valentiniano. Nell'anno 391 l'imperatore emanò una legge che sancì la chiusura dei templi pagani e la destituzione di qualsiasi culto non cristiano, seguita da una legge successiva che oltre a ribadire queste condizioni incentivò le politiche di punizione nei confronti di coloro che ancora praticavano apertamente il Paganesimo. La situazione del Paganesimo declinava progressivamente anche in Oriente, dove nel 392, Teodosio I iniziò ufficialmente violente pesecuzioni contro i pagani. Questo editto è considerato uno dei più feroci, dato che diede inizio alla sistematica demolizione dei templi in tutto l'impero e alle uccisioni dei fedeli per mezzo di torture quali la crocefissione, il rogo, e altre tecniche particolarmente sanguinolente. Furono proibiti anche i culti privati, e fu istituita una sorta di caccia alle streghe ante litteram. Vennero infatti invitati tutti i cittadini cristiani a denunciare alle autorità o a uccidere da se qualsiasi concittadino che venisse sorpreso nella pratica di liturgie pagane.
[modifica] Persistenza dei culti pagani
Dopo la morte di Teodosio, l'impero attraversò una crisi politica, in quanto i barbari stavano rapidamente invadendo i territori su diversi fronti. Durante le invasioni, molti cristiani divennero meno certi sulla propria fede (che annunciava in quegli anni una fine del mondo imminente), e si riconvertirono alle religioni pagane. A dispetto delle varie richieste di aiuto da parte dei pagani in balia delle folle cristiane che assaltavano i templi e uccidevano donne e bambini, gli imperatori Onorio e Arcadio continuarono la politica religiosa del padre, e ne incrementarono gli effetti. Nell'anno 395 Arcadio dichiarò fuorilegge anche il calendario pagano e appesantì le pene per coloro che visitavano ancora i templi pagani o celebravano rituali. Questa legge fu emanata in particolare per coloro che, compresa la vera natura del Cristianesimo, si stavano riconvertendo al Paganesimo. Ciò è testimoniato dal testo stesso della legge, la quale si riferisce esplicitamente a coloro che tradiscono il dogma della fede cattolica. Nel 396 furono sciolti tutti i collegi sacerdotali pagani, e nello stesso anno Arcadio ordinò che tutti i templi rimasti ancora attivi nelle città venissero demoliti senza alcuno scrupolo, e sopprimendo anche gli eventuali pagani rivoltosi. La legge provocò disordini anche nelle campagne, dove i cristiani si sentirono autorizzati nell'assaltare e demolire anche in quei luoghi i templi pagani. Nel 399 l'imperatore orientale emanò tre ulteriori leggi ribadirono le sanzioni in beni, denaro o persecuzione fisica per coloro che praticavano ancora il Paganesimo. In Occidente, Onorio, nel 408 emanò un editto che proclamava che tutte le statue, gli altari e le decorazioni dei templi ancora attivi venissero rimosse, e che gli edifici divenissero di proprietà dello Stato e della Chiesa. L'esecuzione di questa legge fu esercitata dai vescovi, i quali non esitarono nel distruggere e saccheggiare templi e nel massacrare e torturare fedeli pagani. Arcadio morì nel 408, e il figlio di otto anni, Teodosio II, fu proclamato imperatore dell'impero romano d'Oriente. Nello stesso anno Onorio emanò un nuovo regolamento attraverso il quale proibiva a chiunque non fosse cristiano l'accesso agli edifici pubblici e imperiali. All'inizio dell'anno 409 una nuova legge permetteva ora di punire i giudici e gli ufficiali che non avessero applicato le leggi antipagane anche nel caso in cui un pagano fosse nella ragione e un cristiano nel torto, difronte ad un tribunale. La legge permetteva inoltre di processare chiunque avesse taciuto nel denunciare rituali pagani celebrati nel proprio vicinato. La situazione politica declinò progressivamente sino al sacco di Roma. L'evento scioccò i cittadini dell'impero, ed alimentò il fanatismo dei cristiani, i quali tendevano a vedere nei pagani la minaccia che stava minando la società. Dopo il sacco, dall'anno 410 a seguire, vari territori caddero nelle mani dei barbari, i quali, convertiti al Cristianesimo, accelerarono il processo di sradicamento delle tradizioni pagane, viste in gran parte come vestigia dell'antico impero. Nel 415 Onorio accelerò i processi di destituzione dei templi pagani ormai in disuso, in quanto praticare i culti era diventato impossibile. Nel 423 Teodosio II, evidentemente per sopprimere la persistenza dei culti pagani, dichiarò