Calliroe (mitologia)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il modello materno di Calliroe nella mitologia greca
Calliroe è una delle Oceanine, madre di Gerione il mostro a tre teste battuto da Ercole in una delle sue dodici fatiche. Il personaggio femminile emerge fra le eroine della mitologia greca perché fornisce un modello di maternità che trova seguito nella tradizione poetica greca a partire dalla poesia arcaica fino alle testimonianze di epoca ellenistica. Nella Gerioneide di Stesicoro il frammento S 13, per quanto esiguo, restituisce il ritratto di una madre disperata che implora Gerione di non battersi con Eracle, ma il figlio non la ascolta e incontrerà il destino di morte, cfr. Stesich. S 15 P.Oxy. 2617 frr. 4 +5 vv. 14-9.
. . .
ep. . . . .io infelice e madre di
maledetti e in modo maledetto soffrendo,
ti supplico Gerione,
se ti ho mai offerto il mio seno
. .. . vv. 6-7 . . . .
per la cara ... rallegra(to?)
(di gioie)
<=====>
str. . . . peplo
. .. . ascolta
. .. . vv. 12-3 . .. .
In questo frammento il discorso pronunciato da Calliroe rappresenta con molta verosimiglianza l’affetto viscerale della madre per il figlio, esemplificato anche dal lamento di Danae in Sim. fr. 543 PMG, sebbene in contesto diverso e rivolto ad un figlio ancora in fasce. Calliroe si configura come un modello femminile che tenta di impedire il corso del destino, così come Andromaca nel VI libro dell'Iliade, che implora appassionatamente il marito di non scendere in battaglia e di non lasciare il figlio orfano; oppure la Giocasta di Stesicoro che suggerisce ai figli Eteocle e Polinice un modo per evitare lo scontro fratricida (cfr. Stesich. fr. 222 b Davies). Infine si ha l'esempio di Ecuba: Omero nel canto XXIV dell’Iliade si dilunga a descrivere il dialogo fra i due vecchi genitori di Hektor incentrata sulla decisione di dar seguito o meno alle indicazioni della dea Iris su come formulare la richiesta da porre a Achille per il riscatto del corpo del figlio. Significativa è la posizione espressa della donna a fronte delle intenzioni dichiarate dallo sposo e l’invito che gli porge di pregare le divinità perché lo sostengano nell’impresa, infatti la donna cerca di dissuadere il consorte per evitare di perdere anche questo affetto dopo i numerosi figli morti in campo di battaglia, Ecuba però è impotente di fronte alla determinazione di Priamos e deve accettarne la decisione (cfr. Hom. Il. 24. 209, 289, 296-9). Si noti come la figura femminile abbia comunque la funzione di mediatrice diplomatica in una situazione di alta tensione drammatica: più volte Ecuba rammenta al marito che la vicende umane sono sempre strettamente vincolate alla Moira e al rispetto del volere divino: cfr. Hom. Il. 209-10; 290-5. Fin qui le testimonianze di epoca arcaica e classica, per quel che concerne la letteratura ellenistica, è utile segnalare il personaggio di Astyoche cui è possibile attribuire il discorso conservato dal P.Oxy. 214 (fr.ep.adesp.3 Powell): anche in questo caso è rappresentata una madre che conosce la difficile situazione del figlio e chiede che lo scontro si risolva in un accordo di pace, non in un bagno di sangue come lo scontro fra Argivi e Misi lungo le rive del Kaikos (vv. 10-16).