San Vincenzo di Saragozza
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
Vincenzo di Saragozza (Huesca?, ? - ?, 22 gennaio 304) fu un vescovo cristiano, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa anglicana.
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[modifica] La vita
Secondo la tradizione più attendibile nacque a Huesca, alle propaggini dei Pirenei, ma anche le città spagnole di Valencia e Saragozza ne rivendicano la nascita. Di nobile famiglia, figlio del console Eutichio e della matrona Enola, Vincenzo ebbe un'educazione pari al suo stato: destinato alle lettere, venne ben presto affidato dal padre a Valerio, vescovo di Saragozza, perché provvedesse alla sua formazione spirituale. Il vescovo lo nominò arcidiacono, considerandolo suo braccio destro ed affidandogli anche il compito di predicare in sua vece.
Intanto Diocleziano scatenava la persecuzione contro i cristiani; gli editti dell'imperatore imponevano la distruzione di edifici, libri e arredi cristiani; i cristiani che ricoprivano cariche pubbliche sarebbero stati esautorati e sottoposti a torture e tutti i sudditi dell'impero prima di compiere una qualsiasi azione pubblica dovevano offrire sacrifici agli dèi.
In questo clima terribile il vescovo Valerio e l'arcidiacono Vincenzo non si sottrassero ai loro doveri continuando a testimoniare la loro fede e Daciano, il prefetto della provincia spagnola nella quale vivevano, ordinò il loro arresto. Condotti a Valencia, dove Daciano teneva il tribunale, furono fustigati, torturati ed infine uccisi.
[modifica] Il culto
[modifica] Inizio del culto
Con l'avvento dell'imperatore Costantino, che si era convertito al cristianesimo, a Valencia veniva eretta una basilica in onore di san Vincenzo e sotto l'altare principale venivano composte le sue reliquie. Tuttavia, in seguito all'invasione dei Mori, i cristiani di Valencia trafugavano il corpo del Martire per metterlo al sicuro in Portogallo, in una chiesetta fatta appositamente costruire in località del promontorio oggi detto Capo San Vincenzo. Finita la guerra contro i Mori, le spoglie furono imbarcate in una nave che fece rotta verso Lisbona.
Narra una leggenda devozionale che durante il viaggio alcuni corvi si posarono sulla prua e sulla poppa di tale nave quasi a voler significare la loro rinnovata protezione al Santo martire che già un giorno avevano salvato dalle fiere. Giunto in città, il corpo venne deposto nella chiesa di San Giusto e Santa Rufina e dopo qualche tempo, il 15 settembre 1173, trasportato solennemente in cattedrale. In ricordo vennero coniate delle monete.
[modifica] Oggi
Protettore in particolare degli orfani, delle vedove e dei poveri, san Vincenzo porta un nome che, da Vincens, è simbolo e un augurio di vittoria. Vincenzo è il vincente, colui che vince il male, qualunque esso sia. San Vincenzo (São Vicente) è patrono di Lisbona. Lo stemma della città raffigura la nave che trasportò i resti mortali di san Vincenzo, dall'Algarve a Lisbona, governata, a poppa e a prua, dai due corvi, che vegliano sulle reliquie del santo.
San Vincenzo è fra i martiri maggiormente conosciuti e venerati nel mondo cattolico e il suo culto, sin dai tempi più remoti, si è tramandato in molti paesi e non solo della Spagna sua patria. A tal proposito Agostino scriveva: "Qual è oggi la contrada, qual è la provincia dove si estendono l'impero romano e il nome di Cristo che non celebri con gioia l'anniversario del martirio di San Vincenzo"? Agostino, dal 410 al 413 ogni 22 gennaio pronunciava, dalla basilica Restituta di Cartagine, discorsi in onore del diacono martire Vincenzo. San Vincenzo si festeggia ancora il 22 gennaio in diverse località dell’Europa, dell’Africa e perfino delle lontane Americhe. In Italia 91 tra parrocchie e chiese venerano il suo nome; sin dal '300 è protettore della città di Vicenza che, secondo una vecchia leggenda, ne porta il nome.
[modifica] Alcune leggende agiografiche
[modifica] Sul martirio
Secondo una leggenda agiografica, il prefetto Daciano tentò invano di piegare la volontà di Valerio e Vincenzo e di fiaccare i loro corpi anzi si meravigliò, quando vennero portati al suo cospetto, di trovarli ancora in buone condizioni fisiche. Daciano si adirò con le guardie, accusate di essere state troppo tenere con i due cristiani, poi cercò di adoperare le armi della persuasione. Queste furono le parole di Vincenzo anche a nome di Valerio:
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Daciano mandò il vescovo in esilio e riversò la sua ira su Vincenzo. Il primo supplizio a lui riservato fu quello del cavalletto: uno strumento di tortura terribile che lussava tutte le ossa del corpo. Vincenzo rimaneva con gli occhi al cielo in preghiera, come se il supplizio non lo riguardasse. Daciano, pensando che la tortura fosse troppo lieve, comandava di arpionare il corpo con uncini di ferro. Vincenzo conservava lo stesso atteggiamento. Anzi cosi parlava rivolgendosi al carnefice:
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II prefetto, con gli occhi fuori dall'orbita per la rabbia, ordinava le ultime atrocità: il martirio a graticola e le lamine infuocate. Vincenzo continuava a sopportare le torture impassibile. Daciano allora decideva di sospendere quel genere di torture. Vincenzo veniva portato in una oscura prigione e disteso sopra cocci di vasi rotti perché gli si rinnovassero le piaghe e i dolori. A quel punto avveniva il miracolo: le catene si spezzavano e i cocci si trasformavano in fiori, mentre uno splendore di luce celestiale illuminava la cupa prigione. Gli angeli scendevano dal cielo per consolare Vincenzo e prepararlo a godere del Paradiso. II carceriere del Santo si convertiva.
Daciano si apprestava all' ultimo tentativo: convincere Vincenzo non più con le torture ma con favori. Lo faceva trasferire su un morbido letto e gli concedeva di ricevere i suoi amici cercando invano di piegarlo con le lusinghe.
[modifica] Sul corpo
Una leggenda miracolistica racconta che dopo la morte Daciano ordinò che il corpo del martire venisse gettato in un campo deserto e dato in pasto alle fiere: Dio però sarebbe intervenuto mandando un corvo a vegliare ed a difendere le spoglie del Santo. Successivamente, il prefetto ordinò che il cadavere fosse rinchiuso in un sacco e gettato in mare, legandovi un grosso sasso in modo da trascinarlo in fretta al fondo. Ma il sasso avrebbe galleggiato e la brezza avrebbe trasportato le sacre spoglie verso una spiaggia dove sarebbero state raccolte in seguito ad una doppia apparizione, ad un cristiano e ad una vedova: lo stesso Santo avrebbe indicato il luogo dove giaceva il suo corpo e dove sarebbero accorrsi i fedeli per dargli onorata sepoltura.
[modifica] Sui miracoli
Numerose sono le leggende devozionali su presunti miracoli attribuiti al santo: Gregorio di Tours narra di come gli abitanti di Saragozza vennero salvati dall'assedio posto da Childeberto re dei Franchi grazie all'intercessione di san Vincenzo, la cui tunica custodivano e veneravano. Fatta la pace lo stesso Childeberto portava a Parigi un'altra reliquia che si venerava a Saragozza: una stola del Santo.
[modifica] Altri progetti
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[modifica] Collegamenti esterni
- Sito del Monastero di Bassano Romano, dove è conservato un dipinto con l'immagine di Vincenzo su di una nave in compagnia di due corvi.
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