Giovanni Segantini
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Giovanni Segantini (Arco, 15 gennaio 1858 – monte Schafberg, Pontresina, 28 settembre 1899) è stato un pittore italiano.
[modifica] Biografia
Nato in una famiglia in condizioni economiche precarie (i Segatini: fu poi lo stesso pittore a modificare il proprio cognome), alla morte della madre nel 1865 viene mandato dal padre a Milano, in custodia presso la figlia di primo letto Irene. Privato di un ambito familiare vero e proprio, Segantini vive una giovinezza chiusa e solitaria, spesso vagabonda, tanto che nel 1870 è rinchiuso nel riformatorio “Marchiondi”, dal quale tenta di fuggire nel 1871 e vi rimane poi fino al 1873. Segantini viene quindi affidato al fratellastro Napoleone, che ha bisogno di un garzone per il suo laboratorio fotografico a Borgo Valsugana; vi rimane fino al 1874, sviluppando così una prima idea artistica propria, tanto che al ritorno a Milano si iscrive ai corsi serali dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che frequenta per quasi tre anni.
A Milano riesce a vivere grazie ad un lavoro presso la bottega di Luigi Tettamanzi, artigiano decoratore, e insegnando disegno all’istituto “Marchiondi”. Tale piccolo sostegno economico gli consente di frequentare, dal 1878 al 1879, i corsi regolari dell’Accademia di Belle Arti di Brera, seguendo le lezioni di Giuseppe Bertini, affinando il proprio bagaglio di conoscenze e di esperienza e stringendo le prime amicizie negli ambienti artistici cittadini, in primis con Emilio Longoni. Comincia a dipingere, con evidenti influssi dati dal verismo lombardo, ma già nel 1879, durante l’esposizione nazionale di Brera, viene notato dalla critica e ottiene i primi riconoscimenti: tra chi ne lo sostiene c'è Vittore Grubicy, con il quale instaura un rapporto di lavoro e di amicizia che durerà per lungo tempo.
L’anno dopo conosce anche Bice Bugatti, la donna che ne sarà compagna per tutta la vita; si trasferisce in Brianza, a Pusiano, e lavora grazie al sostegno economico di Grubicy, collaborando strettamente con Emilio Longoni: in questi anni la sua arte tenta di distaccarsi dalle impostazioni accademiche giovanili, ricercando una forma espressiva più personale e originale. Nel 1883 Segantini si vincola in modo definitivo al sostegno di Grubicy, con il quale sottoscrive un apposito contratto.
Nel 1886 lascia l’Italia per trasferirsi a Savognin, nel cantone Grigioni; nel corso della propria evoluzione artistica prende ad avvicinarsi al movimento divisionista, prima con semplici sperimentazioni e col tempo in maniera sempre più netta e totale. Nel frattempo Grubicy compie per lui una fortunata attività promozionale che ne accresce la fama in patria e all’estero, tanto che nel 1889 viene presentato all’Italian Exhibition di Londra; diventa così anche un apprezzato e ricercato collaboratore di riviste d’arte. Nel corso dello stesso anno comincia a integrare la propria caratterizzazione artistica divisionista con marcati accenni di simbolismo, soprattutto attraverso l’uso di allegorie basate su modelli nordici.
Nel 1894 lascia Savognin e si trasferisce in Engadina, a Maloja, anche seguendo un desiderio di più profonda meditazione personale e di riscoperta del proprio misticismo: il piccolo villaggio di Maloja gli consente una vita alquanto solitaria, e la possente presenza del maestoso e incontaminato paesaggio alpino intorno si rispecchia inevitabilmente nelle opere del periodo. Da Maloja si sposta solo nel più freddo periodo invernale, durante il quale soggiorna in albergo a Soglio, in Val Bregaglia, con radi viaggi anche a Milano. Formula un grandioso e ambizioso progetto, la realizzazione del padiglione dell’Engadina per l’Esposizione Universale di Parigi del 1900: una costruzione rotonda del diametro di 70 metri le cui pareti avrebbero dovuto ospitare una gigantesca raffigurazione pittorica del panorama engadinese, lunga 220 metri; nonostante il suo profondo impegno nell’opera, tuttavia, la stessa viene ridotta per i costi troppo elevati e la conseguente mancanza di fondi (viene a mancare anche il promesso supporto finanziario degli albergatori engadinesi, tra i primi committenti dell’opera) e si trasforma nel Trittico della Natura (o delle Alpi), la sua opera più celebre: il trittico pittorico viene però rifiutato, ritenuto non in sintonia con l’immagine turistica che i committenti intendevano trasmettere a Parigi, e finisce per essere esposto nel padiglione italiano.
