I Malavoglia
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I Malavoglia è il titolo del romanzo più conosciuto dello scrittore Giovanni Verga, che lo dette alle stampe nel 1881. Quest'opera va inserita nel Ciclo dei vinti, insieme a Mastro-don Gesualdo ed a La Duchessa di Leira, L'Onorevole Scipioni e L'uomo di lusso, opere che affrontano il problema del progresso. La Duchessa di Leira rimane solo abbozzato, mentre gli ultimi due romanzi previsti del Ciclo non verranno neppure iniziati.
Racconta la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese della Sicilia situato nei pressi di Catania.
Il romanzo ha un aspetto corale e rappresenta i personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi da antiche rivalità.
Lo scrittore adotta la tecnica dell'impersonalità, riproducendo alcune caratteristiche del dialetto e adattandosi quanto più possibile al punto di vista dei differenti personaggi, rinunciando così alla abituale mediazione del narratore.
Indice |
[modifica] Trama
Giovanni Verga narra di una famiglia (fam.Toscano) di pescatori di Aci Trezza, in Sicilia.
Quando 'Ntoni, il maggiore dei nipoti, parte per la leva militare padron ‘Ntoni, il nonno, tenta un affare: compra una grossa partita di lupini da zio Crocifisso, li carica sulla barca e li affida al figlio Bastianazzo perché li vada a vendere a Riposto. La barca naufraga, Bastianazzo annega, i lupini sono perduti e a Padron 'Ntoni rimane il debito della merce perduta.
Successivamente Luca, uno dei nipoti, muore nella battaglia di Lissa (1866). Il debito dei lupini causa la perdita della "casa del nespolo" e impedisce le nozze della nipote, la Mena.
Un nuovo naufragio della "Provvidenza" porta Padron 'Ntoni ad un passo dalla morte, dalla quale, fortunatamente, riesce a scampare. In seguito Maruzza, la nuora, muore di colera.
Il primogenito 'Ntoni che, da quando ha fatto il servizio militare sul "continente" non si rassegna alla miseria dei pescatori, decide di andare via dal paese per far ricchezze, ma, una volta tornato ancora più impoverito, si dà al contrabbando e finisce in galera dopo aver ferito un doganiere. Padron 'Ntoni, ormai vecchio, muore senza riuscire a rivedere la sua vecchia casa.
Lia, la sorella minore, vittima delle malelingue, lascia il paese e si abbandona all'umiliante mestiere della prostituta. Mena sceglie di rinunciare a sposarsi con compare Alfio, di cui è innamorata, e rimarrà in casa ad accudire i figli di Alessi e della moglie Nunziata, il minore dei fratelli che, continuando a fare il pescatore, ricostruirà la famiglia e potrà ricomprare la "casa del nespolo".
Quando 'Ntoni, uscito di prigione, torna al paese, si rende conto di non poter restare a causa del suo passato di detenuto.
[modifica] L'opera
Tutta la storia si svolge alla fine del 1800 ad Aci Trezza, piccolo paese della Sicilia, all'indomani dell'Unità d'Italia. Gli estemi cronologici della vicenda sono tra il 1863/65 e il 1875.
[modifica] L'ambiente
L'ambientazione è molto importante per il continuo della vicenda: infatti, come anche in "Fontamara" di Silone, quello che fa da sfondo al racconto è un paese con attività agricole o marittime di scarsa entità, volte alla sopravvivenza più che all'arricchimento dei privati che le praticano.
[modifica] I personaggi
I personaggi, a causa della loro condizione, sono dunque imprigionati in una fascia economica da cui è impossibile uscire: è la politica chiusa di tutto il Sud Italia di quel lasso di tempo.
Il mondo a Trezza non cambia e non cambierà nonostante le vicende dei Malavoglia, e a testimonianza di questo aspetto Giovanni Verga applica uno stile ripetitivo nella parte finale del racconto per creare l'idea di reiterazione nella mente del lettore.
