Acropoli di Alatri
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L'Acropoli di Alatri, detta anche Civita, è una vasta area sopraelevata posta nel cuore del centro storico di Alatri, sulla cima del colle su cui sorge la città, a 502 m s.l.m.. È di notevole interesse per le sue mura in opera poligonale.
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[modifica] Descrizione
Le mura sono costituite da diversi strati di megaliti polimorfici, provenienti dalla stessa collina e fatti combaciare perfettamente ad incastro senza l'ausilio di calce o cementi (opera poligonale); con il loro perimetro descrivono un'area trapezoidale di 19.000 mq. Raggiungono la massima elevazione nel Pizzale, cioè l'angolo sud-orientale: rastremato verso l'alto, è costituito da quindici grandi blocchi sovrapposti; la pietra angolare di base presenta un bassorilievo che è stato interpretato come un globo solare, probabile omaggio al Sole che sorge da questo lato.
La storicizzazione della costruzione delle mura è controversa: alcuni studiosi le collocano al VI secolo a.C., altri ben quattro secoli prima; attualmente si propende per una datazione al IV-III secolo a.C.[1].
Una vista dall'alto del complesso ha portato a supporre che tale fortificazione sia una straordinaria opera di archeoastronomia, in quanto il suo perimetro ripercorrerebbe quello disegnato nel cielo dalla costellazione dei Gemelli al solstizio d'estate. È verosimile in realtà che il particolare perimetro della cinta muraria sia un adattamento alla naturale conformazione del colle. La supposta orientazione archeoastronomica delle mura è stata funzionale per dimostrare, in quanto assetto riscontrabile in molte città dell'antica Grecia e dell'Asia Minore, la tesi di un'origine mediorientale della città.
La portata e l'ottima conservazione del recinto murario suscitarono grande ammirazione nello scrittore tedesco Ferdinand Gregorovius. L'area dell'Acropoli era stata restaurata nel 1843, soltanto pochi anni prima della visita dello scrittore: i cittadini di Alatri, in occasione della visita di papa Gregorio XVI lavorarono per dieci giorni consecutivi per ripulire le mura e costruire un accesso alla parte superiore della città antica, realizzando la strada che ne percorre il perimetro, che in onore del papa fu chiamata Via Gregoriana.
L'Acropoli presenta due porte d'ingresso. Le due porte hanno un'importante proprietà matematica: il rapporto altezza/base è coincidente, con buona approssimazione, alla sezione aurea.
Nel medioevo l'Acropoli divenne parte del centro abitato: al suo interno sono conservate le rovine di tale insediamento, distrutto nel 1326 a seguito della cacciata di Francesco de Ceccano, che vi si era insediato occupandola. Su di essa sorgono attualmente la Cattedrale dedicata a san Paolo e il vescovado.
[modifica] Porta Maggiore
La Porta Maggiore o Porta dell'Aeropago, sita sul lato meridionale delle mura, è alta 4,5 metri e larga 2,68 e presenta un architrave monolitico di sorprendenti dimensioni (4,0x5,13x1,3 m, peso stimato in 27 tonnellate), secondo in Europa soltanto alla Porta dei Leoni di Micene. Fu costruita contestualmente alle mura come accesso alla città. Era chiusa da un cancello o da travi, come testimoniano i fori ancora presenti nell'architrave, e immette in una galleria a dolmen lunga quasi 11 metri.
A lato della porta si trova una cisterna, scoperta durante recenti lavori che hanno interessato via Gregoriana, che si ritiene sia la stessa nominata nell'epigrafe del censore Lucio Betilieno Varo tra le opere da lui fatte realizzare nel II secolo a.C..
Nei pressi della Porta sono tre nicchie, la cui funzione sarebbe stata quella di contenere le statue degli dèi protettori della città.
[modifica] Porta Minore
La Porta Minore o Porta dei Falli, collocata sul lato settentrionale è molto più piccola (m 2,12x1,16) ed immette in un angusto corridoio ascendente, perfettamente conservato, coperto con monoliti in progressivo aggetto: un sistema di copertura che trova riscontro solo nell'interno della piramide di Menfi.
Il nome di Porta dei Falli è legato alle incisioni che sovrastano la porta stessa: tre falli, ormai deteriorati dal tempo, che stanno a simboleggiare la fertilità. Nell'antichità, infatti, si ritiene che tale passaggio sia servito per i riti pagani, e il simbolo, comune ai tempi degli antichi romani, era di buon augurio per chiunque percorresse la scalinata della porta senza mai fermarsi. In alto a sinistra è possibile notare alcune iscrizioni in lingua osca.
[modifica] Portico di Betilieno
Lungo il pendio che si sviluppa al di sotto del lato settentrionale dell'Acropoli si trovano i resti di un portico che venne fatto realizzare dal censore Lucio Betilieno Varo nella seconda metà del II secolo a.C. per collegare l'acropoli al foro cittadino (dove attualmente è Piazza Santa Maria Maggiore).
Dell'opera, originariamente costituita da una lunga struttura colonnata templiforme, restano, limitatamente all'ultimo tratto, che correva addossato al muro settentrionale dell'area sacra, parte dello stilobate con il sistema di canalizzazione delle acque piovane, e le basi di alcune colonne. Il percorso terminava in corrispondenza della rampa che tuttora costituisce il più agevole accesso all'acropoli.
[modifica] Galleria fotografica
[modifica] Voci correlate
[modifica] Fonti
- ↑ Filippo Coarelli, Guida archeologica del Lazio, Laterza.