Muore a soli 41 anni sullo Schafberg, il monte che domina Pontresina, il 28 settembre del 1899, colto mentre sta dipingendo da un letale attacco di peritonite.
[modifica] Opere maggiori
- Natura morta con Santa Cecilia, tempera su carta incollata su cartoncino, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna;
- Il Coro di Sant’Antonio, 1879, olio su tela,
- Autoritratto all’età di venti anni, 1879-1880, olio su tela, Arco, Municipio;
- Ave Maria a trasbordo (I versione), 1882, olio su tela,
- Zampognari in Brianza, 1883-1885, olio su tela, Tokyo, National Museum of Western Art;
- Studio per “A messa prima”, 1885, olio su cartoncino incollato su legno, Euerbach, Collezione Georg Schaefer;
- Alla stanga, 1886, olio su tela, Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna;
- Gioia del Colore, 1886, olio su tela,
- Ave Maria a trasbordo (II versione), 1886, olio su tela, San Gallo, Fondazione Otto Fischbacher;
- La portatrice d’acqua, 1886-1887, olio su tela, Wandenswil
- La Raccolta del fieno, 1889-1898, olio su tela, St. Moritz, Museo Segantini;
- Le due madri, 1889, olio su tela, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna;
- Alpe di maggio, 1891, olio su tela, Lugo di Vicenza,
- Mezzogiorno sulle Alpi, 1891, olio su tela, San Gallo, Fondazione Otto Fischbacher;
- L'amore alla fonte della vita, 1896, olio su tela, Milano, Civica Galleria d’Arte Moderna;
- L’angelo della vita, 1896, matita dura su carta, St. Moritz, Museo Segantini;
- Le cattive madri, 1896-1897, graffito su cartone, Zurigo, Kunsthaus;
- La propaganda, 1897, gesso nero e bianco su carta, St. Moritz, Museo Segantini;
- Trittico delle Alpi, 1894-1899 (parzialmente incompiuto), olio su tela, St. Moritz, Museo Segantini.
[modifica] Giovanni Segantini e l’Engadina
Il nome e la fama di Giovanni Segantini si sono legati indissolubilmente all’Engadina, non solo perché la valle svizzera lo ospitò nei suoi ultimi anni e più volte il pittore ne ritrasse i panorami alpini nelle sue opere, ma anche perché in Engadina si sono conservati i più importanti segni della presenza e dell’arte di Segantini, visitabili dal pubblico.
A Maloja, il villaggio alpino che lo ospitò dal 1894 fino alla morte, i luoghi che il pittore frequentava, verso i quali passeggiava e nei quali traeva l’ispirazione per le sue opere sono oggi uniti da un percorso commemorativo in 12 tappe, il Segantini Weg: percorrendolo (è una semplice escursione di circa 2 ore) si può visitare il cosiddetto Atelier, riproduzione in legno e in scala ridotta di quello che doveva essere il padiglione engadinese all’Esposizione Universale di Parigi del 1900, nonché il piccolo cimitero nel quale il pittore venne sepolto.
St. Moritz, la capitale dell’Engadina, ospita invece il Segantini Museum, a tutt’oggi la più grande raccolta di opere del pittore italiano. Venne creato per dare una degna collocazione al grandioso Trittico delle Alpi, al quale poi vennero aggiunte altre opere e molti disegni preparatori; progettato dall’architetto Nicholaus Hartmann, fu inaugurato nel 1909. In occasione del centenario della morte di Segantini, il museo è stato ristrutturato e ampliato, sia negli ambienti espositivi che nella collezione: custodisce 55 tele e opere su carta, insieme a molti disegni e bozzetti a matita, pastello e carboncino. Nel percorso espositivo è documentata l’intera evoluzione artistica di Segantini: tra le altre opere esposte, al periodo pre-divisionista risalgono le tele La vacca nella stalla del 1882, La benedizione delle pecore del 1884 e La tosatura delle pecore del 1886-1887; l’adesione al divisionismo è documentata da Il capriolo morto del 1892 e La raccolta del fieno del 1889-1898; il momento centrale della visita è naturalmente offerto dalla grande sala sormontata dalla cupola centrale del museo che ospita il Trittico delle Alpi, insieme all’intera sequenza dei bozzetti preparativi.
Sullo Schafberg, il monte sopra Pontresina ove Segantini morì e dal quale si domina l'intera alta Engadina, è stato dedicato al pittore un rifugio alpino, la Chamanna Segantini.
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