Egisto Corradi
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
![]() |
|
Egisto Corradi (Parma, 1914 – Milano, 1990) è stato un giornalista, scrittore e militare italiano.
Come inviato speciale del Corriere della Sera è stato corrispondente di guerra e acuto osservatore della realtà nelle principali zone del mondo interessate da eventi bellici. Amava dire che il vero giornalismo è quello che si pratica con la suola delle scarpe[2].
È stato anche sottotenente degli alpini, premiato con medaglia d'argento al Valor militare. Reduce dalla campagna di Grecia, quale componente della Brigata Alpina Julia - insieme alla Cuneense e alla Tridentina parte dell'ARMIR che costituiva il Corpo di Spedizione Italiano in Russia - partecipò durante la seconda guerra mondiale alla campagna di Russia e alla Battaglia di Stalingrado.
Guardate mura di una città atomica |
Egisto Corradi è stato un acuto osservatore della realtà del suo tempo e la sua prosa ha costituito materiale di studio per numerosi giornalisti. Ecco come descriveva, in un articolo sul Corriere della Sera del 1952, il moltiplicarsi di sanatori nella zona di Sondalo, in Valtellina[3]: |
Narrò nel saggio storico autobiografico La ritirata di Russia (pubblicato da Longanesi nel 1964, quindi una ventina di anni dopo lo svolgersi degli eventi) il ritiro dei soldati italiani nel gennaio 1943 dalla gelida steppa sovietica[4] nel disperato tentativo di uscire dalla sacca in cui l'esercito di Stalin li aveva rinchiusi.
Indice |
[modifica] Biografia
Nato in una famiglia di origini contadine, laureatosi in economia e commercio dopo aver conseguito il diploma da ragioniere, si avvicinò ancora giovanissimo al giornalismo, come correttore di bozze alla Gazzetta di Parma (lo stesso giornale per cui lavorò anche Giovanni Guareschi), di cui divenne redattore capo all'indomani del 25 aprile 1945.
Nell'immediato dopoguerra passò al Corriere della Sera, testata per la quale svolse a lungo attività di inviato: fu uno dei pochi testimoni oculari della rivoluzione ungherese del 1956 ("Dalle 15 di oggi non si transita più sulla strada Nichelsdorf-Budapest. Un certo numero di carri armati sovietici ha preso oggi posizione sulla strada Virana-Budapest, una decina di chilometri dentro il territorio ungherese e ha bloccato le comunicazioni che da qualche giorno si erano stabilite fra Ungheria e Occidente...", scriverà per il suo giornale il 2 novembre di quell'anno [5]) e descrisse gli eventi che negli anni successivi sconvolsero il Congo, il Vietnam[6] e, nel 1968, l'allora Cecoslovacchia attraversata dalla primavera di Praga, fino agli ultimi reportage dall'Afghanistan al fianco di un'altra grande inviata speciale, Oriana Fallaci.
Non gli riuscì tuttavia, nel 1964, di entrare - assieme ad un nutrito gruppo di inviati - nell'allora Unione Sovietica per sviluppare un'inchiesta sul PCUS[7].
Un'inchiesta operaia |
Egisto Corradi fu autore[8] di una curiosa inchiesta che gli era stata commissionata, a fine anni quaranta, dal Corriere d'Informazione, giornale del pomeriggio milanese dello stesso gruppo editoriale del Corsera, riguardante l'immigrazione clandestina di manovalanza operaia in Francia, prevalentemente dal meridione d'Italia, susseguente a restrizioni imposte dal governo centrale di Parigi. La barba incolta, vestito con abiti di seconda mano acquistati su una bancarella, e privo del tesserino dell'Ordine dei Giornalisti (la carta di identità era stata adeguatamente contraffatta con la scritta operaio al posto di quella di giornalista), l'ancora giovane cronista Corradi salì su un treno di terza classe che da Aosta lo avrebbe trasportato, mescolato ad altri operai alla ricerca di compiacenti passeur nella cittadina valdostana di Prè-Saint-Didier, dalla quale avrebbe sviluppato la sua inchiesta. |
Nel 1954 era a Trieste e per il Corsera scriveva[9]:
![]() |
In Italia fu testimone anche di altri grandi eventi, come il disastro del Vajont[10] e il terremoto del Belice, un disastro che segnò profondamente l'Italia degli anni sessanta e del quale restituì puntuali resoconti centrati sullo stato di assoluta precarietà in cui si svolsero i soccorsi nei giorni successivi il verificarsi del sisma.
Insieme ad altri autori ha condotto inchieste su città italiane sedi di stabilimenti Italsider, ricche di informazioni sulla loro urbanistica ed architettura, raccolte nel volume Le città del ferro[11] (Genova, Sigla Effe, 1966). Nel 1974 lasciò il Corriere per seguire Indro Montanelli nella fondazione de Il Giornale Nuovo.
A Corradi - la cui attività è stata oggetto di tesi di laurea[12] - sono stati assegnati diversi premi giornalistici[13] per la sua lunga ed intensa carriera e al suo nome è stato intitolato un ulteriore premio.
La sua città natale, Parma, gli ha dedicato una via[14].
[modifica] Note
- ↑ Fonte: Oggi7.info
- ↑ cit.
- ↑ Fonte: Geofilosofia.it
- ↑ Approfondimento: .Pdf Sovizzonline.it
- ↑ Fonte: Radio.rai.it
- ↑ Citato in: "Viet-Nam: l’altra faccia della medaglia"
- ↑ Fonte: Geocities.com/melograni
- ↑ Fonte: .Pdf Amnesty.piemontevda.it - L'orda, di Gian Antonio Stella
- ↑ Fonte: Otimaster.com
- ↑ Fonte: .Pdf Vajont.org
- ↑ Fonte: Ilab.org
- ↑ Fonte: Unimib.it
- ↑ Fra gli altri: Premio S.Ilario 1988, Premio Estense - Riconoscimento Gianni Granzotto 1989, Premio Saint Vincent di giornalismo 1965 e 1976 e Premio Max David alla memoria
- ↑ Fonte: Parmanews.it
[modifica] Bibliografia
- Egisto Corradi. La ritirata di Russia. Milano, Longanesi, 1965.
- Eugenio Marcucci. Giornalisti grandi firme - L'età del mito. Catanzaro, Rubbettino Editore, 2005. ISBN 8849810717