Punto e virgola
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Il punto e virgola è un segno di interpunzione della lingua italiana, formato graficamente da un punto e da una virgola sistemati l'uno sull'altro; nella lettura, esso corrisponde ad una pausa di valore intermedio tra quella lunga del punto fermo e quella molto breve della virgola.
[modifica] Utilizzo
Il punto e virgola indica la fine del concetto, espresso nella frase al cui termine esso si trova, che si ricollega alla più grande idea di cui tratta l'intero periodo; esso non indica perciò né la fine dell'idea generale (come farebbe il punto), né la continuazione del concetto minore (il ruolo della virgola), ma qualcosa di intermedio tra queste due funzioni. Questo segno di punteggiatura risulta perciò utile soltanto in periodi lunghi e complessi, ricchi di ramificazioni difficili da controllare.
Un secondo frequente utilizzo del punto e virgola consiste poi nel porlo alla fine di tutti i vari elementi di un elenco puntato, al posto di un punto fermo che bloccherebbe la fluidità della lettura.
[modifica] La storia del punto e virgola
L'utilizzo del punto e virgola iniziò attorno ai primi del Cinquecento per opera del celebre stampatore italiano Aldo Manuzio, che si fregiò, inoltre, anche dell'invenzione del carattere corsivo. In seguito da Velletri, vero e proprio "suolo natio" di questo segno di punteggiatura, egli espanse il suo utilizzo fino alla curia romana, dove, per volere dello stesso papa Pio IV, il figlio di Aldo Manuzio aprì una stamperia.
Sempre poco adoperato, il punto e virgola è quanto mai minimamente utilizzato ai giorni nostri: le ultime generazioni, sempre colte dal ritmo frenetico dettato dalla città, comunicano solo tramite frasi brevi e concise, prive di subordinate e coordinate difficili da gestire; ciò ha portato alla quasi completa estinzione di questo segno di interpunzione d'origine tutta italiana, che sopravvive soltanto nei testi antichi e in quelli di più alto livello culturale.