Ich bin ein Berliner
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Frase pronunciata dal presidente degli Stati Uniti d'America John F. Kennedy in visita alla città di Berlino il giorno 26 giugno 1963. La traduzione della frase è: io sono un berlinese, anche se in effetti la versione tedesca corretta sarebbe ich bin Berliner.
La frase venne pronunciata con l'intento di comunicare alla città e alla Germania stessa una sorta di vicinanza e amicizia riguardo a problemi come il muro e lo scontro ideologico con l'Unione Sovietica che in quel momento riempivano il panorama storico.
"Ich bin ein Berliner" ("Io sono un berlinese") è una famosa citazione del 26 giugno 1963 del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy a Berlino Ovest. Stava sottolineando l'appoggio degli Stati Uniti alla Germania Ovest democratica dopo che l'Unione Sovietica sostenne lo Stato comunista della Germania Est nella costruzione del muro di Berlino come barriera agli spostamenti tra Est e Ovest.
Il discorso è considerato uno dei migliori di Kennedy, e un momento celebre della guerra fredda. Fu un grande incoraggiamento morale per gli abitanti di Berlino ovest, che vivevano in una enclave all'interno della Germania Est da cui temevano una invasione. Parlando dal balcone del Rathaus Schöneberg (Municipio del quartiere di Schöneberg, allora sede dell'amministrazione comunale dell'intera Berlino Ovest), Kennedy disse:
![]() |
«Duemila anni fa l'orgoglio più grande era poter dire civis romanus sum (sono un cittadino Romano). Oggi, nel mondo libero, l'orgoglio più grande è dire 'Ich bin ein Berliner.' Tutti gli uomini liberi, dovunque essi vivano, sono cittadini di Berlino, e quindi, come uomo libero, sono orgoglioso delle parole 'Ich bin ein Berliner!'»
|
L'idea della frase venne in mente a Kennedy all'ultimo momento, così come di dirla in tedesco. Kennedy chiese al suo interprete Robert H. Lochner di tradurgli "Io sono un berlinese" solo mentre stava già salendo le scale del Rathaus (City Hall). Con l'aiuto di Lochner, Kennedy si allenò con la frase nell'ufficio del futuro sindaco Willy Brandt e si tenne in mano un foglietto con la pronuncia. Secondo Lochner, il consigliere di Kennedy Bundy McGeorge disse che il discorso era andato "un po' troppo oltre", e i due corressero il testo in una versione più morbida da ripetere il giorno stesso nel discorso alla Freie Universität di Berlino.[1]
Il messaggio di sfida era diretto sia ai sovietici che agli abitanti di Berlino, ed era una chiara dichiarazione della politica statunitense in risposta alla costruzione del muro di Berlino. Tuttavia Kennedy fu criticato per aver fatto un discorso che riconosceva lo status quo di Berlino nella realtà in cui era. Ufficialmente lo status di Berlino in quel momento era di occupazione comune delle quattro potenze alleate, ciascuna con un proprio territorio di competenza. Fino a quel momento gli Stati Uniti avevano affermato che quello era lo status, benché la situazione attuale fosse di gran lunga differente. Il discorso di Kennedy segnò il momento in cui gli Stati Uniti riconobbero ufficialmente che Berlino Est faceva parte del blocco sovietico insieme al resto della Germania Est. I critici dissero che Kennedy aveva rinunciato ad alti obiettivi ed aveva ceduto alla pressione sovietica, che doveva avere ideali più alti e che i sovietici non avevano la forza di cambiare la situazione solo con le ruspe e i fucili.
Ci sono dei luoghi commemorativi a Berlino, come la scuola Tedesca-Americana 'John F. Kennedy', e l'Istituto 'John F. Kennedy' per gli studi sul Nord America alla Freie Universität di Berlino.
Indice |
[modifica] Il discorso completo
Il brano spesso citato è estratto dal seguente discorso:
![]() «[...] I am proud to come to this city as the guest of your distinguished Mayor, who has symbolized throughout the world the fighting spirit of West Berlin. And I am proud -- And I am proud to visit the Federal Republic with your distinguished Chancellor who for so many years has committed Germany to democracy and freedom and progress, and to come here in the company of my fellow American, General Clay, who --who has been in this city during its great moments of crisis and will come again if ever needed..
