Mare Arabico
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Col termine Mare Arabico, nell'antichità s'identificò quello che viene definito Oceano Indiano. Navigato dalle popolazioni rivierasche - ivi compresi i Persiani fin dall'età achemenide e le popolazioni arabiche meridionali (che sfruttavano dalle coste dell'Oman il regime monsonico dei venti) - il Mare Arabico fu solcato anche dalle navi greche che in un'occasione fortuita, provocata da un'inattesa protratta tempesta, approdarono sulle coste della lontana Serendippo (l'attuale Sri Lanka).
Anche i Romani lo percorsero, mettendo in fruttuoso collegamento le loro basi egiziane con le ricche regioni del sub-continente indiano. Portarono così sui mercati mediterranee la seta, gli ottimi acciai indiani, il suo argento e le sue pietre preziose, portando animali selvatiche che, oltre a destare grande curiosità, furono usati abbondantemente nelle venationes nel circo.
Esplorato sommariamente fin dall'età alessandrina ed ellenistica, le conoscenze profonde del Mare Arabico rimasero però appannaggio delle popolazioni che su di esso si affacciavano e sull'arte di navigarlo una serie di ottimi trattati fu elaborata dal grande navigatore yemenita Aḥmad b. Mājid Muḥammad al-Saˁdī al-Jaddī al-Najdī che aiutò tra l'altro Vasco da Gama a tracciare le sue rotte in direzione dell'India dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza.