Carmen Arvale
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Con il nome di Carmen Arvale ci si riferisce a quanto è giunto fino a noi del canto liturgico tradizionale degli Arvali ( Fratres Arvales ), un antico collegio sacerdotale romano.
I sacerdoti Arvali si dedicavano al culto della dea Dea Dia (in tempi più recenti identificata con Cerere) e celebravano sacrifici in suo onore perché continuasse ad assicurare la fertilità dei campi (in latino arvum).
Gli Arvali erano dodici ed erano scelti tra i membri delle famiglie patrizie. Durante l'epoca imperiale l'imperatore faceva sempre parte anche del collegio dei sacerdoti Arvali. Gli Arvali mantenevano la loro carica a vita, anche se nel frattempo fossero caduti in disgrazia o fossero stati esiliati. Le celebrazioni più importanti a cui si dedicavano, gli Ambarvalia, si svolgevano nel corso del mese di maggio in un bosco consacrato alla dea Dea Dia.
I loro antichi registri riportano il testo del loro inno sacro, il Carmen Arvale, che rappresenta un interessante esempio di latino arcaico. Questo il testo:
- enos Lases iuvate
- enos Lases iuvate
- enos Lases iuvate
- neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
- neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
- neve lue rue Marmar sins incurrere in pleoris
- satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
- satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
- satur fu, fere Mars, limen sali, sta berber
- semunis alterni advocapit conctos
- semunis alterni advocapit conctos
- semunis alterni advocapit conctos
- enos Marmor iuvato
- enos Marmor iuvato
- enos Marmor iuvato
- triumpe triumpe triumpe triumpe triumpe
Il significato di alcuni passaggi del testo resta oscuro, ma in generale sembra che si invochi l'aiuto di Marte e dei Lari, supplicando Marte di non consentire che nei campi si formino profondi solchi (inaridendo) e chiedendogli di sentirsi sazio, di ballare e di radunare le seminatrici sacre.
Il Carmen Arvale è stato in tempi moderni ripreso e riportato in auge da Gerald Gardner, che lo ha inserito tra i canti rituali della religione Wicca.
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