Bellum Iugurthinum
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Il Bellum Iugurthinum è la seconda delle due monografie storiche composte da Gaio Sallustio Crispo, e tratta, come dice il titolo, la guerra combattuta dai romani contro il sovrano numida Giugurta.
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[modifica] Caratteristiche
L'argomento della seconda monografia sallustiana, composta presumibilmente intorno al 40 a.C., è la logorante guerra che, tra il 111 ed il 105, Roma combatté in Africa contro il re di Numidia Giugurta e che si concluse con la vittoria romana. Non si trattò in questo caso di una guerra voluta dalla rapacità (dall' avaritia per usare un termine sallustiano) della nobilitas: infatti il senato non aveva realmente alcun interesse e non avrebbe tratto grandi giovamenti a combattere sul fronte africano, lasciando invece il fianco scoperto sul fronte settentrionale, cosa tutt'altro che sicura, dato che sarebbe stato aperto all'invasione di Cimbri e Teutoni che andava preparandosi proprio in quegli anni. Piuttosto, i ceti più interessati alla campagna africana erano gli equites (i cavalieri), sostenitori di una politica di sfruttamento delle risorse disponibili nel bacino del Mediterraneo, i ricchi mercatores (mercanti) italici (dalle cui fila provenivano i negotiatores massacrati nel 112 a.C. da Giugurta, Bellum Iugurthinum 26,3), la plebe romana ed italica che intravedeva la possibilità, con la conquista, di distribuire le terre africane secondo l' usus (la prassi) istituito dieci anni prima da Gaio Gracco, quando a Cartagine era stata fondata la prima colonia romana d'oltremare.
In un quadro del genere è comprensibile come, dopo anni di guerriglia inconcludente, il «problema Giugurta» fosse destinato ad essere liquidato da un rappresentante delle forze interessate alla conquista, l' homo novus Gaio Mario, e non da generali aristocratici, che Sallustio inevitabilmente (ed ovviamente) accusa di corruzione, incapacità e superbia.
[modifica] Le differenze del Bellum Iugurthium rispetto al De Catilinae coniuratione
Rispetto alla prima monografia sallustiana, il Bellum Iugurthinum appare nettamente più variegato: il motivo principale è il cambiamento delle coordinate spaziotemporali. A differenza del De Catilinae coniuratione -in cui la congiura durava circa un anno e mezzo, con gli eventi principali localizzati tra il novembre del 63 ed il gennaio del 62 a.C., e si svolgevano a Roma e nell'Etruria, quindi in un'area abbastanza limitata e vicina-, nel Bellum Iugurthinum il teatro delle vicende cambia spesso,con passaggi tra Roma e l'Africa, e la logorante guerra che scaturisce dura per ben 7 anni, dal 111 al 105 a.C.. Anche il sistema dei personaggi è più complesso: ai romani Scipione, Metello, Scauro, Bestia; Mario, Silla si contrappongono i numidi Micipsa, Aderbale, Giugurta, Bocco e ad ogni modo la narrazione risulta più mossa e ricca poiché i personaggi principali presentano un'indole ambigua, sfaccettata e perfino mutevole.
Anche se diluita in un testo più lungo (114 capitoli), la tecnica narrativa si mantiene la stessa del Bellum Catilinae. Infatti dopo il proemio, il ritratto del protagonista e gli antefatti («archeologia») che lo collegano con la storia di Roma, lo storico comincia a narrare gli eventi intervallandoli con digressioni e discorsi che segnano pause di riflessione ed offrono l'occasione per sfoggi di retorica e giudizi storici particolarmente pregnanti.
È stato notato da molti come nel Bellum Iugurthinum siano assenti gli elementi di descrizione etnografica, essenziali per una opera storiografica che si rispetti. La digressione geografica presente nei capitoli dal 17 al 19 è assai deludente per uno storico che, pur essendo stato governatore della provincia d'Africa, sembra attingere a fonti scritte piuttosto che all'osservazione personale; ugualmente il ritratto di Giugurta ha tratti barbarici per quel che riguarda l'educazione ed i comportamenti giovanili (Bellum Iugurthinum,6), ma questa sfumatura sembra più che altro esser presa in prestito dalla tradizione (vedi ad esempio l'educazione di Ciro nella Κυροπαιδεὶα [pron:Kyropaidèia,Ciropedìa] di Senofonte) che non un fatto reale.
