Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Modestino, Fiorentino e Flaviano sono venerati come santi dalla Chiesa cattolica, per cui sono i patroni della "Santa Chiesa Avellinese".
Indice |
[modifica] Il rinvenimento delle spoglie dei martiri
Attorno al 1167 il vescovo Guglielmo, nella ricerca di materiale da riutilizzare per la costruzione della cattedrale, nello scavo di una antica colonna rinvenne le spoglie di Modestino e dei compagni martiri. La cronaca riporta che il vescovo il 10 giugno di quell'anno, accompagnato dall'arcidiacono Bernardo, dall'arciprete Guglielmo, dal primicerio Alferio, maggiori dignità del Capitolo dei canonici e da alcuni boni homines, "rinveniva" nel loco Urbinianum, nei pressi del pretorio di Mercogliano, le reliquie di Modestino, Flaviano e Fiorentino, e le collocava nella cripta della Cattedrale.
Narra fra' Scipione Bellabbona che
![]() |
Il vescovo Ruggiero contribuiva ad accrescere la venerazione per Modestino compilando una "leggenda" che rimane la fonte agiografica più antica. Racconta che Modestino, dopo essere stato arrestato e liberato dal carcere nella lontana Antiochia per intervento divino, giunse insieme ai due compagni, il presbitero Fiorentino ed il [diacono]] Flaviano, a Locri in Calabria, dove fu di nuovo incarcerato. Dopo essere stato liberato "miracolosamente" sbarcò a Pozzuoli, raggiunse la Campania, e guidato dall'arcangelo Michele arrivò nel territorio avellinese dove esercitò il suo ministero di evangelizzatore.
Tutti e tre i martiri morirono nella località Pretorio di Mercogliano il 14 febbraio del 311.
[modifica] Il culto
Una pergamena del 1308, conservata nell'archivio della cattedrale di Avellino narra che il vescovo Francesco in quell'anno inviava ad Avignone una delegazione guidata dal cerusico Giovanni Cantalupo, ottenendo il riconoscimento pontificio per il culto di san Modestino con un breve del papa Clemente V che concedeva cento giorni d'indulgenza a quanti
![]() |
«in nativitatis et cenae ressurrectionis D.N.J.C. ac singulis beatae M.V. matris eius nec non apostolorum et martiris praedictorum festivitatibus ecclesiam devote visitaverint annuatim.»
|
[modifica] Le celebrazioni nei secoli
Nel passato in Duomo ogni anno, il 10 giugno, veniva celebrato il sinodo diocesano e in città si svolgeva una grande fiera. Alla vigilia della festa si rievocava la traslazione delle reliquie del patrono con una solenne processione fino alla Chiesa di San Carlo al Largo (sull'area dell'attuale palazzo Sarchiola all'inizio del corso), con i busti dei Santi Modestino, Fiorentino, Flaviano, Gennaro, Lorenzo, Anna, Biagio, Carlo Borromeo, Filippo Neri, Gaetano Thiene, Andrea Avellino e Apollonia. Conclusa la veglia notturna nella stessa chiesa, rallegrata da luminarie e fuochi artificiali, la statua veniva riportata in cattedrale nella cappella di patronato della municipalità adornata di fiori, di luci. Accompagnavano il corteo gli archibugieri, le dodici confraternite religiose con le variopinte mozzette e le sette comunità religiose: conventuali, cappuccini, domenicani, camaldolesi, fatebenefratelli, verginiani ed agostiniani. Ai busti reliquiari facevano corona, oltre al busto argenteo di san Modestino sorretto dalle prime quattro dignità capitolari arcidiacono, arciprete, primicerio maggiore e minore, il vescovo, scortato dai suoi cursori, il governatore, il sindaco e gli eletti fiancheggiati dai mazzieri. Era un tripudio di festa e di colori al centro della vita cittadina era posta l'icona del santo martire che riannodava il presente al passato.