Falò delle vanità
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Il più famoso falò delle vanità avvenne il 7 febbraio del 1497 quando in seguito alla cacciata dei Medici i seguaci del frate domenicano Girolamo Savonarola sequestrarono e bruciarono publicamente migliaia di oggetti nella città di Firenze in Italia, nella festa di martedì grasso.
L'obiettivo di questa furia distruttiva era l'eliminazione di qualsiasi oggetto considerato potenzialmente peccaminoso, oppure inducente allo sviluppo della vanità, includendo articoli voluttuari come specchi, cosmetici, vestiti lussuosi, ed anche strumenti musicali. Altri bersagli includevano libri "immorali", manoscritti contenenti canzoni "secolari" o "profane", e dipinti. Tra i vari oggetti distrutti in questa campagna vi furono alcuni dipinti originali che trattavano temi della mitologia classica, eseguito da Sandro Botticelli, che egli stesso provvide ad abbandonare sul rogo.
Comunque, questi falò non vennero inventati da Savoranola, ma erano un naturale e comune seguito ad i sermoni pubblici all'aperto tenuti da San Bernardino da Siena nella prima metà del secolo.
[modifica] Influenza nella letteratura e nel cinema
- Il romanzo di Tom Wolfe, Il falò delle vanità (The Bonfire of the Vanities), venne pubblicato negli Stati Uniti nel 1987, è ambientato nella New York degli anni 80, ma non costituisce affatto una rivisitazione dell'evento storico, giocando più che altro sulla fallacia delle umane certezze e, appunto, vanità.
- L'evento gioca un ruolo nel libro di Ian Caldwell e Dustin Thomason The Rule of Four. Nel romanzo costituisce la motivazione per la stesura dell'opera Hypnerotomachia Poliphili.
Storia | Portale Storia | Categoria:Storia |
Preistoria | Storia antica | Storia medievale | Storia moderna | Storia contemporanea | Storia militare |
Aiutaci partecipando al Progetto Storia e ampliando uno stub di storia! Scrivi alla Taberna Historiae |