Giovanni Verga si prefigge di insegnarci che il progresso travolge le classi più umili, ancora legate ai valori arcaici; così soccombono perdendo le antiche usanze e senza riuscire comunque ad adeguarsi alla società moderna.
Qualora insorga nell'animo il desiderio di miglioramento delle condizioni economiche, rappresentato nel romanzo dall'affare dei lupini, allora diventa impossibile la realizzazione poiché interviene il destino avverso: l'uomo lo sopporta e non si ribella. (Questo concetto è espresso dalla teoria dell'ostrica, la quale afferma che se si tenta di turbare un equilibrio economico e sociale, il tentativo è destinato a fallire, come l'ostrica che finché è attaccata allo scoglio vive, come viene staccata/si stacca muore.)
Ogni personaggio viene chiamato con un nomignolo attribuitogli dal popolo, e la famiglia stessa, la famiglia Toscano, veniva chiamata dai concittadini i Malavoglia. Verga usa così una serie di antifrasi. Attraverso tale tecnica il soprannome attribuito a ciascun personaggio indica una caratteristica opposta a quella reale del personaggio. Ad esempio i Malavoglia sono così chiamati paradossalmente per la loro volontà e la loro voglia di lavorare per poter sanare i loro debiti.
[modifica] La visione pessimistica
Nel romanzo vi è una sorta di visione pessimistica della vita da parte dell'autore: egli sottolinea il fatto che le disgrazie debbano essere subite passivamente e vengano una dopo l'altra per affondare le sorti di una famiglia intera.
Quella in questione è una famiglia di tipo patriarcale con due capisaldi: padron ‘Ntoni e l'imbarcazione "La Provvidenza".
Il primo è il senex, il galantuomo, custode della saggezza; si ricordino, a tal proposito, i tantissimi proverbi sciorinati in ogni momento. É possibile ipotizzare che l'autore, attraverso queste manifestazioni della cultura del popolo, esprima il proprio giudizio e le proprie opinioni: egli comunica con il lettore attraverso i detti e le sentenze.
La seconda, la barca, è la fonte di guadagno, simbolo della vita: in essa sono racchiuse le speranze di una buona pesca, un guadagno, un futuro prospero; persino il nome è, di per sé, emblema di un'umile speranza.
[modifica] I temi principali
[modifica] La famiglia
Giovanni Verga torna più e più volte su un tema preciso: quello dell'attaccamento alla famiglia, al focolare domestico, alla casa; è facile comprendere, quindi, i sentimenti di amarezza e dolore di chi è costretto a vendere la propria abitazione per pagare i debiti di un affare sfortunato, come nel caso dei Malavoglia.
[modifica] La roba
L'attaccamento alla roba, poi, è il motivo portante dell'intero romanzo; dove per roba s’intende tutto il complesso degli oggetti, siano essi costruzioni, appezzamenti, mezzi di trasporto, animali, necessari per vivere. Ecco quindi, dimostrata l'impossibilità di staccarsi dal proprio ambiente.
[modifica] Lo stile
Circa lo stile di Giovanni Verga occorre ricordare la notevole frequenza dei dialoghi e l'uso di un periodare leggibile, sciolto. Il discorso diretto e quello indiretto spesso si mescolano e l'autore si impossessa così ancor più direttamente del linguaggio diretto, schietto e colorito degli umili personaggi.In questa narrazione si può capire come l'attacamento alla propria città paragoni ogni persona ad un'ostrica che se lascia il proprio scoglio "la propria casa" è destinato a morire.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Altri progetti
Wikisource contiene il testo completo di I Malavoglia
[modifica] Collegamenti esterni
- Testo de "I Malavoglia"
- I Malavoglia, riduzione radiofonica di Radio 3 Rai (Il Terzo Anello - Ad alta voce): 22 puntate, formato .ram
- Testo e approfondimenti su "I Malavoglia" di Giovanni Verga (sito IMalavoglia)
- Concordanze e frequenze lessicali dell'opera
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