Vincent-Marie Viénot de Vaublanc
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Vincent-Marie Viénot, conte di Vaublanc, nato il 2 marzo 1756 a Fort Dauphin a Santo Domingo, (oggi Fort-Liberté ad Haiti) e morto il 21 agosto 1845 a Parigi, fu un uomo politico, scrittore e artista francese, cattolico e di tendenza realista.
La sua carriera politica lo condusse ad appoggiare successivamente Luigi XVI, Napoleone, il conte d'Artois, futuro Carlo X, e infine Luigi XVIII. Fu proscritto e ricercato quattro volte dai diversi regimi politici, mai arrestato, riuscendo ogni volta a rientrare nelle grazie. In una carriera lunga e movimentata, fu successivamente deputato monarchico sotto la Rivoluzione e durante il Direttorio, proscritto sotto il Terrore, Prefetto di Napoleone, Ministro del'interno di Luigi XVIII e per finire la sua vita politica, deputato ultra-realista. Fu noto per l'eloquenza focosa dei suoi discorsi e la sua riorganizzazione controversa dell'Académie française nel 1816 in qualità di Ministro dell'interno.
Fa parte di quei personaggi secondari che attraversano e segnano questo periodo straordinario della storia di Francia. Uomo d'ordine dal carattere risoluto, sostenitore moderato delle evoluzioni del 1789, finì la sua vita politica sotto la Restaurazione in una posizione di estremista contro-rivoluzionario.
Indice |
[modifica] Una formazione classica da militare sotto l'Ancien Régime
Originario di una famiglia nobile della Borgogna, era il figlio primogenito di Vivant-François Viénot de Vaublanc, ufficiale comandante di Fort Saint-Louis a Fort Dauphin; nacque e crebbe a Santo Domingo dove suo padre era acquartierato. Venne nella Francia metropolitana per la prima volta alll'età di sette anni.
Dopo studi militari al Prytanée national militaire di La Flèche, e all'École militaire di Parigi dal 1770 al 1774, fu ivi decorato con l'ordine di San Lazzaro proprio prima di lasciare la scuola dal conte di Provenza, il futuro Luigi XVIII, gran maestro dell'ordine.
Fu ammesso come sottotenente al Reggimento della Sarre, appartenente al duca di La Rochefoucauld dal 1776 al 1782 e di cui suo zio Charles era tenente colonnello. Fu successivamente di stanza a Metz, a Rouen e a Lille, poi ottenne delle note di servizio per Santo Domingo dove lo chiamavano alcuni affari di famiglia.[1]
Laggiù si sposò con una certa Mademoiselle de Fontenelle e ritornò in Francia nel 1782 con una figlia. Comprò la carica di tenente dei marescialli di Francia per Dammarie-les-Lys vicino a Melun. Nello stesso tempo comprò una casa nella regione. La sua professione indicata all'atto di assumere la funzione era proprietario-coltivatore.
Questo incarico, che consisteva nel conciliare i gentiluomini in caso di litigio, gli permise di farsi conoscere da un certo numero di aristocratici della sua regione. Gli diede anche il tempo di interessarsi all'agricoltura, alle lettere e alle arti.
[modifica] L'entrata in politica sotto la Rivoluzione
[modifica] Le prime funzioni locali con la convocazione degli Stati generali
Sedotto in un primo tempo dalle nuove idee della Rivoluzione francese, si lanciò nella carriera politica: divenne membro della nobilità del baliato di Melun nel 1789. Si fece eleggere segretario di questa Assemblea, sotto la presidenza di M. de Gouy d'Arcy, gran balivo di Melun, e di cui faceva parte anche il celebre marinaio ed esploratore Bougainville. Questa Assemblea era incaricata di redigere un cahier de doléances ("quaderno di lamentele") al re e di nominare un deputato agli Stati generali. Appoggiò la candidatura di Fréteau de Saint Just, eletto deputato della nobiltà per il baliato di Melun e che divenne in seguito membro dell'Assemblea Costituente.[2]
Nel 1790, Vaublanc fu chiamato alle funzione di membro e poi di presidente del consiglio dipartimentale, chiamato anche consiglio generale, di Seine-et-Marne. La sua funzione gli dava il diritto di presidere il direttorio amministrativo di questo dipartimento.[3]
[modifica] Il Braccio di ferro perduto contro i giacobini sotto l’Assemblea legislativa
All’epoca dello scioglimento dell’Assemblea Costituente, furono formati dei collegi elettorali per eleggere dei nuovi deputati. Vaublanc si fece eleggere presidente di quello di Seine et Marne. Il 1° settembre 1791, fu eletto ottavo deputato (su una lista di undici) della Seine-et-Marne all'Assemblée législative, per 273 voti su 345 votanti [4] Egli era uno dei rari aventi già un’esperienza politica, segnatamente sulla questione delle colonie delle Antille, in un’assemblea composta essenzialmente da novizi della politica dal momento che, fedeli al loro giuramento, nessun membro dell’Assemblea costituente si era ripresentato.