che chiunque fosse stato sorpreso a praticarne sarebbe stato esiliato, la sua casa confiscata e la sua famiglia massacrata. Intanto in Occidente saliva al trono Valentiniano III, la cui ascesa fu favorita da Teodosio II, che scelse il cristiano Valentiniano e fece eliminare il suo concorrente filopagano. Nel 425 Teodosio emanò due leggi che sancirono ufficialmente il permesso a tutti i cristiani di estirpare ciò che ancora rimaneva vivo delle antiche tradizioni. Le numerose leggi contro il Paganesimo dimostrano la difficoltà che i regnanti trovarono difronte al tentativo di estirparlo. Parecchie persone furono costrette a conformarsi alla legge, e le religioni pagane divennero sempre più private e praticate di nascosto. L'apostasia che portava numerose persone a riconvertirsi al Paganesimo dimostra la mancata libertà di culto e l'insoddisfazione che le dottrine materialistiche del Cristianesimo lasciavano negli animi delle genti. Le leggi contro l'apostasia furono emanate sin dai tempi di Graziano. Nel 425 l'imperatore Teodosio II emanò ulteriori ordini che completarono l'azione antipagana.
[modifica] Soppressione definitiva
Il Paganesimo difficilmente cedette sebbene ormai divenuto completamente impraticabile, a causa dei numerosissimi editti che ne proibivano qualsiasi tipo di espressione. Questa vitalità portò il nuovo imperatore d'Oriente, Marciano — salito al trono nel 450 dopo la morte di Teodosio II — a ribadire e inasprire ulteriormente le soluzioni adottate ormai da quasi un secolo contro le religioni pagane. Marciano, nel 451, decretò che chiunque praticasse ancora rituali pagani sarebbe stato ucciso insieme all'intera famiglia senza processi, ed i suoi beni sarebbero stati confiscati e consegnati alla Chiesa. Ribadì per l'ennesima volta il divieto di costruire templi, e rese più aspre le leggi che punivano chiunque nascondesse o difendesse i pagani. Nel 451 Marciano fu sostituito da Leone I, il quale fu il primo imperatore ad essere incoronato dal Patriarca di Costantinopoli. Leone emanò un'ulteriore legge, nel 472, la quale aggiunse alle pene già presenti una punizione per tutti i proprietari terrieri sui cui territori venissero praticati rituali pagani. Se i proprietari erano di classe sociale privilegiata, la punizione si sarebbe limitata alla confisca del territorio, alla perdita dell'occupazione e alla revoca di eventuali titoli di privilegio. Nel caso in cui i proprietari fossero di classe meno privilegiata la punizione consisteva nella tortura fisica, nella condanna ai lavori forzati o nell'esecuzione capitale. Successivamente due nuove leggi vennero incluse nella politica antipagana, e sono oggi individuabili nel codice giustiniano. Dopo la deposizione di Avito, che governò l'impero occidentale dal 455 al 456, i pagani di Roma tentarono di far ascendere al trono il generale Marcellino, il quale avrebbe reinstaurato il Paganesimo, ma non ottennero risultati positivi. In Occidente, Antemio, uno degli ultimi sovrani venuti prima del collasso di quella parte dell'impero, regnò dal 467 al 472. Pare che avesse programmato una reistituzione del Paganesimo, che però non fu mai portata a compimento. Antemio era discendente di Procopio, un parente dell'imperatore Giuliano. Antemio iniziò con il consegnare a Flavio Messio Febo Servo, un filosofo pagano, la carica di prefetto, quella di console e quella di patrizio. L'imperatore ordinò anche che le monete del suo regno fossero decorate con una rappresentazione di Ercole nell'atto di uccidere il Leone di Nemea. Tuttavia i tentativi di Antemio furono vani, dato che venne assassinato da cospiratori cristiani. Le speranze di rivificare il Paganesimo declinarono definitivamente con il crollo dell'impero romano d'Occidente, quando l'ultimo imperatore fu deposto e, Odoacre salì al trono come primo re barbaro dell'Italia. In seguito, durante un periodo di disordini politici, i pagani sopravvissuti ai massacri sotto l'impero romano, dovettero subire ulteriori persecuzioni da parte di Zenone. Gli ultimi pagani rimasti erano soprattutto filosofi e intellettuali, che si difendevano nelle poche accademie filosofiche rimaste attive, ma costrette alla sotterraneità. La definitiva sconfitta delle "religioni demoniache" fu sancita dalla salita al trono di Anastasio nel 491, quando pattuì con le cariche ecclesiastiche una dichiarazione di fedeltà al Cristianesimo.
