Zalmoxis
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Zalmoxis (greco: Ζάλμοξις, anche conosciuto come Salmoxis, Σάλμοξις, Zamolxis, Ζάμοξλις, o Samolxis Σάμοξλις) era un semi-mitico riformatore sociale e religioso, considerato l'unico vero Dio dalla tribù trace dei Daci (conosciuti anche tra i greci come Geti). Secondo Erodoto (IV. 95 sq.), i Geti, che credevano nell'immortalità dell'anima, consideravano la morte semplicemente come andare da Zalmoxis, sapendo che sarebbero diventati immortali.
[modifica] Etimologia
Diverse etimologie sono state date al nome, ma ancora nessuna è stata unanimemente accettata. Diogene Laerzio (III secolo - IV secolo) affermava che Zalmoxis significa "pelle di orso". Nella sua Vita Pythagorae, Porfirio (III secolo) dice che zalmon è la parola in lingua trace per "nascosto". Esichio (V secolo) ritiene zemelen una parola in lingua frigia che significa "schiavo straniero".
La corretta ortografia del nome è ancora incerta. I manoscritti dell' Historiae di Erodoto ne hanno tutti quattro diverse: Zalmoxis, Salmoxis, Zamolxis, Samolxis, con una preponderanza di Salmoxis. Più tardi gli autori mostrarono una chiara preferenza per Zalmoxis. Esichio cita Erodoto, usando Zalmoxis.
La variante -m-l- è favorita da coloro che intendono derivare il nome da una presunta parola trace che significa "terra", zamol (in russo è zemlya). Sono anche state fatte comparse con il nome di Zemelo, il dio frigio della terra, e il dio lituano Zjameluks.
Comunque, la variante -m-l- potrebbe essere anche la forma più antica, come indicato dai manoscritti di Erodoto. La forma -l-m è sicuramente daco-trace, come in Zalmodegikos, il nome di un re dei Geti; come notato prima, Porfirio registra che esiste una parola trace, zalmon, che significa 'nascosto'.
[modifica] L'uomo
Erodoto conobbe i racconti dei greci del Ponto, secondo cui Zalmoxis era veramente un uomo, subito uno schiavo (o discepolo) di Pitagora, che gli insegnò le "scienze dei cieli" a Samo. Zalmoxis fu liberato, e gli vennero affidati molti beni, così ritornò al suo paese e istruì il suo popolo, i Geti, dell'immortalità dell'anima. Anche Zenone scrive che Zalmoxis fu uno schiavo di Pitagora.
A un certo punto, Zalmoxis viaggiò in Egitto, dove portò mistiche conoscenze riguardo all'immortalità dell'anima, insegnando alla gente che dopo la morte sarebbero passati in un luogo dove avrebbero goduto di tutte le possibili benedizioni per l'eternità.
Per Zalmoxis venne quindi costruita una camera sotterranea (secondo altri era una cava naturale) sulla montagna sacra di Kogainon, dove si ritirò per tre anni (in altri resoconti avrebbe vissuto nell'Ade per questi tre anni). La cava si trova nelle montagne Bucegi in Romania, e viene chiamata la Cava Ialomicioara. Dopo la sua scomparsa, la sua gente lo considerò morto, e lo compianse, ma dopo tre anni, si mostrò ancora una volta ai Geti, che così vennero convinti dei suoi insegnamenti; un episodio che alcuni considerano una resurrezione (pertanto si può vedere come una divinità vita-morte-rinascita, come Tammuz o Gesù).
Erodoto, che non ha fiducia nell'esistenza di Zalmoxis, argomenta che in ogni caso Zalmoxis dovrebbe aver vissuto molto prima di Pitagora.
Platone dice nel dialogo Charmides che Zalmoxis era anche un grande medico che guariva i corpi e le menti con un approccio olistico. Non solo il corpo come era credenza dei Greci.
[modifica] Il dio
Dopo la morte di Zalmoxis, il suo culto diede vita ad una religione enoteistica. Durante il regno di Burebista, il suo tradizionale anno di nascita, 713 a.C. venne considerato il primo anno del calendario dacio.
Aristotele equipara Zalmoxis ad Okhon dei fenici ed Atlas dei libici.
È possibile che Zalmoxis sia Sabatio, il trace Dioniso, o Zeus. Mnasea di Patara lo identifica con Crono. In Platone è menzionato come abile nell'arte degli incantesimi.
Il suo regno come dio non è molto chiaro, in quanto alcuni lo considerano un dio del cielo, un dio della morte o dei Misteri.