capp. 1-4 | proemio | Incipit |
cap. 5 | motivazione della scelta dell'argomento | |
capp. 6-16 | avvenimenti dal 120 al 117 a.C. | ritratto di Giugurta |
capp. 17-19 | 1° excursus | trattazione sulla geografia della Numidia, trascurando però la descrizione etnografica del popolo numida |
capp 20-40 | avvenimenti dal 116 al 110 a.C | |
capp. 41-42 | 2° excursus | età dei Gracchi |
capp. 43-77 | avvenimenti dal 109 al 108 a.C. | |
capp. 78-79 | 3° excursus | ulteriore trattazione geografica |
capp 80-114 | avvenimenti dal 107 al 104 a.C. |
In sostanza manca nell'opera qualsiasi interesse che non sia necessariamente legato all'ossessiva ricerca delle cause del declino (e della fine di lì a poco) della res publica romana, ed il trasferimento di questa indagine nella politica estera non cambia nulla nella prospettiva dello storico. La conseguenza è che quando lo storico cerca di individuare le cause dell'espansionismo di Roma si comporta allo stesso modo e non fa altro che ritornare ancora una volta, in un'analisi piuttosto deludente, alle cause morali che muovono la politica interna: l' avarita (avidità di denaro) e la lubido imperitandi (brama di potere) (così si ricava dal discorso di Giugurta a Bocco, Bellum Iugurthinum,cap.81)
Si genera in questo modo una curiosa distorsione, per cui la rapacità e la sete di potere che spingono ad ingrandire lo stato ne segnano anche la dissoluzione nelle ambizioni personali e nelle lotte civili: è un paradosso che rivela quanto sia, nella sostanza, inefficace l'ottica moralista di Sallustio per comprendere le vere ragioni dell'espansione romana nel Mediterraneo, ovviamente non di natura morale.
[modifica] Differenze tra Catilina e Giugurta e le cause della corruzione della nobiltà romana
Il personaggio di Catilina può essere visto come un monstrum, in quanto assomma in se diverse caratteristiche, anche tra loro completamente opposte, che lo rendono uno dei personaggi più enigmatici, assieme al re numida Giugurta. Ma mentre il personaggio di Catilina nel corso del De Catilinae coniuratione tutto sommato non subisce sostanziali mutamentidi carattere psichico, cioè nasce come personaggio dall'indole corrotta e malvagia e così resta sino alla fine, il personaggio di Giugurta subisce dei grossissimi mutamenti di carattere; infatti nasce come un giovane ragazzo, erede al trono numida, dall'animo sano e pieno di buoni principi, ma nel corso del Bellum Iugurthinum muta radicalmente, "inquinato" dall'influsso negativo che su di lui ebbe la nobilitas romana, allora profondamente corrotta, rendendolo di carattere pravus. Entrambi i personaggi sono il frutto della malvagità della classe senatoria, da cui provengono (Catilina) o sono stati fortemente condizionati (Giugurta); questo «marciumen interno» dal punto di vista sociale e morale ha le sue radici nel 146 a.C., anno del crollo di Cartagine per mano romana. Infatti la sconfitta di Cartagine ha posto fine al cosiddetto metus hostilis (timore per il nemico), ovvero il timore che i romani avevano per i nemici cartaginesi e che li spingeva a stare compatti ed appianava le controversie interne; essendo venuto a mancare questo potente "collante", si sono acuiti i sentimenti di ambitio ed avaritia dell'oligarchia senatoria e soprattutto le ostilità presenti tra le varie factiones, sfociate nelle sanguinarie guerre civili del primo secolo a.C.. Si ha infatti un passaggio da lotte tra hostes (nemici stranieri, barbari) a lotte tra adversarii ( rivali politici, lotta tra fazioni), scatenando ondate di violenza interna senza precedenti, che decretarono la fine inevitabile di tutto quell'insieme di istituzioni che costituiva la res publica romana.
[modifica] Voci correlate
- De Catilinae coniuratione
- Gaio Sallustio Crispo
- Guerre contro Giugurta
- Giugurta
- Numidia
- Gaio Mario
- Lucio Cornelio Silla
- Letteratura latina
[modifica] Altri progetti
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