Two thousand years ago -- Two thousand years ago, the proudest boast was "civis Romanus sum." Today, in the world of freedom, the proudest boast is "Ich bin ein Berliner." (I appreciate my interpreter translating my German.) There are many people in the world who really don't understand, or say they don't, what is the great issue between the free world and the Communist world. Let them come to Berlin. There are some who say -- There are some who say that communism is the wave of the future. Let them come to Berlin. And there are some who say, in Europe and elsewhere, we can work with the Communists. Let them come to Berlin. And there are even a few who say that it is true that communism is an evil system, but it permits us to make economic progress. Lass' sie nach Berlin kommen. Let them come to Berlin. Freedom has many difficulties and democracy is not perfect. But we have never had to put a wall up to keep our people in -- to prevent them from leaving us. I want to say on behalf of my countrymen who live many miles away on the other side of the Atlantic, who are far distant from you, that they take the greatest pride, that they have been able to share with you, even from a distance, the story of the last 18 years. I know of no town, no city, that has been besieged for 18 years that still lives with the vitality and the force, and the hope, and the determination of the city of West Berlin. While the wall is the most obvious and vivid demonstration of the failures of the Communist system -- for all the world to see -- we take no satisfaction in it; for it is, as your Mayor has said, an offense not only against history but an offense against humanity, separating families, dividing husbands and wives and brothers and sisters, and dividing a people who wish to be joined together. What is -- What is true of this city is true of Germany: Real, lasting peace in Europe can never be assured as long as one German out of four is denied the elementary right of free men, and that is to make a free choice. In 18 years of peace and good faith, this generation of Germans has earned the right to be free, including the right to unite their families and their nation in lasting peace, with good will to all people. You live in a defended island of freedom, but your life is part of the main. So let me ask you, as I close, to lift your eyes beyond the dangers of today, to the hopes of tomorrow, beyond the freedom merely of this city of Berlin, or your country of Germany, to the advance of freedom everywhere, beyond the wall to the day of peace with justice, beyond yourselves and ourselves to all mankind. Freedom is indivisible, and when one man is enslaved, all are not free. When all are free, then we look -- can look forward to that day when this city will be joined as one and this country and this great Continent of Europe in a peaceful and hopeful globe. When that day finally comes, as it will, the people of West Berlin can take sober satisfaction in the fact that they were in the front lines for almost two decades. All -- All free men, wherever they may live, are citizens of Berlin. And, therefore, as a free man, I take pride in the words "Ich bin ein Berliner." [...]» |
![]() «[...] Sono orgoglioso di venire in questa città ospite del vostro onorevole sindaco, che ha simboleggiato per il mondo lo spirito combattivo di Berlino Ovest. E sono orgoglioso -- sono orgoglioso di visitare la Repubblica Federale con il vostro onorevole Cancelliere che da così tanti anni guida la Germania nella democrazia, nella libertà e nel progresso, e di essere quì in compagnia del mio concittadino americano Generale Clay che -- che è stato in questa città durante i suoi momenti di crisi, e vi tornerà ancora, se ce ne sarà bisogno.
Duemila anni fa -- Duemila anni fa, il più grande orgoglio era dire "civis Romanus sum." Oggi, nel mondo libero, il più grande orgoglio è dire "Ich bin ein Berliner." (Apprezzo l'interprete che traduce il mio tedesco) Ci sono molte persone al mondo che non capiscono, o che dicono di non capire, quale sia la grande differenza tra il mondo libero e il mondo comunista Che vengano a Berlino
Ogni -- Ogni uomo libero, ovunque viva, è cittadino di Berlino. E, dunque, come uomo libero, sono orgoglioso di dire "Ich bin ein Berliner". » |
- ↑ Robert Lochner. Teaching JFK German. CNN.com. URL consultato il 2006-09-24 .
[modifica] Galleria di immagini
L'autografo di Kennedy nel libro delle presenze di Berlino. |
[modifica] La situazione
![]() |
Per approfondire, vedi la voce Storia di Berlino. |
La capitale della Germania, Berlino, era profondamente all'interno dell'area controllata dall'armata sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale. Inizialmente divisa in quattro settori controllati dagli Stati Uniti, dalla Francia, dal Regno Unito e dall'URSS, la tensione della guerra fredda aumentò fino al punto in cui i sovietici instaurarono il Blocco di Berlino, a cui gli alleati occidentali risposero con un drammatico ponte aereo.
