Pietro Fumel
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Pietro Fumel (Ivrea, provincia di Torino 1 gennaio 1801 - Roma 17 maggio 1866) è stato un militare italiano.
Patriota ardente, compì studi militari e nel 1848-1849 col grado di tenente d'artiglieria prese parte alla Prima guerra d'indipendenza, in cui si schierò con le truppe del re Carlo Alberto di Savoia. Dopo una rapida carriera che lo portò ai vertici dell'esercito sabaudo, nel 1859 organizzò la difesa armata di Ivrea in previsione di un attacco austriaco. L'anno seguente fu nominato maggiore della Milizia Mobile della città e venne inviato a Bologna, dopo appoggiò la popolazione che si ribellava allo Stato Pontificio ed organizzò il plebiscito che sancì l'unione dell'Emilia Romagna con il Regno di Sardegna.
Ma l'episodio che consegnò Fumel alla storia fu la repressione, durissima e severa, che egli attuò nei confronti del brigantaggio dal 1861 al 1865: inviato con poteri eccezionali in Calabria, egli distrusse le bande di Palma, Schipani, Ferrigno, Morrone, Franzese, Rosacozza, Molinari, Bellusci e Pinnolo. Secondo lo storico Antonio De Leo, egli fu responsabile anche dell'omicidio di cento contadini inermi. In ogni caso, Fumel usò i metodi della tortura e del terrore, seminando panico tra la gente, anche quella che non si era ribellata.
L'episodio più raccapricciante si verificò a Cirò il 12 febbraio del 1862. È proprio un bando scritto dallo stesso Fumel che fa comprendere cone piglio egli affrontò il problema meridionale: "Io sottoscritto, avendo avuto la missione di distruggere il brigantaggio, prometto una ricompensa di cento lire per ogni brigante, vivo o morto, che mi sarà portato. Questa ricompensa sarà data ad ogni brigante che ucciderà un suo camerata; gli sarà inoltre risparmiata la vita. Coloro che in onta degli ordini, dessero rifugio o qualunque altro mezzo di sussistenza o di aiuto ai briganti, o vedendoli o conoscendo il luogo ove si trovano nascosti, non ne informassero le truppe e la civile e militare autorità, verranno immediatamente fucilati. Tutte le capanne di campagna che non sono abitate dovranno essere, nello spazio di tre giorni, scoperchiate e i loro ingressi murati. È proibito di trasportare pane o altra specie di provvigione oltre le abitazioni dei Comuni, e chiunque disubbidirà a questo ordine sarà considerato come complice dei briganti".
L'eco di questo proclama arrivò anche a Londra, dove lords Bail Cochrane affermò che «Un proclama più infame non aveva mai disonorato i peggiori dì del regno del terrore in Francia». Anche Nino Bixio, così come molti altri comandanti dell'esercito, presero le distanze da alcune decisioni di Fumel; tuttavia il re Vittorio Emanuele II di Savoia difese il suo operato al punto da nominarlo colonnello e decorarlo con la medaglia d'argento al valor militare.
Terminata la rivolta brigantista Fumel soggiornò a Roma nella speranza di essere nominato senatore a vita dal sovrano sabaudo, ma tuttavia morì prima che il suo desiderio divenisse realtà.
