Guido Nozzoli
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Guido Nozzoli (Rimini 1918-2000) fu un giornalista ed uno scrittore italiano.
Ha affrontato nei suoi scritti temi di cronaca e di attualità come l'Italia del dopoguerra (il caso Giuliano, gli operai modenesi uccisi dalla Celere nel 1950, l'alluvione del Polesine), l'Africa post-coloniale in Algeria, Congo, Uganda, il conflitto vietnamita.
Narratore ironico della vita della provincia degli anni trenta (nel volume collettivo "La mia Rimini", 1967), compose biografie di personaggi come Amilcare Cipriani e Giovanni Pascoli (su «l'Unità», 1954), e dei Ras del regime (Feltrinelli, 1972).
Per le corrispondenze sul Vajont, in cui aveva riportato voci su una presunta mancanza di sicurezza della diga del Monte Toc, fu querelato, ma al processo lo stesso Pubblico ministero ne chiese l'assoluzione.
Nella professione proseguì il lavoro politico intrapreso durante la Resistenza e dopo la Liberazione.
Arrestato a Bologna all'inizio del 1943 durante il servizio militare, per attività sovversiva mediante distribuzione di volantini intitolati «Non credere, non obbedire, non combattere», partecipò poi alla Resistenza come comandante partigiano «responsabile diretto» nella zona di Rimini. Riuscì a salvare la Repubblica di San Marino dal bombardamento a tappeto previsto dagli Alleati, a cui aveva riferito (sono sue parole) «del disfacimento delle difese tedesche e sulla drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie», oltre centomila italiani.
Avvenuta la liberazione di Rimini (21 settembre 1944), operò per evitare che ci fossero vendette. Eletto consigliere comunale del Pci nel 1946, per le elezioni politiche del 1948 svolse intensa attività oratoria. Al termine d'un acceso contraddittorio, padre Samoggia sconfitto nel confronto dialettico gli scaricò addosso anatemi e maledizioni.
Nel frattempo aveva iniziato la sua attività di giornalista al «Progresso d'Italia», da dove passò come inviato a «l'Unità» (edizione di Milano) ed infine a «Il Giorno». Dopo l'attentato di piazza Fontana (12 dicembre 1969) diede vita con Marco Nozza e Morando Morandini al «Bollettino di controinformazione democratica».
[modifica] Lodi
- Enzo Biagi ebbe a definirlo «l'unico dei nostri che capì come andavano a finire le storie del Vietnam».
- Sergio Zavoli ne disse: «Guido ha interpretato la militanza politica e l'appartenenza partitica con una idealità mai faziosa, dogmatica; fu anzi protagonista di risolute “eresie” in nome dell'intelligenza della Storia e delle ragioni umane, sapendo vivere il suo “scandalo” senza compiacimenti o malizie, ma con la più disarmata e disarmante limpidezza». E soprattutto, «mai indulgendo all'abiura, semmai incline al più trasparente e polemico dei distacchi».
- Per Stefano Servadei, esponente del vecchio socialismo romagnolo, Nozzoli fu «una grande “coscienza civile” con al servizio una grande capacità di comunicazione. Per lui la “verità” veniva prima della “rivoluzione”».
- I colleghi del «Premiolino» Bagutta, della cui giuria Nozzoli aveva fatto parte sin dalla fondazione, lo ricordarono nel 2001 come «grande giornalista e raro esempio di rigore e generosità romagnola».
- Marco Nozza (1926-1999) nel suo volume postumo Il pistarolo edito nel 2006 da Il Saggiatore di Milano, ricorda (p. 355) che Nozzoli fu «l'anima» del BCD, bollettino di controinformazione, pubblicato a Milano da un gruppo di giornalisti democratici dopo la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969.
- Igor Man su Specchio. La Stampa (n. 552, 17.2.2007) ha scritto che Nozzoli è stato uno dei pochissimi inviati a non lavorare «in branco, col risultato della omologazione dei testi».