In seguito, i settori controllati dalla NATO diventarono effettivamente una enclave della Germania Ovest, completamente circondata dalla Germania Est. Dal 1952, il confine tra Est e Ovest era chiuso dovunque eccetto che a Berlino. Centinaia di migliaia di cittadini abbandonarono la Germania Est per la Germania Ovest attraverso Berlino Ovest, indebolendo la Germania dell'Est di forza lavoro e minacciando un collasso economico.
Nel 1961 la Germania Est governata da Walter Ulbricht fece erigere un barriera di filo spinato intorno a Berlino Ovest. Ufficialmente era chiamata la antifaschistischer Schutzwall (barriera protettiva antifascista), e le autorià della Germania Est sostenevano che era per impedire che agenti e spie della Germania Ovest (da loro considerato uno stato fascista) venissero nell'Est. Tuttavia era universalmente conosciuto come il muro di Berlino e l'opinione più diffusa era che il suo scopo principale fosse di impedire che cittadini della Germania Est scappassero verso Ovest. Nel giro di alcuni mesi il muro fu ricostruito in cemento, e molte costruzioni furono demolite per creare una "zona della morte" vigilata a vista da guardie della Germania Est armate di mitragliatrici. Nel 1962 il primo tentativo di fuga terminò con la morte di Peter Fechter.
L'Occidente, inclusi gli Stati Uniti, fu accusato di non aver risposto con forza alla costruzione del muro. Il 25 luglio1961, con la disfatta della Baia dei porci ancora viva nei ricordi, il Presidente Kennedy insisté che che l'America avrebbe difeso Berlino Ovest, ricordando la Dichiarazione di Potsdam, ma chiarendo che non era possibile sfidare la presnza Sovietica in Germania.
[modifica] La leggenda metropolitana del Krapfen
Una leggenda metropolitana afferma che Kennedy fece un errore grammaticale imbarazzante dicendo "Ich bin ein Berliner" anziché "Ich bin Berliner", dichiarandosi quindi non un cittadino di Berlino, bensì un krapfen:
![]() |
«Kennedy avrebbe dovuto dire "Ich bin Berliner" per intendere "Io sono una persona di Berlino". Con l'aggiunta dell'articolo indeterminativo un, la sua dichiarazione implicò che lui fosse un berlinese inanimato, cioè "Io sono un krapfen". A questa frase seguì una forte risata.»
|
La leggenda deriva dal fatto che, in alcune parti della Germania, Berliner designa in effetti dei "bomboloni" del tutto simili a quelli che in Germania meridionale e Austria vengono chiamati "Krapfen".
La leggenda può essere confutata per diversi motivi:
- Pur esistendo a Berlino un dolce del genere krapfen, in città e nelle regioni circostanti quest'ultimo è conosciuto solo col nome di Pfannkuchen. Il nome "Berliner" è diffuso in alcune zone della Germania settentrionale, in cui il nome originario Berliner Pfannkuchen (Pfannkuchen di Berlino) è stato accorciato in Berliner. Tuttavia negli anni sessanta il termine Berliner inteso come dolce sarebbe suonato strano alle orecchie dei berlinesi.
- Non c'è alcun errore grammaticale nell'affermazione di Kennedy; l'articolo indeterminativo non ne cambia il significato. In tedesco per esprimere la provenienza è anzi più comune dire "Ich bin ein Brandenburger" (io sono un brandeburghese), piuttosto che "Ich bin Brandenburger" (io sono brandeburghese), pur essendo ambedue le forme corrette. L'articolo "ein" può essere usato come enfasi: implica "proprio uno tra molti". Poiché Kennedy sottolineò "ein", secondo il linguista Jürgen Eichhoff [1] è "non solo corretto, ma l'unico e solo modo corretto di esprimere in tedesco quello che il Presidente voleva dire".
La leggenda è comunque nota principalmente nel mondo anglosassone ed abbastanza sconosciuta in Germania, dove il discorso di Kennedy è considerato una pietra miliare nella storia post-bellica.