[modifica] Un leader del Club dei Foglianti
A partire da questo momento, prese il nome di Viénot-Vaublanc che avrebbe mantenuto sino alla fine del primo Impero.
Fin dal primo giorno di seduta, si fece notare pronunciando un discorso che denunciava le cattive condizioni nelle quali Luigi XVI sarebbe stato ricevuto dall’Assemblea il giorno seguente.[5] [6] Date queste dichiarazioni, fu eletto presidente dal 15 al 28 novembre 1791 da un’assemblea allora in maggioranza realista.[7]
Il 29 novembre, Vaublanc fu incaricato di redigere un messaggio che chiedeva al re di ritirare il veto che aveva emesso contro il decreto dell’Assemblea del 9 novembre, che aveva come scopo di far cessare la massiccia emigrazione (incoraggiata in particolare dai preti e dai nobili) minacciando i principi tedeschi di rappresaglie se avessero continuato a servire da rifugio all’esercito dei principi (il Conte d'Artois, e il Principe di Condé). L'Assemblea fu talmente soddisfatta del lavoro di Vaublanc che, con una deroga formale alle sue consuetudini, gli chiese, alla testa di una deputazione di 24 membri, di andare a leggere lui stesso il suo messaggio al re in persona. [8] Luigi XVI rispose che avrebbe preso nella più grande considerazione il messaggio dell’Assemblea e, alcuni giorni più tardi, le annunciò di persona le sue risoluzioni a questo riguardo.
In questa occasione Vaublanc si fece un nome indicando all’Assemblea "che il re si era inchinato per primo e che egli non aveva fatto che rendergli il saluto".[9] L’aneddoto è rivelatore del ribaltamento del rapporto di forza costituzionale: il potere legislativo, incarnato dall’assemblea legislativa, ha chiaramente preso l’ascendente sul potere esecutivo incarnato da Luigi XVI, che non è altro che il "re dei Francesi".
Vaublanc si schierò dalla parte dei monarchici costituzionali e s’iscrisse al Club dei Foglianti come 263 altri dei suoi colleghi (sur 745 deputati). Egli ne divenne uno dei capi nell’Assemblea con Jacques Claude Beugnot, Mathieu Dumas o ancora François Jaucourt poiché i loro principali dirigenti, come Barnave o Lameth, non vi sedevano più. Si oppose vivamente ai governi rivoluzionari facendosi notare per la sua lealtà al re, la sua opposizione alle misure repressive concernenti i preti refrattari, alle leggi votate che confiscavano i beni degli emigrati e infine denunciando i massacri di Avignone.[10] Le discussioni se radicalizzarono. La folla che assisteva ai dibattiti gli gridava spesso, così come a certi suoi colleghi come Charles de Lacretelle: "Alla lanterna!".[11] Nicolas de Condorcet, suo collega dell'Assemblea legislativa nel 1791 che non lo apprezzava molto, disse di lui: "Esistono in ogni assemblea di questi oratori rumorosi dalla testa vuota, che producono un grande effetto con delle scempiaggini ridondanti".[12] Brissot, uno dei capi dei girondini all'Assemblea legislativa, lo soprannominò: il "capo dei bicameristi".[13]