[modifica] Sotterraneità e modernità
Il Paganesimo non morì mai definitivamente, infatti parecchi elementi vennero assimilati dal Cristianesimo e conservati in seguito nel Cattolicesimo e nel Cristianesimo ortodosso. Meno nel Protestantesimo, dato che questo tendette ad una riforma e ad una ricostruzione radicale della religione cristiana. Gli stessi protestanti compiranno in seguito le persecuzioni volte a sopprimere definitivamente il Paganesimo nordico, conservatosi nelle aree rurali dell'Europa settentrionale. Nell'Est e in Russia si avrà invece la soppressione della religione slava da parte dei cristiani ortodossi. Le religioni pagane vennero portate avanti sotterraneamente solo da società segrete ed iniziatiche, come i Rosa Croce e la Massoneria, o da nuove religioni misteriche nate in particolare durante il Medioevo, quali lo Gnosticismo e l'Ermetismo, una filosofia spesso considerata una vera e propria religione. Questi culti vennero condannati e perseguitati dalla Chiesa, la quale li definiva con il termine stregoneria. I seguaci furono spesso vittime dell'Inquisizione e della caccia alle streghe. Da queste società segrete e religioni sotterranee medievali hanno tratto elementi i culti misterici nati nel XVII e XIX secolo, quali la Stregheria, il Satanismo, il Luciferianesimo, il Setianesimo e la Thelema (questi ultimi quattro maggiormente influenzati dalle dottrine cristiane, in quanto lo stesso riferimento a Satana è un elemento di per se incompatibile con il Paganesimo, il quale non concepiva l'esistenza di una male supremo). Nel corso del XX secolo è invece riemerso il Paganesimo nella sua forma originaria, in quel fenomeno definito Neopaganesimo. Le religioni neopagane si dividono in ricostruzioniste ed eclettiche, le prime volenti proporsi come proseguimento diretto delle antiche tradizioni precristiane; le seconde, come la Wicca, traenti elementi da tradizioni diverse: sia da quelle antiche, sia da quelle medievali, sia dalle tradizioni di fine Diciottesimo e inizio Diciannovesimo secolo. Nel Ventesimo secolo è inoltre nata una filosofia, la New Age, la quale trae molti elementi dalle filosofie pagane tradizionali. La New Age ha influenzato fortemente alcune religioni facenti parte del Neopaganesimo eterodosso (o eclettico), quali la stessa Wicca, il Cristopaganesimo, il Giudeopaganesimo e più di tutte il Gaianesimo. Con la rinascita delle religioni pagane, ma soprattutto il loro proporsi come fenomeno di massa, ha destato nuovamente l'ostilità da parte degli ambienti cristiani, con la conseguente ripresa delle discriminazioni e delle persecuzioni, le quali ovviamente sono oggi più ideologiche e basate sulla disinformazione e il pregiudizio, sebbene non manchino aggressioni fisiche.